Recovery Fund: le richieste dell’UE all’Italia per sbloccare i soldi

C. G.

22/07/2020

Dal Recovery Fund l’Italia otterrà 209 miliardi di euro. Cosa chiederà in cambio Bruxelles?

Recovery Fund: le richieste dell’UE all’Italia per sbloccare i soldi

Dall’accordo sul Recovery Fund l’Italia otterrà ben 209 miliardi di euro su una dotazione complessiva di 750 miliardi.

Roma, dunque, sarà una delle maggiori beneficiarie del piano approvato dopo interminabili giornate di discussioni in sede di Consiglio europeo.

Una parte di questi 209 miliardi sarà erogata sotto forma di prestiti mentre la restante parte sarà concessa tramite sussidi svincolati da interessi (i cosiddetti contributi a fondo perduto). L’Unione europea però non “regalerà” questi soldi e li subordinerà ad alcune condizioni specifiche.

Recovery Fund: cosa chiederà in cambio l’UE all’Italia

Stando a quanto trapelato, i 209 miliardi di euro destinati all’Italia dall’accordo sul Recovery Fund saranno così suddivisi:

  • €127,4 miliardi di prestiti;
  • €81,4 miliardi di sussidi.

I primi saranno caratterizzati da dei bassi tassi di interesse mentre i secondi rientreranno nella categoria dei contributi a fondo perduto. Una precisazione è però d’obbligo.

I soldi del Recovery Fund infatti non verranno concessi agli Stati membri a scatola chiusa. Ogni Paese dovrà presentare il proprio Piano Nazionale di Riforme (PNR) il quale sarà poi giudicato dagli organi dell’Unione. Se la valutazione sarà negativa il denaro non verrà erogato.

L’esame dei Piani si svolgerà sulla base di alcuni criteri specifici, precisati proprio all’interno delle conclusioni dell’ultimo Consiglio europeo.

“Nella valutazione il punteggio più alto deve essere ottenuto per quanto riguarda i criteri della coerenza con le raccomandazioni specifiche per Paese, nonché del rafforzamento del potenziale di crescita, della creazione di posti di lavoro e della resilienza sociale ed economica. Anche l’effettivo contributo alla transizione verde e digitale rappresenta una condizione preliminare ai fini di una valutazione positiva.”

Già in questo semplice passaggio il Consiglio europeo ha messo in luce quali saranno le richieste dell’UE all’Italia e agli altri Stati per ottenere i soldi del Recovery Fund.

Certo è che anche prima dell’accordo di luglio l’Unione europea aveva ripetutamente formulato delle specifiche raccomandazioni a Roma, alla quale era stato consigliato di evitare di invertire il percorso di riforme avviato negli ultimi anni.

Il riferimento è al sistema pensionistico e all’approvazione di Quota 100. In tal senso Bruxelles potrebbe chiedere sia la riduzione delle pensioni elevate non corrispondenti ai contributi versati, sia un freno alle uscite anticipate con relativo taglio delle spese.

Sul fronte lavoro, invece, l’UE potrebbe ricordare all’Italia la necessità di potenziare le politiche attive e sociali (con l’obiettivo di ridurre le differenze di genere e di età) oltre che l’esigenza di eliminare il sommerso. Focus anche sul secondo livello di contrattazione, da rafforzare.

Anche la sanità italiana finirà inevitabilmente sotto la lente dell’Unione europea: il coronavirus, d’altronde, non ha fatto che evidenziare le esigenze di potenziamento del settore. Con tutta probabilità per ottenere i soldi del Recovery Fund Roma dovrà limare le differenze esistenti a livello regionale (in termini di efficienza ed efficacia del SSN) incrementando al contempo l’assistenza domiciliare, secondo quanto riportato da Il Messaggero. Fondamentale poi sarà migliorare il coordinamento fra livello centrale e locale.

Neanche fisco e giustizia saranno esentati dall’esame di Bruxelles che nel primo caso chiederà di ridurre la pressione sul lavoro e le agevolazioni mentre nel secondo ricorderà all’Italia la necessità di accorciare i tempi dei processi.

Non mancheranno poi i riferimenti alla Pubblica Amministrazione che dovrà essere resa più efficiente anche grazie a un progressivo processo di digitalizzazione.

Ecco dunque quali potrebbero essere le richieste dell’UE per sbloccare i soldi del Recovery Fund destinati all’Italia. Ora toccherà al governo Conte stilare il proprio Piano Nazionale di Riforme.

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