La liberalizzazione dei brevetti sui vaccini anti-Covid non è una soluzione fattibile e a breve termine, con l’Unione Europea che ha invitato invece gli Usa a rimuovere il loro blocco all’export: mentre il Vecchio Continente esporta il 50% della propria produzione, Washington solo il 5%.
“Chiedo agli Stati Uniti di porre fine ai divieti di esportazione, non solo di vaccini, ma di componenti di questi vaccini, che ne ostacolano la produzione. L’UE ha esportato il 50% della sua produzione, gli Stati Uniti il 5%”.
Non poteva essere più chiaro Emmanuel Macron, con l’inquilino dell’Eliseo che al margine del vertice di Oporto è intervenuto sul tema della liberalizzazione dei brevetti relativi ai vaccini anti-Covid attualmente in uso.
Un tema molto delicato e di grande attualità tornato in auge dopo la presa di posizione di Joe Biden, con gli Stati Uniti che hanno ufficialmente chiesto una deroga visto che “questa è una crisi sanitaria globale e circostanze eccezionali richiedono misure eccezionali”.
Una svolta però al forte sapore di mossa dettata più da tattiche geopolitiche che da nobili intenti sanitari. Una liberalizzazione dei brevetti infatti non sembrerebbe essere una decisione fattibile e utile, con l’unica conseguenza che potrebbe essere quella di alimentare ulteriormente il gran caos già esistente sulla fondamentale partita dei vaccini.
Il tutto mentre gli Stati Uniti continuano a mantenere il sostanziale blocco all’export della loro produzione di vaccini, mentre ancora è da capire quale sarà il destino del surplus di 500 milioni di dosi opzionate da Washington.
I vaccini, gli Usa e il blocco all’export
Come giustamente sottolineato da Joe Biden, questa crisi sanitaria è una circostanza eccezionale. Il buon senso vorrebbe di conseguenza che per una volta i leader mondiali agissero in maniera chiara e coordinata.
Dopo una iniziale apertura sulla questione della liberalizzazione dei brevetti, l’Unione Europea è tornata ad alzare un sostanziale muro ricordando come finora, su un totale di 305 milioni di dosi prodotte nel territorio comunitario, Bruxelles ne ha esportate 155 milioni in buona parte anche verso gli Stati Uniti.
Al contrario invece gli Usa hanno tenuto sigillate le proprie frontiere, eccezion fatta per qualche milione di dosi inviate in Messico al patto che si tenessero i migranti e altrettante promesse all’India, allo scopo magari di allontanare Nuova Dehli dalla sfera di influenza della Cina.
Solo con un superamento del blocco all’export si potrebbe avere una immediata accelerazione nelle campagne vaccinali in tutto il mondo, visto che il programma COVAX che dovrebbe garantire dosi ai Paesi più in difficoltà finora è un autentico flop: poco più di 50 milioni di vaccini distribuiti a fronte di una promessa di oltre 1 miliardo entro l’anno.
La liberalizzazione dei brevetti
La questione della liberalizzazione dei brevetti appare così essere autentico fumo negli occhi per nascondere le vere problematiche. Una deroga infatti non solo inizierebbe ad avere effetti almeno tra un anno, non è un caso che India e Sudafrica hanno fatto la loro richiesta (inascoltata) all’Oms lo scorso ottobre, ma potrebbe non fornire i risultati sperati.
L’economista Carlo Stagnaro intervistato dal Sole 24 Ore ha infatti fatto notare come “due brevetti, quelli di Moderna e AstraZeneca, sono stati già sostanzialmente messi a disposizione di tutti dalle due aziende”.
Il risultato è stato che in pochissimi si sono fatti avanti, visto che “i vaccini, in particolare i più avanzati come quelli a M-Rna di Pfizer e Moderna, non possiamo farli io e lei con le provette in cantina. È una cosa che richiede capitale umano, capitale fisico visto che servono macchinari complessi e costosi e capitale finanziario attraverso grandi investimenti. Requisiti questi che non sono così facili da ricreare. Per tutto questo non serve sospendere i brevetti”.
La soluzione di conseguenza sarebbe aumentare l’attuale produzione dei vaccini, con finanziamenti mirati “per le imprese locali per rafforzare la loro capacità produttiva finalizzata ad avviare partnership con aziende che sono titolari di brevetti”.
Insomma, la tanto decantata svolta di Biden sui brevetti sarebbe così non solo infattibile, ma anche dannosa, il tutto mentre la Casa Bianca si tiene ben stretta le dosi in più che ha in pancia: la “guerra” dei vaccini è appena iniziata, il tutto mentre l’Oms appare incapace di prendere una posizione lasciando che questa partita venga giocata solo dalle superpotenze mondiali.
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