Tim-Oper Fiber: passa l’emendamento sulla rete unica

Francesca Caiazzo

27 Novembre 2018 - 10:14

Via libera della Commissione Finanze del Senato alla norma che punta a incentivare l’aggregazione. Oggi, il decreto fiscale arriva in Aula.

Tim-Oper Fiber: passa l’emendamento sulla rete unica

Via libera nella notte agli emendamenti del governo al decreto fiscale sull’aggregazione della rete di Tim e quella di Open Fiber.

La commissione Finanze del Senato ha approvato le proposte di M5S e Lega per favorire la nascita di una newco per la creazione di una rete unica.

Un progetto a cui il governo stava lavorando da tempo e sul quale ha sempre spinto anche il fondo Elliott, azionista Telecom che ha ottenuto la maggioranza nel Cda del gruppo.

Intanto, la seduta a Piazza Affari per il titolo Telecom si apre in sordina: al momento della scrittura le azioni viaggiano poco al di sotto della parità, scambiando a 0,57 euro in ribasso dello 0,70%.

Verso la rete unica

La creazione di un polo unico della rete è tra le priorità del governo, che non ha mai nascosto la volontà di accelerare l’iter per giungere all’aggregazione tra la rete di Tim e quella di Oper Fiber.

Così, circa dieci giorni fa, il relatore al decreto fiscale, il pentastellato Emiliano Fenu, ha presentato in Commissione Finanze al Senato un emendamento ad hoc da inserire nel provvedimento, cui si è aggiunto un subemendamento della Lega, riformulato alla luce dei suggerimenti arrivati dagli esperti che stanno studiando il dossier.

Nella notte, la Commissione di Palazzo Madama ha dato il via libera alla norma che incentiva la nascita di una newco con un regime tariffario incentivante sul modello regulated asset base, come quello in vigore per Terna e Snam, la cui definizione è affidata all’Autorità per le comunicazioni.

Intanto, oggi il decreto fiscale arriva all’esame dell’Aula.

Cosa prevede l’emendamento

Come detto, l’obiettivo è favorire l’aggregazione di Tim e Open Fiber e creare una rete unica attraverso una nuova società.

Il processo sarà favorito dall’Agcom attraverso un adeguato sistema di remunerazione del capitale, ma l’Authority, nel determinare il sistema tariffario incentivante di accesso alla rete, non potrà ignorare le risorse umane che saranno trasferite nella nuova società separata.

L’emendamento, infatti, prevede anche la cosiddetta clausola occupazionale, che nelle intenzioni del governo dovrebbe mettere al riparo gli oltre 20 mila posti di lavoro che i sindacati ritengono a rischio, dopo lo scorporo Tim.

Il ministro del lavoro, Luigi Di Maio, ha dato rassicurazioni in tal senso, confermando la volontà di salvaguardare gli attuali livelli occupazionali, ma le sigle sindacali non hanno intenzione di abbassare la guardia, puntando a zero esuberi.

Lo scorporo Tim

Il progetto di scorporo della rete Tim è da tempo sul tavolo dei vertici aziendali, sostenuto dal fondo Elliott, azionista del gruppo che è riuscito a ottenere la maggioranza nel Consiglio di Amministrazione, scalzando di fatto Vivendi.

Dopo aver inizialmente manifestato sostegno all’allora amministratore delegato, Amos Genish, il fondo di Paul Singer lo ha proprio di recente sfiduciato, portando il Cda ad eleggere un nuovo ad, individuato in Luigi Guitosi.

Proprio nelle scorse ore, infine, indiscrezioni di stampa avevano rivelato di un documento redatto dal Chief infrastructures officer di TIM, Stefano Siragusa, volto alla pianificazione dello scorporo del gruppo, destinato a dividersi in due società, una focalizzata sui servizi e l’altra sulla rete, appunto.

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