Ci potrebbe essere lo Spygate dietro la visita del Segretario di Stato americano Mike Pompeo in Italia: la Casa Bianca vuole capire se i servizi segreti nostrani hanno tramato con i Democratici statunitensi contro Donald Trump nella costruzione del dossier sul Russiagate.
Toni cordiali, parole di pubblico apprezzamento e anche un siparietto con una inviata delle Iene che ha provato a consegnare un pezzo di parmigiano sulla scia della questione dazi. La visita a Roma di Mike Pompeo sembrerebbe essere il classico viaggio istituzionale, ma i quattro giorni che il Segretario di Stato sta trascorrendo nel Bel Paese potrebbero celare uno scopo ben diverso e molto più inquietante.
Gli Stati Uniti avrebbero infatti il sospetto che i servizi segreti italiani, insieme a quelli di Gran Bretagna, Australia e Ucraina, abbiano in qualche modo tramato contro Donald Trump aiutando i Democratici americani nella costruzione del fascicolo sul Russiagate, l’inchiesta sulle presunte interferenze di Mosca contro Hillary Clinton durante le elezioni Usa 2016.
Ad avanzare questa ipotesi, oltre ad alcune dichiarazioni criptiche di Trump e Pompeo, sono due autorevoli giornali d’Oltreoceano come il Washington Post e il New York Times che hanno ribattezzato questa vicenda Spygate.
A poco più di un anno dalle elezioni Usa 2020 e con un’altra procedura di impeachment pendente, questa volta per la telefonata al presidente ucraino Volodymyr Zelenskij, Donald Trump è adesso intenzionato a dimostrare come il Russiagate sia stato tutto un complotto nei suoi confronti: resta da capire quale eventualmente possa essere stato il ruolo dei nostri servizi segreti in questa vicenda che assomiglia sempre più alla trama di una spy-story hollywoodiana.
Trump: dal Russiagate allo Spygate
Sempre rimanendo in tema cinematografico, come in un flashback riavvolgendo il nastro di questa storia il punto di partenza può essere la vittoria a sorpresa di Donald Trump contro Hillary Clinton alle elezioni Usa 2016.
Fin da subito negli States si è iniziato a parlare dell’interferenza della Russia sul voto, con Mosca che con dossier e fake news sui social avrebbe cercato di screditare la candidata dei Democratici tutto a vantaggio del tycoon.
Da qui è nata l’inchiesta Russiagate che è stata condotta dal procuratore generale Robert Mueller, allo scopo di capire se il Presidente avesse in prima persona avuto rapporti con i russi nella premeditazione e nello sviluppo di questo piano.
Alla fine Trump si è salvato dalla richiesta di impeachment per il Russiagate, con il rapporto finale di Mueller che però non ha scagionato completamente il Presidente che avrebbe cercato di ostacolare le indagini.
Negli ultimi tempi Donald Trump si è convinto però che il Russiagate sia stato tutto un grande complotto nei suoi confronti, montato dai Democratici americani che insieme a dei servizi stranieri esteri avrebbero fornito prove al procuratore Robert Mueller.
Così nei mesi scorsi il Presidente in un’intervista a Fox News ha apertamente puntato il dito contro i servizi segreti di Italia, Gran Bretagna, Australia e Ucraina, rei di aver partecipato a questa trama contro di lui.
Lo scorso 15 agosto secondo i media americani l’attorney general William Barr, ovvero il ministro della Giustizia statunitense, avrebbe incontrato in Italia alcuni agenti dei servizi proprio per indagare sul possibile coinvolgimento degli 007 nostrani.
Una visita questa di Barr che non è stata in maniera ufficiale mai comunicata alle nostre autorità, così come è avvolto nel mistero in che modo i nostri servizi possano aver contribuito nel dossier Russiagate.
In questo scenario, non appare casuale secondo i media americani la visita di quattro giorni di Mike Pompeo in Italia che potrebbe essere stato mandato anche lui a indagare sullo Spygate: da parte delle fonti istituzionali non è stata spesa una sola parola su questa vicenda che al momento rimane ancora tutta avvolta nel mistero.
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