Salvini chiede il “sovranismo vaccinale”, ma l’Italia non ha un suo brevetto

Alessandro Cipolla

24 Febbraio 2021 - 09:30

Salvini vorrebbe fare il sovranista ma con i vaccini degli altri: anche a causa dei costanti tagli alla ricerca, l’Italia non ha un suo brevetto e l’avvio di una produzione nostrana può avvenire solo dopo la condivisione da parte delle casa farmaceutiche che hanno l’ok dell’Aifa.

Salvini chiede il “sovranismo vaccinale”, ma l’Italia non ha un suo brevetto

In tempo di pandemia la nuova battaglia di Matteo Salvini è quella del “ sovranismo vaccinale ”. Un pensiero già circolato nei giorni scorsi, ma che è stato snocciolato nel dettaglio durante l’ospitata dell’ex ministro a Cartabianca.

Tutto nasce dall’impegno del nuovo Presidente del Consiglio Mario Draghi nel cercare di risolvere la grana vaccini, visti i ritardi nelle forniture che potrebbero aggravarsi se veramente AstraZeneca dovesse dimezzare le sue consegne nel secondo trimestre come fatto trapelare da Reuters.

Draghi starebbe quindi cercando di capire se ci sono possibilità che le aziende farmaceutiche siano disposte a condividere, ma non cedere, i propri brevetti con i vari Paesi così da permettere di produrre i vaccini in loco.

Il neo ministro leghista allo Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti ha così riunito al MISE i vertici delle industrie farmaceutiche nostrane, per capire se ci sono le possibilità tecniche di una riconversione di alcuni siti.

La risposta è stata positiva, ma il problema maggiore è la mancanza di bioreattori adatti per la produzione del vaccino anti-Covid. In sostanza la cosa si può fare, ma servono i macchinari e dei mesi di tempo per riconvertire.

Alla base però ci deve essere sempre la disponibilità da parte delle case farmaceutiche autorizzate dall’Aifa di condividere i loro brevetti, visto che nessuna azienda italiana ne possiede ancora uno.

Le aziende che detengono i brevetti dovranno cedere la tecnologia per la produzione di vaccini in stabilimenti che non appartengono alla loro catena industriale -ha scritto a riguardo Angela Maura sull’Huffington Post - Lo faranno? Il piano non prevede obblighi, anche se la Commissione Europea avrebbe potuto far ricorso allo strumento delle licenze obbligatorie previsto dall’Organizzazione Mondiale del Commercio in caso di emergenze sanitarie gravi. Non lo ha fatto, preferendo la via della trattativa a livello nazionale e anche europeo. E trattativa sia”.

Salvini e il sovranismo dei vaccini

Un passaggio questo dei brevetti che forse è sfuggito a Matteo Salvini che, ospite di Bianca Berlinguer, ha lanciato la proposta di una sorta di sovranismo vaccinale per l’Italia al fine di sopperire ai ritardi nelle forniture.

Al MISE abbiamo incontrato tutte le case farmaceutiche - ha spiegato il leader della Lega - se riuscissimo a portare in Italia la strumentazione per produrre i vaccini, i bioreattori, da lì a quattro mesi potremmo avere le prime dosi”.

C’è da dire però che per diversi esperti i tempi di riconversione di un sito potrebbero essere di 6/7 mesi ma, in mancanza di bioreattori specifici per il vaccino-Covid come nel caso dell’Italia, si arriverebbe a un anno per avviare la produzione.

Salvini invece ha altre tempistiche in mente: “Se pure arrivassero le prime fiale a giugno o luglio, sarebbero buone per essere autosufficienti, perché i richiami andranno fatti ogni anno: visto che c’è il dibattito tra europeisti e sovranisti, un po’ di sovranismo vaccinale potrebbe servire”.

Visto che “AstraZeneca e Pfizer tagliano le dosi”, la soluzione per l’ex ministro potrebbe essere quella di “ produrci i vaccini in casa nostra senza dipendere dagli errori degli altri penso sarà necessario”.

Sprezzante è stato il commento a un sovranismo vaccinale da parte di Udo Gümpel, giornalista tedesco da tempo in Italia come corrispondente: “Se i tedeschi ragionassero così qua si vaccinerebbe con l‘acqua del Po”.

Il discorso di Matteo Salvini potrebbe avere un senso in previsione di ReiThera, il vaccino made in Italy che è stato sostenuto da nostro Governo e che al momento è alla fase due della sperimentazione: bene che vada l’approvazione però potrebbe arrivare a settembre, quando si spera che in Italia sia già stata raggiunta l’immunità di gregge.

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