L’unione bancaria nelle mire di Mario Draghi. Per il presidente le condizioni sono ottimali per procedere al negoziato sul sistema di assicurazione dei depositi bancari (Edis), ma c’è ancora chi si oppone con forza.
Mario Draghi è tornato sull’unione bancaria, in occasione dell’ultima attesa riunione dell’Eurogruppo.
Il presidente della BCE ha messo in luce una significativa riduzione dei rischi ad oggi sufficiente per aprire i negoziati sulla prima fase dello schema di assicurazione europeo dei depositi bancari, l’Edis, uno dei pilastri fondamentali su cui dovrebbe basarsi l’unione bancaria.
“È stata raggiunta una riduzione dei rischi significativa e sufficiente per consentire l’apertura dei negoziati per passare alla prima fase dello schema di assicurazione europeo sui depositi bancari”,
ha affermato il funzionario Ue incaricato di riportare le parole del presidente Draghi.
La Germania frena sull’Edis
Non ha sorpreso la posizione della Germania nei confronti dell’unione bancaria e dei progressi in arrivo sul fronte dei depositi bancari. Le preoccupazioni sono sempre le stesse: Berlino teme che uno schema comune di garanzia dei depositi, attuato senza una previa stabilizzazione del sistema bancario europeo, farà ricadere sulle sue spalle le perdite degli istituti più deboli.
La Germania, che teme l’unione bancaria e non vuole essere costretta a pagare per gli altri, sta dunque chiedendo a gran voce di procedere con un risanamento del sistema e con una riduzione dei rischi bancari prima di avviare i negoziati in tal senso.
“Abbiamo detto molto chiaramente negli ultimi quattro mesi che inizieremo a fare progressi soltanto quando ce ne saranno sul fronte della riduzione dei rischi,”
ha tuonato il ministro delle finanze ad interim, Peter Altmaier.
La Germania, però, non è stata la sola a frenare dinanzi l’idea di un’unione bancaria in arrivo. La Danimarca, l’Estonia, la Finlandia, l’Irlanda, la Lettonia, la Lituania, l’Olanda e la Svezia hanno tutte condiviso la visione di Berlino.
L’Edis in focus
Lo scorso ottobre, la Commissione ha avanzato una proposta di schema comune sui depositi che entrerà in azione soltanto dopo il completo utilizzo delle risorse per proteggere i depositanti da parte degli schemi di garanzia nazionali.
Così progettata l’Edis riassicurerà i sistemi nazionali di garanzia per il 30% delle perdite. Il progressivo aumento proseguirà fino a toccare una soglia di copertura del 90% nel 2021.
Dopo i tre anni iniziali, l’Edis andrà direttamente a coprire (parzialmente) le perdite dei depositanti. Gli schemi nazionali continueranno comunque a sostenere il peso delle crisi bancarie il che introdurrà un ibrido, una coassicurazione.
Sia l’unione bancaria che il sistema europeo di assicurazione dei depositi avranno ancora molta strada da fare. A pesare, ancora una volta, sarà la scarsa fiducia nutrita nei confronti dei sistema bancario europeo; i ripetuti bail-in passati saranno facilmente dimenticati.
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