Twitter vieterà la pubblicità e le sponsorizzate a sfondo politico: la scelta di Jack Dorsey divide e ha conseguenze economiche importanti. Ecco cosa cambia.
Twitter vieta la politica? Non proprio: il social network dell’uccellino dice stop ai contenuti politici sponsorizzati a pagamento, una scelta storica e incentrata anche alla lotta contro fake news, per una comunicazione più pulita e trasparente. Ma cosa cambia nel concreto, la novità sarà applicata a novembre, e perché la piattaforma sceglie di rinunciare a una possibilità di guadagno da diversi milioni di dollari?
La decisione è stata presa da Jack Dorsey in persona (CEO di Twitter), che ha spiegato la scelta in un lungo tweet e fissa la data sul calendario per la rimozione di tutti i contenuti politici sponsorizzati: il 20 novembre.
Twitter: pubblicità politica bandita dal social network
Dorsey ha annunciato a sorpresa la sua decisione in un tweet sul proprio profilo, sottolineando i diversi motivi che hanno condotto Twitter a una scelta considerata da alcuni decisamente singolare:
We’ve made the decision to stop all political advertising on Twitter globally. We believe political message reach should be earned, not bought. Why? A few reasons…🧵
— jack 🌍🌏🌎 (@jack) October 30, 2019
“Abbiamo preso la decisione di smettere di pubblicare annunci politici a pagamento in ogni paese in cui siamo attivi. Siamo dell’idea che la politica debba guadagnarsi la possibilità di raggiungere le persone e la loro attenzione meritandola, non comprandola. Un messaggio riesce a guadagnare l’attenzione nel momento in cui le persone scelgono attivamente, e con consapevolezza, di seguire un account o di retwittare i suoi contenuti.”
[...]
“Pagare per mostrare agli utenti un messaggio va contro tutto questo e impone agli utenti una comunicazione politica ottimizzata e targettizzata. Pensiamo che i soldi non debbano avere nulla a che fare con questa scelta. La pubblicità online è davvero potente ed efficace per inserzionisti commerciali, ma quando si parla di politica questo tipo di potere porta a grandi rischi perché può essere utilizzato per influenzare voti che vanno a influire nella vita di milioni di persone. Vale la pena fare un passo indietro”.
Twitter: basta politica a pagamento
Parole forti e decise. Nel lungo discorso, intrattenuto direttamente sulla piattaforma, non sono mancate anche diverse stoccate a Facebook, numero uno nel campo della politica a pagamento (qui trovi quanto spendono i politici italiani sul social di Mark Zuckerberg).
Una scelta che ha conseguenze economiche decisamente importanti per Twitter, come la perdita di svariati milioni di dollari investiti in sponsorizzate, ma che metterà la piattaforma in un terreno decisamente più sicuro rispetto al Facebook (sempre più sotto pressione per il controllo e la gestione della comunicazione politica sulla piattaforma).
La svolta è stata accompagnata da lodi e diversi critiche, specie da parte del partito Repubblicano Statunitense (in vista anche delle Presidenziali 2020). Siamo certi che la novità non mancherà di dividere anche i nostri politici che da fine novembre dovranno applicare strategia di comunicazione diverse per raggiungere i propri elettori. Almeno su Twitter.
© RIPRODUZIONE RISERVATA