Matteo Renzi è pronto a innescare una crisi di governo se non verrà richiesto il Mes sanitario: vuole più soldi per il settore, ma durante il suo governo secondo un report della fondazione Gimbe sono stati definanziati 16,6 miliardi destinati alla sanità.
Dopo le tante tensioni innescate da Matteo Renzi e che durano da oltre un mese, alla fine il Recovery Plan è stato licenziato dal CdM con l’astensione delle due ministre Teresa Bellanova ed Elena Bonetti, probabile antipasto questo delle dimissioni delle due esponenti di Italia Viva che potrebbero arrivare nelle prossime ore aprendo così una inevitabile crisi di governo.
Nonostante le tante aperture di Palazzo Chigi alle richieste dei renziani, compreso l’aumento a 19 miliardi dei fondi per la sanità, la Bellanova stamattina su La Stampa ha spiegato la sua astensione specificando che “l’impianto è in parte migliorato, rimane però totalmente insufficiente”.
“Se rilevo che il Piano è ancora insufficiente, e pongo con forza il tema del Mes - ha poi aggiunto il ministro - non mi aspetto che qualcuno si offenda ma che voglia sedersi con me e trovare la soluzione”.
Prima del Consiglio dei Ministri, era stato Matteo Renzi nella sua Enews ad avanzare di nuovo la richiesta del Mes sanitario, agganciandosi alle polemiche sulla bozza dell’aggiornamento del piano pandemico nazionale.
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Renzi e la battaglia sul Mes sanitario
“Ieri è stato presentato il piano pandemico nazionale - ha scritto Renzi - e vi troviamo questo concetto: se non ci sono risorse sufficienti, dobbiamo scegliere chi curare. Io dico una cosa più semplice: se non ci sono risorse sufficienti, prendiamo il Mes”.
Durante il CdM le due ministre di Italia Viva avrebbero così avanzato di nuovo la richiesta del Mes sanitario come punto imprescindibile, provocando la dura reazione del premier e degli altri componenti del governo.
“Il Mes non è ricompreso nel Next Generation, e quindi non è questa la sede per affrontare una discussione sul punto” avrebbe replicato Giuseppe Conte, concetto poi che sarebbe stato ripreso anche da Roberto Gualtieri “anche se si decidesse di attivare il Mes, non sono soldi che possono essere usati come risorse aggiuntive alle spese per la sanità”.
Inoltre mancherebbe anche una maggioranza parlamentare pronta a richiedere il Mes sanitario, ma ugualmente Matteo Renzi sembrerebbe essere pronto ad aprire una crisi sulle risorse per la sanità, dimenticando però cosa ha scritto un report della fondazione Gimbe in merito all’operato del suo governo sul tema.
Il definanziamento alla sanità del governo Renzi
Nel dicembre 2017, la fondazione Gimbe per mano del suo presidente Nino Cartabellotta ha presentato un report parlando di come “i numeri documentano senza appello che per la sanità pubblica il lustro 2013-2017 è trascorso sotto il segno di un definanziamento senza precedenti”.
Allargando lo sguardo agli ultimi dieci anni, con i vari governo che si sono susseguiti (Berlusconi IV, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni e Conte) le risorse stanziate sono passate dal 7% al 6,6% del Pil, con un taglio così dello 0,4%.
La fondazione Gimbe in particolare ha messo nel mirino quei finanziamenti previsti, soprattutto con il Patto per la Salute voluto dall’allora premier Renzi nell’estate del 2014, ma che poi non sono arrivati a destinazione per un ammanco complessivo di 37 miliardi.
Per quanto riguarda il periodo in cui era Matteo Renzi era a Palazzo Chigi, secondo Gimbe con le leggi di Bilancio 2015, 2016 e 2017, il governo guidato all’epoca dal leader di Italia Viva ha definanziato la sanità per un totale di 16,6 miliardi.
Fonte Corriere della Sera, dati Gimbe
Se sul tema del Mes sanitario potrà cadere governo, visto che è un argomento tabù per il Movimento 5 Stelle, ancora è tutto da capire, ma quando si parla di soldi che servono alla sanità è sempre un bene allargare il discorso per capire come si sarebbe arrivati in Italia a questa situazione di carenza strutturale e di personale, con medici e infermieri che di certo non possono essere formati in pochi mesi a prescindere dai soldi adesso a disposizione.
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