Recovery fund: l’Italia paga 96,3 miliardi di euro per riceverne 56,7, ad oggi le cose stanno così. Una fregatura confezionata ad arte, peggiorata dalla prospettiva incapacità dell’esecutivo di ottimizzare gli investimenti con i finanziamenti ricevuti.
Signore e signori, ecco a voi il Recovery Fund, un’altra «bella» fregatura per l’Italia. Il premier Conte continua ad osannarlo, ma non è tutto oro quel che luccica e il rischio concreto è quello di non riuscire a sfruttare i finanziamenti in maniera ordinata ottimizzata, trasformandoli in un’ulteriore spesa.
Il Consiglio europeo odierno si è concluso senza alcuna novità sostanziale a tema Recovery fund: gli Stati si dicono volenterosi di lavorare sul tema ma nessuna decisione di rilievo è stata presa, rimandando il tutto in occasione del prossimo summit previsto per metà luglio a Bruxelles. “Sul Recovery fund e sul bilancio c’è un consenso emergente ma allo stesso tempo non dobbiamo sottovalutare le differenti visioni", ha dichiarato oggi in sede di conferenza stampa Charles Michel, presidente del Consiglio UE.
La cancelleria Merkel, insieme a Macron, ha sottolineato l’urgenza di trovare un accordo, mentre i soprannominati «frugal four» (Austria, Olanda, Danimarca e Svezia) si sono detti - nuovamente - contrari ad ogni forma di finanziamento a fondo perduto ed emissione di debito comune.
Ma la fregatura non sta nel ritardo con cui il Recovery fund potrà essere reso disponibile, bensì nel suo funzionamento correlato, che potrebbe portare l’Italia a finanziare la ripresa degli altri ma a riuscire a fare ben poco per sé.
Perché il Recovery fund potrebbe essere una grande fregatura per l’Italia
Il Recovery fund, per come è pensato ad oggi (ha bisogno di essere approvato all’unanimità dal Consiglio europeo, obiettivo ben lontano al momento), ha una «potenza di fuoco» (che dirlo ormai va tanto di moda) di 750 miliardi di euro in totale - 500 miliardi a fondo perduto e 250 miliardi sotto forma di finanziamenti a basso tasso di interesse.
Secondo quanto riferito dalla Commissione UE all’interno di una tabella emersa qualche giorno fa, all’Italia arriverebbero 153 miliardi, 19 miliardi in meno rispetto a quanto si riteneva potesse arrivare in precedenza.
Fonte: Commissione europea
Nello stesso documento si specifica che il contributo che l’Italia è chiamata a dare è pari al 12,8% del totale, ovvero 96,3 miliardi di euro in qualità di contributo al bilancio europeo, che si basa per il contributo del PIL italiano a quello europeo (12,8%, per l’appunto). Se escludiamo dal totale i 250 miliardi di euro a fondo perduto, il contributo italiano sarebbe pari a 64 miliardi di euro.
Le tempistiche previste per la consegna della quota da parte dell’Italia, tuttavia, non sono ancora note.
Il Recovery fund in sintesi: l’Italia dà 96,3 miliardi di euro per riceverne 56,7.
Non bisogna essere «sovranisti» per notare quanto l’aiuto promesso dall’Europa sia inadeguato alla situazione italiana corrente, seppur presente (è naturale, 56,7 miliardi di euro sono molti di più di 0 euro, e i tassi applicati saranno molto vicini allo zero e la scadenza a lunghissimo termine). La quota del Recovery fund spettante all’Italia corrisponde al 3,2% del PIL, giusto per dare una metrica di confronto.
E se il problema non fosse il Recovery fund in sé?
Anche qui, parte di questi 56,7 miliardi di euro saranno a fondo perduto - per cui l’Italia non sarà chiamata a restituirli - e parte sarà erogato sotto la forma di finanziamento. Tuttavia, è da precisare che l’intera somma, per come stanno le cose oggi, sarebbe legata a dei vincoli di destinazione. L’Italia, in poche parole, non sarà libera di spendere questi soldi come meglio crede, ma sarà Bruxelles a stabilire gli ambiti di competenza. E già è noto che l’UE vuole che gli investimenti con i soldi del Recovery fund vengano fatti nel settore green, nella digitalizzazione del Paese, nell’inclusione sociale e nel campo della sostenibilità.
Campi strategici per la ripresa di un Paese in recessione? Opinabile. Come opinabile rimane l’efficacia con cui il governo potrà gestire i finanziamenti derivanti dal Recovery fund (che se arrivassero nel 2021 già sarebbe un miracolo). Lunga, infatti, è la storia tragicomica degli ultimi anni che vede l’Italia restituire i finanziamenti derivanti dall’UE poiché non capace di spenderli.
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