Pensioni, aumento degli importi dal 1° gennaio prossimo per effetto della rivalutazione. Ma per il meccanismo di perequazione definitivo bisogna aspettare la Legge di Bilancio 2022.
Pensioni: emergono nuovi dettagli sulla rivalutazione degli importi che scatterà dal 1° gennaio 2022. Ogni anno le pensioni vengono adeguate alla variazione dell’inflazione così da fare in modo che con il passare degli anni non ci sia una perdita del potere di acquisto, e anche nel 2022 andrà così.
Grazie alla cosiddetta perequazione delle pensioni, quindi, l’importo annuo dell’assegno viene rivalutato tenendo conto della variazione - al rialzo - dei prezzi, con i pensionati che dunque avranno a disposizione una maggiore liquidità visto l’aumento del costo della vita.
Per il 2022 le percentuali di rivalutazione sono già note: l’unico dubbio riguarda il meccanismo di perequazione che verrà applicato, in quanto solamente la Legge di Bilancio 2022 - così come verrà approvata dal Parlamento entro la fine di dicembre - ci darà una risposta a riguardo.
Aumento pensioni per rivalutazione: la percentuale per il 2022
Dal 1° gennaio 2022 quindi scattano gli adeguamenti delle pensioni all’inflazione. Nel dettaglio, per la perequazione si fa riferimento all’indice medio dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, così come calcolato dall’Istat che ne dà comunicazione al Ministero dell’Economia.
La media annuale degli indici rilevati dall’Istat è stata ufficializzata nei giorni scorsi. Il decreto del 17 novembre, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 26 novembre scorso, ci dice che “la percentuale “di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni per l’anno 2021 sia determinata in misura pari a +1,7 dal 1° gennaio 2022, salvo conguaglio da effettuarsi in sede di perequazione per l’anno successivo”.
Si tratta di una percentuale provvisoria: il 1° gennaio 2023, tenendo conto del tasso di rivalutazione definitivo, potrebbero dunque esserci degli aggiustamenti.
Per il momento basti sapere che la percentuale di rivalutazione è dell’1,7%: come vedremo di seguito, però, non tutti godranno di un aumento pieno della pensione.
Rivalutazione pensioni: di quanto aumentano gli importi
Il meccanismo di rivalutazione stabilisce che solamente le pensioni d’importo annuo inferiore a una certa soglia hanno diritto a una perequazione piena.
Al momento, salvo modifiche in Legge di Bilancio, la regola vuole che dal 1° gennaio 2022 tornerà a essere applicato il meccanismo descritto dalla legge 388/2000, il quale individua tre fasce di rivalutazione stabilendo che:
- gli assegni con importo annuo inferiore alle quattro volte il trattamento minimo (quindi sotto i 2.062,00€ lordi mensili) hanno diritto a una perequazione al 100%. Per questi, dunque, il tasso applicato il 1° gennaio 2022 sarà dell’1,7%;
- gli assegni con importo compreso tra le quattro e le cinque volte il trattamento minimo (fascia tra 2.062,00€ e 2.577,90€ mensili) godono di una perequazione al 90%. Per questi, dunque, la rivalutazione sarà pari a un tasso dell’1,53%;
- sopra le cinque volte il minimo (quindi sopra i 2.577,90€ mensili) la perequazione è del 75%. Per questi, quindi, il tasso di rivalutazione applicato alla pensione per tutto il prossimo anno è dell’1,275%.
Esempi
Visto quanto appena detto, dunque, una pensione di 1.000,00€ godrà di un aumento lordo di 17,00€. Salendo d’importo ma restando nella prima fascia di rivalutazione, l’aumento sarà più considerevole: intorno ai 1.500,00€ siamo sui 25,50€, mentre a 2.000,00€ sui 34,00€.
Salendo d’importo si passa alla fascia successiva: già a 2.200,00€, infatti, la percentuale di rivalutazione scende all’1,53%, con un aumento mensile di 33,66€, mentre a 2.500,00€ siamo a 38,25€ lordi mensili.
Nella terza fascia, ad esempio per una pensione di 3.000,00€ lordi mensili, la rivalutazione è dell’1,275%, con un aumento mensile di 38,25€.
Attenzione: ricordiamo che non sono da escludere novità in Legge di Bilancio 2022. Già in passato si è deciso d’intervenire su questo meccanismo prevedendo regole meno vantaggiose (nel 2021 ad esempio è stato applicato un sistema a sei fasce anziché a tre) e quindi non è da escludere che il Governo Draghi alla fine decida d’intervenire nuovamente cambiando le regole a un passo dalla loro entrata in vigore.
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