Il principio dell’equo compenso per gli avvocati spesso non trova applicazione, tanto che sono costretti ad anticipare molte spese. Ecco i motivi per cui è necessario una riforma strutturale.
L’equo compenso per gli avvocati, come per tutti gli altri professionisti, consiste nel compenso proporzionato alla quantità e quantità della prestazione effettuata per il cliente e dipende dalla complessità e dalle caratteristiche del caso. E fino a qui non ci sono problemi.
Per quanto il principio dell’”equo compenso” sia senza dubbio eticamente corretto, si è visto che nell’applicazione pratica non funziona affatto, e lo dimostrano i dati: l’equo compenso ha provocato il ribasso delle tariffe e molte spese a carico anticipato per gli avvocati.
Insomma, le criticità di questo sistema sono molte, come avremo modo di approfondire in questo articolo, tanto che gli Ordini professionali si stanno mobilitando per sollevare la necessità di una riforma strutturale dell’equo compenso.
Riforma dell’equo compenso: perché è necessaria
Circa venti Ordini professionali territoriali hanno deciso di sollevare la questione della mancata applicazione dell’equo compenso. La protesta è arrivata al Nucleo centrale del Ministero della Giustizia, istituito qualche tempo fa.
Alle autorità competenti è stato fatto notare che il sistema dell’equo compenso ha delle lacune che, molto spesso, ne impediscono la concerta applicazione. Un’inchiesta del Sole24ore ha rilevato che le maggiori criticità sono la resistenza della parte interessata e l’ampia discrezionalità consentita dalla norma.
Altro problema che impedisce il regolare funzionamento dell’equo compenso è il comportamento vessatorio di molti clienti che, specie se in una posizione “forte”, pretendono che il legale a cui si rivolgono si faccia carico o anticipi molte spese, per esempio quelle per il rilascio di copie, le trasferte e la produzione di documenti.
Tutte prassi che hanno impedito, impediscono e impediranno, che il principio dell’equo compenso venga attuato in maniera corretta, a scapito sia degli avvocati che dei clienti.
Riforma equo compenso: indetto tavolo tecnico con gli Ordini professionali
Lo scorso 4 luglio 2019 presso il Ministero della Giustizia è stato indetto un tavolo tecnico tra il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, coadiuvato dal sottosegretario Jacopo Morrone, e gli Ordini professionali per mettere a punto la riforma dell’equo compenso.
In quell’occasione, il Ministro Bonafede aveva dichiarato quanto segue:
“Vogliamo dare un messaggio concreto dell’intensa operatività con cui il ministero affronta questa tematica. Si può affermare che questo Tavolo è il cervello, ovvero l’unica sede a cui spetta l’elaborazione di questa materia a vantaggio di tutte le professioni”.
Nonostante la buona volontà non si è ancora arrivati ad una soluzione concreta.
Riforma equo compenso professionisti: le proposte
Nel tavolo tecnico sono state analizzate tutte le proposte degli Ordini professionali e prese in considerazione quelle migliori.
Tra le proposte di riforma più interessanti ci sono l’estensione della disciplina dell’equo compenso anche al settore della Pubblica Amministrazione, l’ampliamento dei soggetti pubblici e privati ai quali si applica, l’aggiornamento dei parametri economici di riferimento e la creazione di un c.d. Osservatorio - a livello nazionale - adibito al controllo dei parametri e all’applicazione delle tariffe da parte di tutti gli Ordini professionali.
Oltre a queste, segnaliamo anche l’esclusione della possibilità per la P.A. di concludere accordi a compenso irrisorio o inesistente, l’estensione delle clausole vessatorie, l’ampliamento della class action dei consigli degli Ordini professionali.
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