Reddito di cittadinanza, cosa deve fare chi inizia a lavorare: attenzione alla novità 2022

Simone Micocci

21 Gennaio 2022 - 10:41

Reddito di cittadinanza, nuove regole per chi inizia un’attività lavorativa. Attenzione alle novità introdotte dal 1° gennaio 2022: ecco cosa fare per non perdere il sostegno.

Reddito di cittadinanza, cosa deve fare chi inizia a lavorare: attenzione alla novità 2022

Chi inizia un nuovo lavoro mentre percepisce il Reddito di cittadinanza deve essere informato sulle conseguenze, nonché su quali sono gli obblighi da rispettare per non rischiare di perdere il diritto alla prestazione.

A tal proposito, dal 1° gennaio 2022 sono cambiate le scadenze entro cui coloro che prendono il Reddito di cittadinanza e nel frattempo avviano una nuova attività lavorativa devono inviare apposita comunicazione all’INPS. Fino al 31 dicembre scorso, infatti, c’era tempo fino al 30° giorno successivo all’avvio dell’attività lavorativa, mentre con la Legge di Bilancio 2022 è stato deciso che tale comunicazione, da inviare utilizzando il modello SR181 RdC-Com-Esteso, deve essere precedente all’inizio del nuovo lavoro.

Vediamo, dunque, cosa deve fare chi comincia a lavorare e prende il Reddito di cittadinanza: regole che, ricordiamo, si applicano nei confronti di tutti i componenti del nucleo familiare che beneficia della prestazione, e non solo per colui che ha presentato richiesta.

COSA DEVE FARE CHI PRENDE REDDITO DI CITTADINANZA E INIZIA A LAVORARE

Reddito di cittadinanza: cosa deve fare chi comincia a lavorare

A differenza di quanto credono ancora in molti, il Reddito di cittadinanza non è incompatibile con i redditi da attività lavorativa, sia nel caso del lavoro subordinato che per il lavoro come autonomo.

Tuttavia, l’importo del Reddito di cittadinanza si riduce con l’avvio del nuovo lavoro, in quanto il reddito percepito si aggiunge, non interamente, al reddito familiare, parametro utilizzato nel calcolo dell’integrazione prevista a titolo di RdC.

Per questo motivo, l’INPS obbliga tutti i componenti del nucleo familiare che risulta percettore del Reddito di cittadinanza ad inviare una comunicazione dove oltre a indicare la tipologia dell’attività lavorativa che si andrà a svolgere bisognerà specificare anche il reddito percepito presunto.

Da qui poi ci sono delle procedure differenti per lavoro dipendente e lavoro autonomo, delle quali vi parleremo in un secondo momento.

La comunicazione va data utilizzando il modello SR181 RdC-Com-Esteso, da compilare in tutti i suoi campi e da inviare all’INPS direttamente dall’area personale oppure avvalendosi del supporto di un patronato.

Reddito di cittadinanza: entro quando va data la comunicazione dell’attività lavorativa

Qui interviene la Legge di Bilancio 2022 che modifica le scadenze entro cui un percettore del Reddito di cittadinanza deve dare apposita comunicazione all’INPS riguardo all’avvio di un’attività lavorativa.

Come anticipato, fino agli anni scorsi - così come per la NASpI - c’era tempo 30 giorni dall’inizio della suddetta attività per poter inviare la relativa comunicazione. Con la Legge di Bilancio 2022 cambia però il principio: al fine da permettere all’INPS di avere tutto il tempo necessario per effettuare il ricalcolo del Reddito di cittadinanza, viene stabilito che l’invio del modello “Esteso” deve avvenire entro il giorno precedente dall’avvio dell’attività lavorativa.

Cosa rischia chi non effettua la comunicazione all’INPS

La sanzione per coloro che iniziano a lavorare e non effettuano dovuta comunicazione all’INPS è molto seria:

  • viene disposta la decadenza immediata del Reddito di cittadinanza;
  • non è possibile presentare una nuova domanda entro i successivi 18 mesi, o 6 mesi nel caso dei nuclei familiari con minori o con disabili gravi.

D’altronde, per l’INPS è molto semplice rilevare se uno dei componenti del nucleo familiare inizia un’attività lavorativa, visto che anche l’Istituto riceve la comunicazione obbligatoria riferita all’inizio del nuovo lavoro.

Cosa va indicato nella comunicazione di avvio dell’attività lavorativa

A questo punto possiamo vedere cosa bisogna indicare nella comunicazione. Come anticipato, nel caso del lavoro subordinato va specificato il reddito presunto che verrà percepito nell’anno solare di attività, oltre ovviamente alla data di avvio.

Ad esempio, chi avvia un’attività lavorativa con durata di tre mesi con 1.000 euro percepiti, dovrà indicare 3.000 euro alla voce reddito presunto percepito.

Nel caso delle attività da lavoro autonomo, o d’impresa, la comunicazione dovrà essere rinnovata ogni tre mesi - entro il 15° giorno successivo al termine di ciascun trimestre solare - specificando il reddito percepito nel trimestre. Per questo motivo, ad esempio, entro il 15 di aprile bisognerà effettuare comunicazione relativa al primo trimestre dell’anno.

Entro il 31 gennaio di ogni anno, poi, bisogna utilizzare lo stesso modello per comunicare il reddito presunto per l’anno corrente (successivo a quello della prima comunicazione) qualora l’attività lavorativa già comunicata si protragga nel corso di tale anno.

Per quali redditi non va presentata alcuna comunicazione

Non tutte le attività lavorative vanno comunicate. Come anticipato, tale comunicazione va effettuata sia per le attività da lavoro subordinato che per quelle da lavoro autonomo o e d’impresa individuale o di partecipazione.

Ci sono però delle eccezioni: i redditi derivanti da attività socialmente utili, tirocini, servizio civile, lavoro accessorio, non devono essere comunicati.

Cosa succede al Reddito di cittadinanza quando si inizia a lavorare

I redditi da lavoro pesano all’80% sul Reddito di cittadinanza. Questo significa che l’80% di quanto percepito e comunicato all’INPS si va ad aggiungere al reddito familiare, parametro utilizzato nel calcolare quanto spetta ogni mese a titolo di RdC.

La regola generale, infatti, prevede che il Reddito di cittadinanza si calcoli sottraendo dalla soglia minima di 6.000 euro (moltiplicata per il relativo parametro di scala di equivalenza) il reddito familiare annuo, dividendo poi tutto per dodici mensilità.

Ad esempio, una persona sola con reddito pari a zero avrà diritto a 500 euro mensili di Reddito di cittadinanza. Ma mettiamo il caso che questa abbia trovato un nuovo lavoro part-time retribuito con 300 euro al mese. Si tratta di 3.600 euro l’anno, che tuttavia pesano sul reddito familiare solamente all’80%, quindi 2.880 euro.

Ciò significa, alla luce del nuovo reddito familiare che non è più pari a zero, che il Reddito di cittadinanza scende da 500 euro a 260 euro mensili.

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