Allarme degli economisti per Italia e Spagna: sono i Paesi che riceveranno più soldi dal Recovery Fund, ma anche i peggiori per la spesa dei fondi europei.
Dopo che sono stati superati gli scontri e i veti a Bruxelles sull’approvazione del Recovery Fund, diversi economisti hanno lanciato un nuovo allarme in Europa, rivelando al Financial Times le proprie preoccupazioni riguardo Italia e Spagna.
I due Paesi sono stati infatti quelli più colpiti dal Covid e dall’impatto negativo sull’economia. Di conseguenza, saranno i maggiori beneficiari delle risorse messe a disposizione dalla Commissione europea per la ripresa economica del continente, ma, storicamente, rappresentano anche i due peggiori per i livelli di spesa dei fondi europei.
Questa tendenza sta portando diverse preoccupazioni sulla capacità di utilizzare in maniera efficace i soldi del Next Generation EU a causa di ostacoli burocratici e amministrativi.
Il tasso di assorbimento degli investimenti del bilancio UE per Italia e Spagna è rispettivamente del 40% e del 39% per il periodo 2014-2020, con il Belpaese che nel 2019 ha impiegato il 30,7% dei fondi erogati. Un livello peggiore nello stesso periodo è stato registrato solo dalla Croazia.
In caso il trend venisse confermato anche per il Recovery Fund, il rischio sarebbe quello di sprecare un’enorme opportunità di spesa pubblica.
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Alcuni timori sono stati manifestati anche per quanto concerne il cosiddetto Recovery Plan, ovvero il Piano nazionale di ripresa che gli Stati membri devono presentare alla Commissione, nel quale deve essere illustrato il modo in cui verranno utilizzati i prestiti e i contributi a fondo perduto.
I progetti per i quali occorre impiegare le sovvenzioni dovranno riguardare la promozione e l’innovazione in particolare nel campo della digitalizzazione e della transizione ecologica. La Commissione valuterà le riforme proposte entro aprile, per poi procedere all’erogazione tra la seconda metà del 2021 e la fine del 2023.
Secondo quanto riferito da Marcello Messori, economista e direttore della School of European Political Economy della Luiss, il piano redatto dal Governo Conte al momento presenta alcune lacune, con progetti non dettagliati e, in diversi casi, un campo di applicazione troppo ampio. Al tempo stesso non è ancora stata individuato un organo di controllo per l’attuazione.
Le difficoltà potrebbero anche peggiorare con la crisi innescata da Matteo Renzi, la quale potrebbe precipitare nelle dimissioni di Giuseppe Conte e nella possibilità dell’insediamento di un nuovo esecutivo.
I pericoli per la Spagna
Per la Spagna, invece, i problemi sono di altro genere. Il Governo guidato dal socialista Pedro Sanchez ha approvato un decreto ad hoc per snellire la macchina burocratica e riuscire a sfruttare al meglio i miliardi di euro in arrivo da Bruxelles.
Tuttavia, Madrid già negli anni scorsi ha messo in campo diversi investimenti in infrastrutture come autostrade e treni ad alta velocità. Progetti che in genere sono in grado di assorbire la maggiore quantità dei denari pubblici.
Per il prossimo futuro, quindi, Sanchez dovrà approvare un ampio volume di programmi di piccole dimensioni, con ulteriori difficoltà di gestione. Per far fronte a questa sfida che si presenta, sarà necessaria in tempi stretti una profonda riforma della pubblica amministrazione.
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