Un tampone ha perforato la membrana cerebrale di una donna, con una patologia non diagnosticata al cranio, facendo fuoriuscire del liquido cerebrospinale. È successo negli Stati Uniti.
Un tampone nasale ha provocato la rottura della membrana cerebrale causando la fuoriuscita di liquido cerebrospinale. La vicenda si è verificata negli Stati Uniti ai danni di una donna di circa 40 anni, con una patologia non diagnosticata al cranio, che si era dovuta sottoporre al test per identificare una possibile infezione da coronavirus.
Dopo l’esecuzione del test diagnostico, la donna ha iniziato a perdere del liquido chiaro dal naso, ha sviluppato mal di testa, rigidità del collo, intolleranza alla luce oltre che vomito. Da successive analisi è emerso che il liquido colato fuori dal naso era liquido cerebrospinale o cefalorachidiano (CFR), che serve a proteggere il cervello da eventuali urti e regola alcune risposte fisiologiche. I medici tuttavia precisano che la lesione è avvenuta per la presenza di una patologia non diagnosticata nella donna, e che i tamponi continuano a essere uno strumento sicuro.
La notizia è stata inserita all’interno di un report, pubblicato lo scorso giovedì sulla rivista JAMA Otolaryngology - Head & Neck Surgery.
Tampone buca membrana cerebrale
La causa di questo incidente sarebbe da rintracciarsi in una patologia non diagnosticata della paziente e dall’esecuzione non impeccabile del test. La donna infatti era affetta da un encefalocele, una sorta di ernia del cervello che si era espansa proprio nella zona delle cavità nasali, inoltre è possibile - ma non dimostrabile - che l’operatore non abbia effettuato il tampone in modo eccellente, ma abbia spinto il bastoncino troppo all’interno, secondo quanto riportato dalla donna.
Il caso della donna è stato seguito da tre specialisti: Christopher Blake Sullivan, Adam T. Schwalje e Megan Jensen dei dipartimenti di Otorinolaringoiatria, Chirurgia della testa e del collo e di Neurochirurgia dell’Ospedale dell’Università dell’Iowa. In precedenza la donna si era già sottoposta ad altri tamponi, senza tuttavia avere nessun problema, ma durante l’ultimo test si è accorta che l’operatore stava intervenendo in modo diverso rispetto agli altri.
Dopo la manifestazione dei sintomi e della fuoriuscita del liquido i medici hanno svolto vari esami, scoprendo un encefalocele di 1,8 centimetri. La paziente si era operata 20 anni prima per trattare un’ipertensione endocranica e per rimuovere alcuni polipi nasali. Secondo i medici potrebbe essere stata proprio questa operazione a far sviluppare l’encefalocele, che sarebbe poi stato forato dal tampone. I medici hanno inoltre precisato che si tratta del “primo rapporto di una perdita iatrogena di liquido cerebrospinale dopo un tampone nasale per COVID-19”.
La rassicurazione dei medici: il tampone è sicuro
I medici hanno tuttavia precisato che questo imprevisto è stato solamente il frutto di diverse circostanze specificando che i tamponi continuano a essere sicuri, e non si corre nessun rischio.
La presenza di patologie non diagnosticate nella paziente e la possibile non perfetta dell’operatore avrebbero causato la lesione.
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