Shock energetico, Borse a picco, crisi materie prime: i numeri della disfatta

Violetta Silvestri

05/03/2022

Si chiude una delle settimane peggiori per i mercati finanziari globali: shock energetico, materie prime ai massimi, Borse in caduta libera, indici europei ai minimi: la guerra è un vero terremoto.

Shock energetico, Borse a picco, crisi materie prime: i numeri della disfatta

La settimana dei mercati finanziari è stata da incubo: con la guerra in Ucraina che si intensifica e con la paura nucleare che si è fatta concreta, Borse, indici, materie prime sono nel pieno di uno shock.

L’Europa è la più coinvolta, dopo la Russia, e gli effetti del terremoto scatenato da Putin non si sono fatti attendere: il deflusso dall’azionario europeo è già da record, mentre i prezzi sempre più in alto di gas, petrolio, grano e metalli stanno mettendo in ginocchio l’economia, tra i mille dubbi delle banche centrali.

Cosa è successo in questa terribile settimana per la guerra e per i mercati? Una sintesi, che preannuncia altre giornate difficili.

Guerra e mercati energetici: lo shock è qui

L’invasione russa dell’Ucraina e il conseguente contraccolpo internazionale hanno fatto precipitare i mercati energetici nel caos, minacciando gravi conseguenze economiche che rivaleggiano con quelle degli shock petroliferi degli anni ’70.

Il carbone ha accumulato un’impennata senza precedenti dell’80%, il gas naturale europeo ha battuto record di prezzo e i futures sul petrolio hanno oscillato nella nel range di prezzo più alto ultimi tre decenni.

L’improvviso isolamento economico della Russia sta soffocando una delle principali fonti globali di energia, metalli e colture. Sta minacciando le fondamenta stesse del Paese e sollevando timori per qualcosa che il mondo sviluppato non ha sofferto per decenni: inflazione acuta e reale carenza di energia.

Alcuni numeri della settimana offrono una fotografia del dramma in corso: i futures sul greggio Brent sono saliti a un massimo di dieci anni vicino a $ 120 al barile con un effettivo boicottaggio di milioni di barili russi ogni giorno. Circa due terzi delle forniture del Paese erano off-limits, secondo le stime di JPMorgan Chase & Co., mettendo potenzialmente il prezzo del petrolio sulla buona strada per raggiungere i 185 dollari al barile entro la fine dell’anno.

Altri importanti parametri di riferimento hanno stabilito record: gas naturale europeo superiore a 200 euro ($ 218) per megawattora e futures sul carbone che superano i 400 dollari per tonnellata in Australia.

Sul fronte petrolio, l’unico spiraglio potrebbe essere un accordo nucleare con l’Iran, che sembra vicino, con la rimozione delle sanzioni sul greggio della Repubblica Islamica, dando il via libera al ritorno sul mercato di ben oltre 1 milione di barili al giorno.

Ma sarebbe poca cosa, al momento. E, soprattutto, non salverebbe l’Europa dal problema gas russo, ancora fondamentale per il suo approvvigionamento e non sostituibile nell’immediato.

Materie prime da record: sarà guerra del grano?

La maggior parte delle materie prime ha registrato guadagni impressionanti questa settimana sulla scia degli attacchi della Russia all’Ucraina, con il grano in testa mentre il conflitto minaccia di interrompere le forniture dalla Russia, il più grande esportatore mondiale di questa commodity agricola.

Grano, olio combustibile, palladio e mais hanno tutti registrato guadagni percentuali a due cifre per la settimana, soprattutto in risposta delle severe sanzioni contro Mosca. Il grafico di MarketWatch è chiaro nel mostrare i picchi delle materie prime nella settimana dal 28 febbraio al 4 marzo:

Materie prime 28 febbraio-4 marzo Materie prime 28 febbraio-4 marzo

L’S&P GSCI, un indice composto da 24 contratti future negoziati in borsa in cinque settori di materie prime fisiche, viene scambiato circa il 18% in più nella settimana durante la sessione di venerdì 4 marzo. Il dato rappresenterebbe la migliore settimana dell’indice sulla base di record risalenti al 1970.

I futures sul grano sono aumentati di quasi il 41% per la settimana, a partire dalla tarda mattinata di venerdì, e probabilmente segneranno un progresso settimanale record, sulla base dei dati che risalgono al luglio 1959.

Il contratto di frumento di maggio è salito di 75 centesimi, o del 6,6%, per attestarsi a 12,09 dollari lo staio, scambiando ai livelli più alti da marzo 2008.

Russia e Ucraina sono tra i maggiori esportatori mondiali di mais e questo ha spinto i contratti di maggio della materia prima a prezzi di circa il 15% in più in una settimana.

Borse europee a picco: deflusso in massa

I mercati europei hanno chiuso in forte ribasso venerdì 4 marzo, dopo che le forze russe hanno attaccato e preso il controllo della più grande centrale nucleare d’Europa.

Lo Stoxx 600 paneuropeo ha chiuso in ribasso del 3,6%, con le banche che sono crollate del 6,7%. In un solo giorno sono andati persi quasi 400 miliardi di euro di capitalizzazione. Nei sette giorni, il benchmark ha perso il 7% e ha subito la peggiore settimana da marzo 2020, l’inizio della pandemia di coronavirus.

L’azionario europeo resta sotto pressione, come dimostra il grafico Ispi:

Andamento Borse europee con guerra Andamento Borse europee con guerra

Anche Borsa Italiana ha subito pesanti perdite, con i titoli bancari quali UniCredit particolarmente vulnerabili alle sanzioni e allo scenario di guerra russo.

Argomenti

# Borse
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# Guerra

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