Scuola, ultime notizie: la Giannini conferma il blocco delle operazioni di mobilità per i prossimi tre anni, ma per l’Anief si tratta di una violazione della Costituzione. Intanto, alcuni sindacati hanno fatto ricorso al TAR per la chiamata diretta.
Scuola, è caos mobilità 2016/2017: continuano i ritardi nella pubblicazione, mentre alcuni sindacati hanno chiesto di porre la questione di legittimità costituzionale sulla chiamata diretta.
Nuove polemiche per la Giannini e per l’operato del Miur. Infatti, l’Anief (Associazione Sindacale Professionale) ha pubblicato un comunicato in cui ha messo a disposizione un modello di reclamo a disposizione dei docenti in modo che questi possano richiedere alle amministrazioni periferiche del MIUR di accedere agli atti sulla documentazione della procedura di mobilità.
Ancora oggi si registrano errori nelle assegnazioni delle sedi e molti insegnanti si sono lamentati per il mancato ottenimento dell’ambito territoriale indicato tra le prime preferenze. Non è ancora chiaro come si sia provveduto ad assegnare le sedi, poiché altri candidati con un punteggio inferiore sono stati accontentati ottenendo il movimento nella sede indicata.
Quindi manca la trasparenza nelle operazioni di mobilità, ed è per questo che secondo l’Anief si può parlare di un vero e proprio flop. La Giannini però si è difesa dalle accuse, dichiarando che le procedure per la mobilità sono avvenute in maniera corretta. Ed ha aggiunto: “adesso ci sarà un blocco per tre anni, dopodiché si procederà triennio per triennio dando così continuità didattica”.
Ma non è tutto, perché nelle ultime ore i sindacati si sono scagliati anche sulla chiamata diretta, predisponendo ricorso al Tar contro la cosiddetta “chiamata per competenze”.
Non bastano quindi le polemiche per i continui rinvii per il bando del TFA III ciclo e per i risultati del Concorso Scuola; anche la mobilità è divenuto un fattore che incrementa la rottura che da tempo persiste tra il Governo e gli insegnanti.
Mobilità, Anief: “chiediamo l’accesso agli atti”
Le procedure per la mobilità scolastica 2016/2017, prevista dalla Legge sulla Buona Scuola, non sono state esenti da errori, anzi. Ne è certa l’Anief, convinta del fatto che le proteste degli insegnanti non derivino solamente da “frustrazioni personali”.
Le contestazioni degli insegnanti, corrispondenti ai trasferimenti nelle fasi B, C, D, sono moltissime tant’è che a Napoli sono stati segnalati circa 472 errori su 1176 trasferimenti. Ed è per questo motivo che l’Anief ha inviato una richiesta al Ministero della Pubblica Amministrazione affinché vengano pubblicati tutti i dati utili per controllare che i trasferimenti siano avvenuti nel rispetto delle corrette procedure per la mobilità. Nel dettaglio, l’Anief ha richiesto:
- ripubblicazione dei movimenti della scuola primaria
- pubblicazione dei prossimi movimenti per le scuole secondarie
Qualora le Amministrazioni non dovessero accettare le loro richieste, l’Anief ha dichiarato che proseguirà per vie legali. Inoltre, l’Anief si è scagliata contro le ultime dichiarazioni della Giannini, che ha annunciato il blocco della mobilità per i prossimi tre anni aggiungendo che “coloro che volevano entrare o rientrare in mobilità potevano farlo quest’anno”.
Per l’Anief questa decisione del MIUR è incostituzionale, in quanto nel rispetto dell’articolo 29 della Costituzione per la tutela dell’unità familiare, “i trasferimenti del personale di ruolo devono essere previsti ogni anno”. Infatti, tutti quei docenti che da anni sono costretti ad insegnate lontano dalle loro radici e dai loro affetti, sono un “serio problema per il sostentamento loro e delle rispettive famiglie”.
Scuola: chiamata diretta è incostituzionale?
Il MIUR ha pubblicato le linee guida per la chiamata diretta solamente da qualche giorno, ma ad oggi non mancano le polemiche. Ad esempio, molti insegnanti si sono lamentati per la mancanza di chiarezza su come deve avvenire il colloquio con il dirigente, mentre nelle ultime ore i sindacati Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals Confsal hanno deciso di fare ricorso al TAR per la “chiamata per competenze”.
Infatti, secondo questi sindacati la chiamata diretta è un provvedimento irragionevole e contraddittorio sul piano amministrativo, poiché lasciando troppo spazio alle decisioni arbitrarie del dirigente viola il principio della trasparenza nella pubblica amministrazione.
Inoltre, secondo loro la chiamata per competenze è in contrasto persino con i principi costituzionali della libertà d’insegnamento, dei diritti dei lavoratori e della contrattazione. Per questo motivo i sindacati chiederanno al TAR di rimettere le norme della Legge 107 che disciplinano la chiamata diretta alla Corte Costituzionale, poiché in contrasto con gli articoli 2, 3 e 97 della Costituzione.
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