La grande corsa dell’indice S&P 500 potrebbe spegnersi già nei prossimi giorni: a nutrire la preoccupazione degli analisti i dati sulla volatilità dei titoli azionari.
Ultima fermata. Il rally dello S&P 500 – l’indice che tasta il polso alle prime cinquecento aziende statunitensi per capitalizzazione di mercato – potrebbe spegnersi nei prossimi giorni.
L’allarme, condiviso da diversi analisti, ruota intorno all’indice di volatilità del Chicago Board Options Exchange (CBOE), che in questi ultimi giorni sta segnando un brusco calo delle oscillazioni dei titoli: la volatilità, ormai ai minimi, potrebbe dunque impedire nuovi allunghi al benchmark dell’azionario USA.
Un altro grattacapo, per i mercati: in queste ore, infatti, gli investitori sono già alle prese con le incerte evoluzioni del caso GameStop – i fari delle authority statunitensi si sono accesi dopo il grottesco rialzo delle azioni GME – e, oltretutto, stanno cercando di muoversi tra il diluvio di trimestrali (da record) delle big tech e gli ultimi dati macroeconomici, altalenanti, snocciolati dalle economie leader.
S&P 500: siamo alla fine del rally?
Una grande abbuffata, finora. Complice il supporto delle banche centrali – tra Qe miliardari e tassi d’interesse ai minimi – i mercati hanno cavalcato nell’ultimo anno un trend irripetibile, con i maggiori indici spesso oltre i massimi storici.
Tra questi lo S&P 500, ora a quota 3.849 punti, di poco al di sotto del picco della scorsa settimana, ma anche il Dow Jones (30.850 punti, un record) e il Nasdaq, l’indice tech che continua a beneficiare della prova di forza della Silicon Valley, ancorato a quota 13.664 punti.
Eppure, una spia si è già accesa, secondo gli analisti. Una sigla: VIX, ovvero l’indice di volatilità del CBOE. Come noto, esiste una relazione inversamente proporzionale tra i prezzi dello S&P 500 e la volatilità: quando quest’ultima cala, le valutazioni dei titoli tendono a salire.
Ora, come rilevato dall’analista di Mott Capital Management, Michael Kramer, il VIX è crollato a quota 22,44, con il livello minimo che si attesta tra 21 e 23. Il tutto, nell’arco di soli sei giorni, staccando così il tonfo dello scorso novembre, con la volatilità a 23 dopo una caduta libera di dieci giorni.
Vista la volatilità ai minimi, dunque, lo S&P 500 potrebbe non trovare più spazio per nuovi allunghi. Esemplificativa, in tal senso, la performance di ieri, mercoledì 4 febbraio: l’indice, dopo aver ripreso a muoversi sulle vette della scorsa settimana, ha ritracciato a quota 3.830 punti. Occhi puntati, ora, sulla sessione odierna: lo S&P 500 è di nuovo a 3.849 punti. Quanto durerà?
© RIPRODUZIONE RISERVATA