Per la prima volta sarà possibile effettuare il suicidio assistito in Italia. È stato individuato il farmaco più idoneo: il Tiopentone sodico. Ma cos’è e come funziona?
Sarà il Tiopentone sodico il farmaco tramite cui sarà effettuato il primo suicidio assistito mai autorizzato in Italia. A deciderlo una commissione istituita dall’azienda sanitaria della regione Marche (Asur), il cui compito era quello di definire il farmaco da adoperare e le modalità della somministrazione.
La scelta è quindi ricaduta sul Tiopentone sodico, un barbiturico che può rivelarsi fatale per l’essere umano anche a bassissimi dosaggi. Utilizzato precedentemente in medicina per effettuare l’anestesia, è poi diventato il farmaco per indurre il coma farmacologico e per l’eutanasia, ma non solo. In Italia sarà quindi impiegato per il primo suicidio assistito. Ma esattamente cos’è il Tiopentone sodico? E soprattutto come funziona?
Tiopentone sodico: il farmaco per il primo suicidio assistito in Italia
Il Tiopentone sodico (o tiopental sodico) è risultato essere il farmaco idoneo da utilizzare per il primo caso di suicidio assistito in Italia, come decretato dall’Asur, l’azienda sanitaria delle Marche. Il Tiopentone sodico infatti potrà garantire una morte rapida e indolore.
Il caso vede al centro un uomo tetraplegico 43enne, immobilizzato da dieci anni a causa di un incidente stradale. Aveva fatto richiesta di suicidio assistito e la sua domanda è stata accolta dal tribunale di Ancona, demandando l’intera questione all’Asur. Infatti, come riportato da Il Post, l’accesso al suicidio assistito non è regolato da nessuna legge in Italia, ma da una sola sentenza della Corte Costituzionale, la quale prevede che ogni caso debba essere gestito dalle autorità sanitarie locali. L’Asur aveva quindi deciso di autorizzare la procedura a fine anno, ma solo oggi ha individuato il farmaco da impiegare e le modalità di somministrazione.
Tiopentone sodico, il farmaco per il suicidio assistito: cos’è?
Il Tiopentone sodico (il cui nome commerciale è Pentothal Sodium) viene considerato una droga ad azione depressiva, utilizzata come farmaco per l’anestesia generale. Il farmaco è quindi un barbiturico che anche a bassi dosaggi può essere fatale per l’essere umano.
Utilizzato in passato in medicina per l’anestesia, inducendo sonnolenza o addormentamento prima di un intervento chirurgico o di alcune procedure mediche, il Tiopentone è stato impiegato anche come anticonvulsante.
Inoltre essendo un barbiturico, il farmaco agisce sull’attività neurale del paziente, e per tale motivo è stato impiegato - e lo è tutt’ora - in alcuni paesi degli Stati Uniti d’America per mettere fine alla vita dei condannati a morte. Non solo. Il Tiopentone sodico è stato infatti individuato come farmaco idoneo sia all’eutanasia, come in alcuni paesi come il Belgio, e al suicidio medicalmente assistito come in Italia. Ma come agisce il farmaco, come funziona?
Tiopentone sodico: come funziona il farmaco adatto al suicidio assistito?
Per la prima volta in Italia sarà effettuato il primo suicidio medicalmente assistito. Il farmaco reputato idoneo è proprio il Tiopentone sodico a un dosaggio non inferiore a 3-5 grammi di sostanza per una persona adulta dal peso di 70 kg. Il suicidio assistito avverrà per un’autosomministrazione mediante infusione endovenosa in una piccola soluzione fisiologica.
Il farmaco ha un’emivita molto breve, di circa 20 minuti, ma il soggetto cade addormenta già durante l’iniezione. Il Tiopentone sodico è un barbiturico, e come tale agisce riducendo l’attività del sistema nervoso centrale.
In pochi secondi il farmaco raggiunge il sistema nervoso diminuendo fino a interrompere in pochissimo tempo l’attività neurale, provocando nel giro di pochi secondo una morte rapida e indolore, come ha spiegato Gianni Sava, responsabile della rivista Sif della società italiana di farmacologia e docente all’università di Trieste.
Tramite la validazione del farmaco e delle modalità di auto somministrazione in Italia si crea finalmente un precedente, che consentirà, a coloro che si troveranno in situazione simile a quella del 43enne marchigiano di ottenere, se lo desiderano, l’aiuto alla morte volontaria senza dover attendere più di 18 mesi, mesi come quelli che ha dovuto attendere il paziente in questione. Un passo importante per l’Italia.
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