Tredicesima a rate in busta paga: quando è possibile, a chi spetta e cosa cambia

Simone Micocci

11 Aprile 2023 - 15:06

La tredicesima può essere pagata a rate a patto che tanto il datore di lavoro quanto il dipendente abbiano espresso il loro consenso. E l’importo deve essere lo stesso.

Tredicesima a rate in busta paga: quando è possibile, a chi spetta e cosa cambia

Ci sono dei datori di lavoro che anziché pagare la tredicesima in un’unica soluzione scelgono di anticiparla mensilmente in busta paga. Dalla legge, infatti, non vi è alcuna preclusione alla possibilità di erogare la tredicesima a rate in busta paga, a differenza di quanto invece previsto per il Tfr che non può mai essere anticipato mensilmente.

Di fatto queste modalità di pagamento non comportano alcuna variazione visto che complessivamente l’importo della tredicesima pagata a rate sarà lo stesso di quanto sarebbe spettato laddove l’azienda avesse optato per la modalità di accredito ordinaria, in un’unica soluzione alla fine dell’anno di maturazione quindi.

Perché allora pagare la tredicesima a rate anziché in un’unica soluzione? Ad esempio perché l’azienda potrebbe preferire un tale metodo così da non dover sborsare tutto in un’unica soluzione alla fine dell’anno. Non tutti, infatti, sono soliti accantonare il rateo di tredicesima mensilmente maturato dal dipendente così da disporre della liquidità necessaria una volta che bisognerà pagarla: ecco perché anziché arrivare a fine anno facendosi carico di una grossa spesa, che in alcune realtà potrebbe anche essere insostenibile, si preferisce procedere con una modalità di pagamento differente, erogando la tredicesima direttamente nella busta paga a cui riferisce. E anche il lavoratore, ad esempio perché preferisce uno stipendio mensile più alto anziché aspettare alla fine dell’anno, potrebbe richiedere una tredicesima pagata mensilmente piuttosto che in un’unica soluzione.

Affinché la tredicesima possa essere pagata in busta paga, però, è necessario che sussista una condizione molto importante: tale possibilità, infatti, deve essere prevista dall’accordo individuale o da quello collettivo.

Quando la tredicesima in busta paga è legittima

La tredicesima è un istituto retributivo a maturazione progressiva al pari della quattordicesima. Vuol dire che per ogni mese di lavoro il dipendente matura un rateo di tredicesima in busta paga. Nella generalità dei Ccnl è previsto che per maturare almeno una mensilità di tredicesima occorra aver lavorato almeno 15 giorni effettivi nell’arco del mese di riferimento. Nei periodi di sospensione dell’attività lavorativa quindi la tredicesima non matura e pertanto per calcolare quanto spetta in busta paga occorre tenere conto del numero dei mesi di lavoro effettivo.

Solitamente i contratti collettivi fissano come unica modalità di pagamento della tredicesima quella ordinaria, stabilendo quindi che debba essere pagata in un’unica soluzione in prossimità delle festività natalizie. In alternativa, tutti i ratei di tredicesima maturati nel corso dell’anno dovranno essere pagati alla cessazione del rapporto di lavoro laddove sopraggiunga prima della data di accredito.

Non viene invece disciplinata la possibilità di pagare a rate la tredicesima che tuttavia è consentita ma solo se prevista da un accordo collettivo o individuale, sottoscritto quindi anche dai lavoratori interessati.

La tredicesima in busta paga, quindi, è possibile solamente quando - indipendentemente da qual è la parte che la richiede - hanno espresso il loro consenso tanto il lavoratore quanto il datore di lavoro.

A cosa fare attenzione

Come anticipato, nell’adottare la modalità di pagamento frazionato della tredicesima il datore di lavoro deve fare attenzione a calcolare correttamente quanto erogato, in quanto è necessario che il complesso dei 12 ratei anticipati nelle buste paga di riferimento equivalga alla somma che diversamente sarebbe stata erogata in un’unica soluzione.

A tal proposito, consigliamo di fare attenzione ad alcuni dettagli. Ad esempio, se durante un colloquio di lavoro vi viene indicato uno stipendio di un certo importo accertatevi che nello stesso non sia già compreso il rateo di tredicesima. In tal caso, infatti, lo stipendio sarebbe inferiore di 1/13 l’anno rispetto a quanto immaginate: un conto, infatti, è dire che uno stipendio è di 1.000 euro più la tredicesima, quindi circa 120 euro in più ogni mese, e un altro è che la tredicesima stessa contribuisca ad arrivare ai 1.000 euro indicati.

Tredicesima a rate in busta paga anche per gli insegnanti

In alcuni casi anche per gli insegnanti la tredicesima arriva a rate in busta paga, ma non per tutti.

La tredicesima anche per i docenti, come per tutti i lavoratori dipendenti del settore pubblico o privato, è una mensilità che viene aggiunta a quella ordinaria dello stipendio di dicembre.

La tredicesima degli insegnanti quindi è un dodicesimo dello stipendio lordo annuale che va diviso per il numero dei mesi effettivamente lavorati.

Questa viene pagata al personale a tempo indeterminato e a tempo determinato con contratto annuale al 31 agosto o fino al termine delle attività didattiche al 30 giugno, nel mese di dicembre in un’unica soluzione per i mesi maturati.

Per i supplenti invece che non rientrano in queste due categorie, ma sono assunti con supplenza breve, la tredicesima è a rate in busta paga. Ogni mese quindi questi docenti ricevono in busta paga una mensilità di tredicesima con lo stipendio.

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