In Spagna è iniziata la fase 2? Non proprio: ecco come funziona l’allentamento delle misure voluto da Sànchez e cosa riapre. Gli esperti e le opposizioni tuonano: il rischio di una seconda ricaduta è alto.
La Spagna avvia la fase 2? Non proprio: l’emergenza coronavirus spagnola passa a una lenta riapertura di alcune attività in linea con l’Italia, dove la seconda attesa fase dovrebbe avere inizio dal prossimo 3 maggio.
Perché si parla di fase 2 in Spagna e cosa riapre prima? Quali sono le attività che possono ricominciare l’attività e perché Sànchez ha avviato questa prima riapertura nonostante il numero di contagi e decessi in Spagna?
In molti guardando a questa importante decisione cercano il paragone con quanto verrà attuato in Italia, dove la quarantena è stata prolungata fino ai primi giorni di maggio (con la discussa riapertura di alcune attività come le cartolerie e le librerie) ma sui cui manca ancora un effettiva data ufficiale per l’inizio della seconda fase.
Ecco cosa sta succedendo in Spagna e cosa prevede la fase 1.5 applicata da Sànchez.
Fase 2 in Spagna? Sànchez riapre attività non essenziali
L’emergenza coronavirus in Spagna è tra le più critiche in Europa: nella classifica mondiale dei numeri di contagi, gli spagnoli sono secondi solo agli Stati Uniti, quasi 167 mila contagi accertati e 17 mila morti che portano la nazione a essere al primo posto tra i Paesi in Europa affetti da COVID-19 (con 62.391 contagi).
L’isolamento e la quarantena sono le misure applicate dal governo spagnolo, in linea con quanto già fatto da diverse settimane nel nostro Paese.
Il premier Pedro Sacnhez ha annunciato tuttavia per oggi 13 aprile una lenta riapertura per la Spagna. L’obiettivo? Rimuovere alcune misure estreme di congelamento dell’economia, con un parziale riavvio di diverse attività produttive in linea con quanto applicato in Italia con l’ultimo dcpm del 10 aprile.
Un allentamento delle misure lenti e applicato con piena cautela: non si tratta di una fase 2, ancora lontana dall’applicazione in anticipo decisamente improbabile rispetto all’Italia.
Spagna: cosa riapre e cosa cambia, verso la fase 2
Cosa riapre da questo lunedì in Spagna? A ricominciare per primi le loro attività saranno i cosiddetti beni non essenziali, ovvero uffici, cantieri e fabbriche.
Restano chiusi ancora bar, scuole, ristoranti, centri culturali e si continua con l’isolamento, ma il Paese deve ripartire, nonostante i dubbi degli esperti e la critica che arriva da parte dell’opposizione al governo.
Non si tratta di una fase di de-escalation: con la riapertura parziale si rafforzano le misure di protezione con la distribuzione di 10 milioni di mascherine per chi prende i mezzi pubblici e una campagna d’informazione che punta al ritorno al lavoro in modo sicuro.
I dubbi su questa direttiva sono però molti: da Madrid le critiche a Sànchez sono diverse e cresce la paura che vede in queste decisione il preludio per una seconda ondata.
Sànchez ha dichiarato:
“Siamo ancora lontani dalla vittoria e dal momento in cui si recupererà una vera e propria normalità nelle nostre vite. Tutti siamo desiderosi di tornare per le strade ma il nostro desiderio più forte al momento è quello di vincere questa guerra e prevenire un’eventuale ricaduta”.
Sànchez difende la decisione del governo spagnolo e sottolinea come questa sia stata approvata da un comitato di esperti. La Spagna, sottolinea il premier spagnolo, non è entrata nella seconda fase della lotta contro il coronavirus, per queste misure mancano ancora almeno due settimane.
Quim Torra, capo dell’amministrazione regionale della Catalogna, si dichiara contrario al progressivo allenamento del blocco per i lavoratori non essenziali, criticando la scelta di Sànchez:
“il rischio di un nuovo boom di contagi e di un secondo blocco di infetti è enorme”.
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