Gli Stati Uniti pensano a nuove sanzioni contro la Russia dopo il caso Navalny. Pronta la contromossa di Putin: scaricare (ancora) il dollaro per ridurre l’eposizione di Mosca verso l’economia USA.
Non si placano le tensioni tra USA e Russia: dopo il caso Navalny – dissidente russo prima avvelenato, poi imprigionato in seguito a un processo farsa – Washington potrebbe mettere a punto nuove sanzioni contro Mosca, seguendo di fatto la linea rilanciata negli ultimi giorni da Joseph Borrell, l’alto rappresentante per la politica estera dell’UE che ha puntato il dito contro l’ inquietante degenerazione autoritaria nel paese.
“Speriamo che una visione ragionevole prevalga tra i nostri interlocutori”, il grido di speranza del portavoce di Putin, Dimitri Peskov, ma l’intenzione di accelerare sulle sanzioni verso i quattro alti funzionari russi coinvolti nel caso si rafforza di ora in ora, e così il Cremlino prende le contromisure: secondo gli osservatori internazionali, Putin potrebbe decidere di allentare ancora una volta la dipendenza del paese dagli Stati Uniti per proteggere l’economia nazionale, scaricando il dollaro.
Tensioni USA-Russia, Putin prepara le contromosse
In breve, una de-dollarizzazione tesa a ridurre l’esposizione dell’economia russa dalle attività economiche degli Stati Uniti. Non una novità, tuttavia: se nel 2018 le riserve in dollari della banca centrale russa costituivano circa il 48% del totale, già lo scorso novembre il cambio di rotta di Mosca iniziava a sortire i primi effetti sulla composizione delle riserve.
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Infatti, il portafoglio della banca centrale era costituito al 22,9% da riserve auree, per un valore di 1.218,5 miliardi di dollari, e solo al 22,2% da attivi in dollari, per una valore di 124,5 miliardi sui 561,1 complessivi.
Ora, Putin potrebbe imprimere una nuova stretta, seguendo di fatto la linea tracciata la scorsa settimana dal vice ministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov, responsabile delle relazioni bilaterali con gli Stati Uniti:
“Ci dobbiamo barricare dal sistema finanziario ed economico statunitense per eliminare la nostra esposizione a queste azioni ostili. Dobbiamo tagliare il ruolo del dollaro in ogni operazione”.
Un’escalation di tensioni dalla guerra di Crimea
Le evoluzioni sul fronte diplomatico a cui stiamo assistendo oggi devono essere comunque inquadrate in un contesto dall’orizzonte temporale ben più ampio: il caso Navalny sta facendo nuovamente precipitare le relazioni tra la Russia e i partner occidentali, ma le eredità del passato sono molte, e continuano a pesare.
Tra queste, la guerra di Crimea del 2014, con l’annessione ostile della penisola ucraina da parte di Mosca, ma anche le continue interferenze nelle elezioni presidenziali statunitensi, quella del 2016 – come certificato da una Commissione del Congresso USA lo scorso anno – e quella del 2020, con i media filo-governativi russi che hanno tentato a più riprese di condizionare il voto in favore del presidente in carica, Donald Trump, poi uscito sconfitto.
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