Sbarchi: perché la prossima emergenza mette a rischio il governo Draghi

Alessandro Gregori

10 Maggio 2021 - 16:00

Lampedusa già scoppia ma l’esecutivo guarda solo agli accordi di Malta. Che non bastano. Mentre soluzioni più muscolari come quelle invocate dalla Lega potrebbero mettere in difficoltà il centrosinistra. Se non fa qualcosa, quello della crisi balneare è lo scenario più probabile che SuperMario potrebbe trovarsi a dover fronteggiare

Sbarchi: perché la prossima emergenza mette a rischio il governo Draghi

Poco fa un’altra imbarcazione con 70 persone a bordo è stata intercettata al largo di Lampedusa dove sta per giungere al molo Favaloro. Sulla banchina ci sono già oltre 600 persone, arrivate negli ultimi quattro sbarchi, che hanno trascorso lì la notte.

Più di duemila ne sono sbarcate nelle ultime 24 ore e hanno portato l’isola a fronteggiare la prima vera grande emergenza del 2021. E ad aprire una crepa nella maggioranza che sostiene il governo Draghi.

Sbarchi: perché la prossima emergenza mette a rischio il governo Draghi

Solo nel week end nella più grande delle isole Pelagie sono arrivati venti grandi barconi che hanno lasciato le sponde del Nordafrica per approdare verso l’Europa, insieme ai soliti «barchini» che sono notoriamente più difficili da intercettare e spesso puntano alle coste della Sardegna o a quelle del tacco d’Italia. Le cronache raccontano che all’hotspot della contrada Imbriacola la situazione è già al collasso e la prefettura di Agrigento sta studiando un piano per utilizzare le due navi-quarantena affittate dal ministero dell’Interno, la Splendid e la Azzurra. Perché se duemila e cinquecento persone su un molo sono un problema, con un’epidemia in corso tutto potrebbe diventare un dramma.

Ma se Lampedusa scoppia è a Roma che si riverbereranno gli effetti del ritorno della bella stagione e, con essa, della ripresa degli sbarchi. Che è imponente secondo gli stessi dati del ministero dell’Interno. Le presenze registrate dal Sistema di Protezione di Richiedenti Asilo e Rifugiati sono già superiori a quelle dell’anno scorso. Dall’inizio del 2021 il contatore arriva a quasi undicimila arrivi. E la questione rischia di scoppiare nel governo Draghi. Dove sul banco degli imputati siede la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese. E su quello della pubblica accusa, com’era prevedibile, c’è Matteo Salvini.

L’estate difficile di Draghi e Lamorgese

Il leader della Lega ha cominciato ieri a martellare sul tema chiedendo un incontro a Draghi. Dietro l’iniziativa del Capitano c’è un calcolo politico: questo spazio di propaganda potrebbe portare Fratelli d’Italia a cavalcare la tematica rendendo ancora più difficile la posizione del Carroccio all’interno dell’esecutivo. E infatti già ieri Giorgia Meloni è tornata a perorare la causa del blocco navale, che è irrealizzabile sia se dovesse farlo l’Italia che se dovesse attuarlo l’Unione Europea ma è una risposta facile e redditizia a un problema sul tavolo.

Per questo a Palazzo Chigi e al Viminale si studiano le contromosse. La prima non è il massimo dell’originalità, visto che prevede una Cabina di Regia che coinvolga, oltre alla ministra dell’Interno, anche il responsabile degli Esteri Luigi Di Maio e quello delle Infrastrutture Enrico Giovannini. Ma ha il pregio, anche se nel governo sembrano essersene già accorti, di lasciare fuori gli esponenti leghisti dalla stanza dei bottoni che deve cercare una soluzione al problema.

Gli accordi di Malta non bastano

Che per adesso si muove su due fronti opposti. Il primo è quello di velocizzare i rimpatri dei migranti economici stringendo accordi con i paesi d’origine. Ovvero in primis la Tunisia visto che sono tunisine la maggior parte delle persone sbarcate in questi giorni. Ma come sa lo stesso Capitano, che promise in campagna elettorale 600mila all’anno per poi rendersi conto, una volta giunto al ministero, che il suo piano era un vaste programme.

Il secondo è quello di riportare in auge gli accordi di Malta per la ridistribuzione su base volontaria degli sbarcati, sospesi dalla pandemia. Ma anche qui ci sono molti rischi di fallimento. Perché la situazione politica della Germania è cambiata dall’epoca e a breve non sarà più Angela Merkel a gestire la situazione. E perché anche Emmanuel Macron in Francia non è più così saldo.

Cosa rischia il governo Draghi

Quello che sta succedendo il 10 maggio è un’avvisaglia di ciò che potrebbe portare il governo Draghi in vera difficoltà nei mesi d’estate. Perché mentre si dedica all’allentamento delle restrizioni per lo scemare dell’emergenza coronavirus l’esecutivo rischia di finire a dover gestire quella che i politici di destra chiamerebbero immediatamente «invasione» così come è accaduto quando l’inquilino di Palazzo Chigi non era SuperMario.

Ma con una differenza: prima chi protestava era all’opposizione, oggi la parte più significativa è al governo. Dove siede di fianco a chi (il Partito Democratico e Liberi e Uguali) ha tutta un’altra linea politica sulla questione. E allora il governo rischia seriamente di trovarsi chiuso tra due fuochi, visto che rischierebbe di vedersi bocciare dal centrosinistra una soluzione che fa contento il centrodestra o viceversa. Mentre tutte le proposte di queste ore ricalcano accordi presi dai governi precedenti. Una crisi balneare è quanto di peggio potrebbe succedere in questa situazione, con la pandemia e il Pnrr. Ma se non fa qualcosa, è anche lo scenario più probabile che SuperMario rischia di dover fronteggiare.

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