La riforma sul taglio dei parlamentari arriva alla Camera, chi dice sì e no. Ecco pro e contro.
Taglio dei parlamentari sì o no? Il voto sulla sforbiciata del numero di deputati e senatori sta per arrivare a una svolta (approda domani 8 ottobre alla Camera). Nel caso in cui la proposta venisse approvata, il parlamento italiano perderebbe 345 poltrone, ossia 115 senatori e 230 deputati. In totale quindi il numero dei parlamentari passerebbe da 945 a 600.
Alla base della riforma costituzionale ci sono le seguenti motivazioni: i parlamentari italiani sono troppi, il parlamento costa troppo, la macchina legislativa è lenta e macchinosa, per cui è necessario snellirla. Stando a quanto annunciato dai promotori del testo, il taglio dei parlamentari porterebbe un risparmio di 100 milioni di euro l’anno.
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Fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle di cui è parola d’ordine sin dalla fondazione, la riforma costituzionale è oggi alla quarta e ultima lettura parlamentare, prevedendo quindi una risoluzione prossima.
Intanto si accendono le polemiche e le insicurezze, derivate dalla necessaria coalizione del Parlamento: secondo quanto previsto dall’articolo 138 della Carta, per approvare una riforma costituzionale è necessaria la maggioranza assoluta, e ad oggi sono tanti i parlamentari avversi al taglio delle poltrone. Analizziamo le ragioni del sì e del no e scopriamo chi sono i partiti politici a favore e quelli contrari alla proposta.
Taglio parlamentari pro e contro: perché sì
Il Movimento 5 Stelle è tra i principali promotori della riforma, che costituisce un vero e proprio cavallo di battaglia per il partito pentastellato.
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Luigi Di Maio, capo politico di M5S, esorta l’opposizione per un fiancheggiamento: “Per il taglio dei parlamentari non mi aspetto solo un voto di maggioranza, ma un voto trasversale del Parlamento”. La richiesta è accolta da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, che hanno dichiarato il loro voto favorevole e non assenteista - a cui invece sembrava incline Matteo Salvini con le sue precedenti dichiarazioni.
In sintesi ci troviamo davanti a una coalizione composta da Silvio Berlusconi (FI), Matteo Salvini (Lega), Giorgia Meloni (FdI) e M5S, ma non senza polemiche. Riprendendo i dati di OpenParlamento infatti, il partito pentastellato accusa gli assenteisti con un articolo pubblicato il 6 ottobre sul Blog delle Stelle. Tra questi troneggia Giorgia Meloni con il 74.91% delle assenze, che replica accusando i M5S di possibili defezioni.
Chissà quindi che non ci sia da parte sua un ripensamento finale; aspettiamo la giornata di domani per definire le dinamiche e le relative decisioni dei partiti, compresi Italia Viva, PD e LeU che si dichiarano per il “sì” ma non senza titubanza - che tocca principalmente questi ultimi due.
Taglio parlamentari pro e contro: perché no
Principale incognita della giornata di domani è la posizione di alcuni parlamentari del PD e LeU, storicamente costituzionalisti e in quanto tale contrari alla riforma dei parlamentari.
Come spiegato chiaramente da Mao Valpina “il taglio dei parlamentari è un danno per la democrazia, un sopruso verso gli elettori che perderebbero potere di rappresentanza, sarebbe solo un passo in più verso la pericolosa democrazia autoritaria. Secondo i detrattori della riforma, “la scusa del risparmio è ridicola: 50 milioni all’anno equivalgono a meno di un giorno di spese militari; ci vorrebbero 200 anni, 40 legislature, per risparmiare i 10 miliardi che un parlamento serio potrebbe tagliare in un giorno, votando l’uscita dal programma militare degli F35”.
Taglio dei parlamentari in sintesi
Come detto, per capire gli schieramenti definitivi si dovrà attendere l’esito del voto alla Camera l’8 ottobre, che tuttavia non decreterà immediatamente l’affermazione o la sconfitta della riforma. In caso di maggioranza dei sì, bisognerà comunque attendere il tempo prestabilito per l’eventuale richiesta di referendum, per verificare la maggioranza assoluta obbligatoria in caso di riforma costituzionale. 500 mila elettori o 5 consigli regionali o 1/5 del parlamento ha tre mesi di tempo per richiedere il referendum confermativo che nel caso, sarà programmato dopo altri 6 mesi.
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