Vaccino Pfizer: Usa e Israele pagano più dell’UE, questo il motivo dei ritardi?

Alessandro Cipolla

22/01/2021

Gli Stati Uniti pagano una dose del vaccino di Pfizer 19,50 dollari, Israele 28 dollari mentre l’UE 14,50 dollari: è questo il motivo per cui i ritardi nelle consegne stanno interessando soprattutto l’Europa?

Vaccino Pfizer: Usa e Israele pagano più dell’UE, questo il motivo dei ritardi?

Perché Pfizer sta ritardando la consegna del suo vaccino anti-Covid prevalentemente in Europa e non altrove? Guardando un focus del Fatto Quotidiano a firma di Stefano Vergine si potrebbe pensare che sia una questione, ca va sans dire, di mercato.

Anche se i vari contratti stipulati dal colosso farmaceutico americano sono sostanzialmente segreti, stando agli ultimi dati forniti dall’azienda inglese Airfinity ci si può fare un’idea di quanto dovrebbe spendere ogni Paese per il fondamentale siero.

Così possiamo leggere che Israele, dove sono state vaccinate finora 3,3 milioni di persone pari al 38% della popolazione, pagherebbe ogni singola dose la bellezza di 28 dollari, mentre gli Stati Uniti dove i vaccinati sono finora 17,5 milioni sborsa 19,50 dollari.

L’Unione Europea stando al report invece avrebbe concordato con Pfizer un prezzo di 14,50 euro a dose, praticamente quasi la metà rispetto a Israele, mentre il Sudafrica pagherebbe 10 dollari e l’Unione Africana 6,75 dollari.

Nonostante quello di Pfizer sia decisamente il vaccino più costoso insieme a quello di Moderna, per AstraZeneca l’Unione Europea pagherà 2,15 dollari per ogni dose, l’azienda americana adesso sarebbe in difficoltà per le troppe richieste ricevute.

Vaccino Pfizer: ritardi in Europa perché paga meno?

Con la pandemia che, anche a causa delle varie varianti, sta continuando a mettere in ginocchio il mondo, Pfizer essendo stata la prima azienda a ottenere il via libera al suo vaccino anti-Covid da diverse agenzie, sarebbe ora sommersa dalle richieste.

Ecco dunque che è stata necessaria aumentare la produzione da 1,3 miliardi a 2 miliardi dosi, al fine di far fronte alla domanda sempre crescente. Si è così deciso di ampliare lo stabilimento belga di Puurs, che però deve essere fermato per essere ingrandito.

Da Puurs partono i vaccini diretti ai vari Paesi dell’Unione Europea, tra cui ovviamente anche l’Italia, con Pfizer che ha promesso di recuperare il ritardo dopo la metà di febbraio visto che a seguito dei lavori lo stabilimento potrà produrre di più.

Fino a metà febbraio, l’Italia però rischia di avere il 45% delle forniture in meno, con la campagna che così è al momento rallentata tanto da essere a rischio le prime dosi vista la necessità adesso di iniziare a fare i richiami.

I ritardi però in questo momento sembrerebbero riguardare soltanto l’Unione Europea e non Stati Uniti e Israele, che pagano di più rispetto a Bruxelles. Con il rischio di una battaglia legale visto i tagli decisi in maniera unilaterale da Pfizer, resta il sospetto che l’azienda abbia trattato meglio i “clienti migliori”, venendo meno agli impegni contrattuali presi.

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