La pianificazione di un futuro finanziario per sé e per la propria famiglia dovrebbe diventare un’abitudine sana e consolidata come la trasmissione dei valori. Proprio come per quest’ultimi, però, occorre una corretta educazione alla gestione dei propri beni. Pietro Di Lorenzo ci spiega come e perché nel suo ultimo libro.
La nascita di un figlio è un evento incredibile nell’esistenza di una persona. Con l’arrivo di un bambino cambia tutto e ogni cosa viene cosa viene messa in discussione. Immediatamente scatta un istinto di protezione che diventa prioritario sopra ogni altro aspetto e ogni azione che si compie dal momento in cui si stringe tra le braccia quella nuova vita è fatta per garantirle un futuro roseo e sereno. Questo vale per l’alimentazione, il vestiario, gli studi, le varie ed eventuali attività extra-scolastiche e la scelta dello sport più adeguato e, in generale, per un tenore di vita dignitoso ma meno se non addirittura zero per quanto attiene all’ambito finanziario. Difficilmente nel momento in cui si diventa genitori si pensa anche a tale aspetto per una ritrosia o errata concezione verso la finanza, vista sempre dai più come una materia difficile e “truffaldina”. In realtà come spesso accade questo blocco è dovuto a una mancanza di educazione finanziaria, anche basica, e il perpetuarsi di tale lacuna è uno dei tanti vulnus che impediscono, di contro, la crescita economica dell’individuo e, di riflesso, dell’intera comunità.
“Un milione per mia figlia” edito da Hoepli di Pietro di Lorenzo, è stato concepito proprio per guidare i genitori (ma non solo) attraverso un percorso di educazione finanziaria che garantisca loro prosperità e benessere alla famiglia. Il libro, divenuto in poco tempo best seller su Amazon, è stato ideato in concomitanza con l’arrivo di Anna Sofia, la prima figlia dell’autore.
Occupandosi da sempre di gestione dei portafogli ha pensato bene di creare sin da subito un fondo e una sicurezza per la propria bambina sfruttando un mantra ormai sacro per chi è appassionato di finanza: “fai in modo che i soldi lavorino per te". Tale principio di “kyosakiana” memoria, di fatto riassume in sé l’obiettivo alla stabilità, data dal risparmio e dagli investimenti, affiancata alle moderne tecniche di gestione di portafoglio che sono alla portata di tutti.
La cultura del risparmio e la dissonanza cognitiva
Di fatto la tendenza al risparmio e alla creazione di un fondo per le emergenze o per eventi straordinari è un’antica abitudine con la quale siamo cresciuti e grazie alla quale il paese Italia si è tirato su dal secondo dopoguerra in poi. La maggior parte dei Boomers e della Generazione X è venuta su con un libretto di risparmi e con una cultura del lavoro votata al raggiungimento di certi obiettivi professionali ed economici per poter poi lasciare un’eredità concreta ai propri figli. Il mondo, però è cambiato, da situazioni sicure abbiamo dovuto imparare a convivere con l’incertezza e via via anche la scala dei valori societari ha subito un ribaltamento. Se prima, quindi, si cresceva accantonando e pensando all’inverno della vita, successivamente ci si è concentrati più sul qui e ora, vivendo momento per momento, venendo meno quella capacità di pianificazione per il futuro, soprattutto dal punto di vista finanziario.
Non è un caso, quindi, che all’aumento del reddito coincida quello della spesa con conseguenze disastrose se non si è in grado di contingentare le uscite. Scatta una sorta di meccanismo di “vorrei ma non posso” in base al quale è come se diventasse inconciliabile mettere da parte del denaro e, al contempo, continuare con uno stile di vita decoroso che, però, in quest’ottica significherebbe rinunciare al superfluo. L’autore definisce tale forma mentis una “dissonanza cognitiva” ed è talmente radicata che neanche la paura di perdere tutto riesce a estirpare. E’ altrettanto vero, però, che oggi non basta solo lavorare per garantire a sé e ai propri cari stabilità, è necessario imparare a saper nuovamente pianificare e investire nel modo corretto il proprio capitale.
Pietro Di Lorenzo dà la sua formula, spiegandola passo per passo ma il punto su cui insiste molto è dedicato all’educazione al denaro come fosse una “maratona pedagogica” che non deve mai smettere in famiglia dal momento che i soldi sono un mezzo e non un fine. Riflessione assolutamente corretta dal nostro punto di vista e siamo concordi con l’autore nel pensare che dovremmo crescere i nostri figli milionari nello spirito e nel cuore, oltre che nel portafoglio.
Dopo aver letto Un milione per mia figlia vi consigliamo anche di leggere «I 7 peccati finanziari», il primo libro di Alessandro Moretti e di Danilo Zanni, interamente autoprodotto dagli autori. Una strana creatura letteraria che narra in forma romanzata e scorrevole la vita di due fratelli contraddistinta da scelte finanziare totalmente opposte tra loro che hanno portato a conseguenze differenti sul futuro dei protagonisti e delle loro famiglie.
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