L’Onu ha approvato, con 140 voti a favore, la risoluzione sulla situazione umanitaria in Ucraina. Il testo prevede il ritiro immediato delle truppe russe, ma non è vincolante.
La risoluzione Onu sulla situazione umanitaria proposta dai Paesi occidentali è stata approvata alle Nazioni Unite oggi, 24 marzo 2022. Il testo, cambiato diverse volte negli ultimi giorni, ha visto finalmente l’approvazione da parte di una grande maggioranza dei Paesi. Il tema e il testo sono stati resi più moderati proprio per lo scopo di raggiungere quanti più Paesi favorevoli possibili. Così c’è anche chi, come la Cina, è passata da un “no” del 2 marzo, all’astensione.
La risoluzione Onu sulla situazione umanitaria in Ucraina mette per iscritto le necessità della popolazione locale e non che si trova in Ucraina al momento, quindi la cessazione delle ostilità e l’accesso di soccorso ai civili. Purtroppo, come altre risoluzioni delle Nazioni Unite, il valore della denuncia non è vincolante e non garantisce nessuna futura attuazione all’Ucraina.
Sta, come ormai si dice da diverse settimane, tutto nelle mani del presidente russo. Vladimir Putin ha voluto l’invasione e l’occupazione del territorio e sempre Putin deciderà quando porvi fine. Una cosa però è certa: l’opinione internazionale è contro di lui e, nel corso delle due settimane appena passate, anche alcuni alleati o “astenuti” storici hanno cambiato opinione sulla guerra in Ucraina. La risoluzione ha riconosciuto quanto già evidente: la Russia è sempre più isolata.
Onu, 140 “sì” per la risoluzione umanitaria: cosa prevede il testo approvato
Gli occidentali hanno scritto e riscritto il testo della risoluzione sulla situazione umanitaria in Ucraina, non tanto per timore che non fosse approvato - fatto piuttosto raro - quanto per aumentare il numero di favorevoli. Serviva un’azione forte, una risposta unita ed è arrivata. Sarebbe altrettanto bello se questo passaggio umano fosse anche politicamente rilevante. Sì, forse è “significativo”, ma l’approvazione della risoluzione umanitaria non metterà fine alla guerra in Ucraina.
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Nel testo non si legge la “condanna” all’invasione, ma si “deplora con la massima fermezza l’aggressione della Russia contro l’Ucraina”. La risoluzione prevede, forse è meglio dire “raccomanda” con forza la cessazione immediata dell’uso della forza e di “ogni ulteriore minaccia illegale o uso della forza contro qualsiasi Stato membro”. Inoltre si chiede il ritiro immediato, completo e incondizionato di tutte le forze militari dal territorio ucraino entro i confini internazionalmente riconosciuti.
L’obiettivo della risoluzione, oltre a quanto già riportato, è quello di spingere all’apertura di soccorsi umanitari per la protezione dei civili, del personale medico, giornalistico e di tutti gli operatori umanitari sul territorio ucraino. Infine, facendo riferimento all’articolo 18 sulle raccomandazioni in materia di mantenimento di pace e sicurezza, è stata condannata la decisione della Russia di rafforzare la messa in stato di allerta delle forze nucleari.
Le conseguenze della risoluzione: cosa (non) cambia per la Russia
Vassily Nebenzia, ambasciatore russo all’Onu, ha negato che i civili siano nel mirino dell’esercito di Mosca e per questo aveva tentato nei giorni scorsi di bocciare la risoluzione. Si tratta, secondo la Russia, di autodifesa ed è prevista dall’articolo 51 della Carta Onu. Non è ovviamente bastato.
L’approvazione della risoluzione umanitaria - 140 voti a favore, 5 no e 38 astenuti - non è vincolante, ma l’immagine della Russia non ne esce pulita e incolume, infatti l’assemblea ha rilevato che la maggioranza dei Paesi è contro l’azione di Mosca, compresi Paesi solitamente allineati con il Cremlino come India e Cina. La risoluzione ha anche allontanato il Brasile di Jair Bolsonaro che ha votato a sostegno e contro la Russia.
In pratica non cambia nulla per la Russia, che non è davvero tenuta a fare passi indietro sull’aggressione all’Ucraina, ma i rapporti internazionali potrebbero subire qualche scossone.
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