Un’interessante simulazione di Bloomberg Economics ha ipotizzato la crisi della globalizzazione: ritorno alla scarsità di beni a prezzi sempre più elevati? Il mondo potrebbe precipitare in povertà.
Che la globalizzazione, nel senso comune ormai radicato, sia in crisi è chiaro.
Pandemia, guerra, materie prime sconvolte e catene di approvvigionamento bloccate stanno plasmando un nuovo mondo. Fatto di bisogni non soddisfatti, allarmi di povertà crescente, ritorno al protezionismo.
Bloomberg Economics ha eseguito una simulazione di cosa potrebbe accadere nel breve periodo con un’inversione della globalizzazione repentina.
Il pianeta sarebbe più povero e meno produttivo, con il commercio ai livelli prima che la Cina entrasse a far parte dell’Organizzazione mondiale del commercio. Un ulteriore colpo: l’inflazione sarebbe probabilmente più alta e volatile.
Sarebbe l’inizio dell’epoca della scarsità, con segnali già evidenti: cosa significa?
Dalla globalizzazione alla scarsità: cosa può succedere nel mondo?
Viviamo in un periodo complesso, con un mondo sempre più diviso lungo linee di faglia geopolitiche dove tutto sembra volgere al peggio.
“La frammentazione rimarrà”, afferma Robert Koopman, capo economista dell’Omc. Si aspetta una globalizzazione riorganizzata che avrà un costo: “Non saremo in grado di utilizzare la produzione a bassi costi come abbiamo fatto”.
Per tre decenni, una caratteristica distintiva dell’economia mondiale è stata la sua capacità di produrre sempre più beni a prezzi sempre più bassi.
L’ingresso di oltre un miliardo di lavoratori dalla Cina e dall’ex blocco sovietico nel mercato del lavoro globale, insieme alla caduta delle barriere commerciali e alla logistica efficiente, hanno prodotto per molti un’era di abbondanza.
Tuttavia, gli ultimi quattro anni si è verificata una serie crescente di interruzioni. Le tariffe si sono moltiplicate durante la guerra commerciale Usa-Cina. La pandemia ha portato lunghi lockdown. E ora, sanzioni e controlli sulle esportazioni stanno sconvolgendo l’offerta di merci.
Tutto questo rischia di lasciare le economie avanzate di fronte a un problema che credevano di aver sconfitto molto tempo fa: quello della scarsità.
Le nazioni emergenti potrebbero vedere minacce più acute alla sicurezza energetica e alimentare, come quelle che già stanno causando disordini dallo Sri Lanka al Perù. E tutti dovranno fare i conti con prezzi elevati.
I 3 fattori della crisi della globalizzazione
Bloomberg Economics esamina almeno tre fattori che hanno esacerbato la scossa alla globalizzazione:
- Tariffe: la guerra commerciale ha visto le spese statunitensi sulle merci cinesi salire dal 3% a circa il 15% nel corso della presidenza di Donald Trump;
- Lockdown: la repressione Covid di quest’anno in Cina ha messo a rischio le esportazioni per centinaia di miliardi di dollari e ha interrotto le catene di approvvigionamento per aziende da Apple a Tesla;
- Sanzioni: nel 1983, i flussi commerciali soggetti a divieti di import/export valevano solo circa lo 0,3% del prodotto interno lordo globale. Nel 2019, quella quota era più che quintuplicata. I vasti embarghi innescati dall’invasione russa dell’Ucraina e gli sforzi dei Paesi per assicurarsi i propri rifornimenti bloccando le vendite all’estero – come il recente divieto dell’India alle esportazioni di grano – hanno spinto la cifra ancora più in alto
Quali conseguenze con una tendenza alla divisione e alla frammentazione? Un mondo meno interconnesso, meno sicuro, meno stabile, più povero e diseguale.
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