Una ricerca firmata da diversi ricercatori dell’università e dell’ospedale di Padova, tra cui anche Andrea Crisanti, fa emergere come i tamponi rapidi non troverebbero alcune varianti: questo potrebbe aver favorito la diffusione della seconda ondata in Veneto.
I tamponi antigenici rapidi potrebbero non rilevare alcune varianti del Covid. Questa è la conclusione dello studio denominato Emergence of N antigen SARS-CoV-2 genetic variants escaping detection of antigenic tests.
Si tratta di un lavoro realizzato da diversi ricercatori dell’università e dell’ospedale di Padova, tra cui anche il popolare microbiologo Andrea Crisanti, che hanno analizzato 1.441 tamponi fatti presso l’ospedale di Padova tra il 15 settembre e il 16 ottobre 2020, ovvero il periodo in cui si è iniziata a manifestare una seconda ondata che è stata particolarmente violenta in Veneto.
“I test antigenici si perdono le varianti - si legge sul Fatto Quotidiano che ha riservato l’apertura allo studio - non quella inglese o quella brasiliana che riguardano la proteina Spike(S), ma altre, quelle dell’antigene N, che rischiano così di diffondersi”.
Tamponi: lo studio di Crisanti
La ricerca infatti avrebbe fatto emergere come “il test antigenico ha mancato di identificare correttamente la presenza di Sars-Cov-2 in 19 dei 61 campioni” che invece mostrano un chiaro segnale positivo nei molecolari.
In sostanza nonostante una forte carica virale riscontrata poi nel tampone molecolare, molti positivi erano sfuggiti al test antigenico soprattutto alla presenza “delle mutazioni A376T accoppiate a M241I”, una delle varianti più diffuse in Veneto durante la seconda ondata.
Si potrebbero così essersi “persi” la metà dei positivi, con questo studio di Andrea Crisanti che potrebbe rappresentare una nuova frecciata al Presidente Luca Zaia, che molto ha puntato in Veneto sull’aumento dei test mediante tampone rapido.
Di conseguenza Crisanti si è detto scettico anche all’idea di testare tutti per permettere il rientro a scuola, visto che i tamponi rapidi “hanno una bassa sensibilità e intercettano solo il 70% delle positività, quindi il 30% degli infetti rimane in giro, in più, alcune varianti non le vedono proprio”.
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