Variante inglese coronavirus, le FAQ dell’ISS

Mario D’Angelo

22/12/2020

Le risposte ai dubbi più frequenti sulla variante inglese del coronavirus dell’Istituto Superiore di Sanità.

Variante inglese coronavirus, le FAQ dell’ISS

Dopo alcuni giorni di panico, l’Europa si sta gradualmente riprendendo dalla notizia che una variante inglese del coronavirus potrebbe mettere a rischio la ripresa, tanto che sono bastati alcuni segnali positivi dalla Brexit per ridare ottimismo alle Borse del continente. I dubbi sul nuovo ceppo di coronavirus, tuttavia, rimangono, ed è a questi che l’Istituto Superiore di Sanità ha voluto rispondere pubblicando risposte alle domande frequenti (FAQ) sulla variante Covid-19 che ha colpito il Regno Unito.

Covid-19, ISS pubblica FAQ su variante inglese

Le case farmaceutiche sono tornate di corsa in laboratorio per capire se i vaccini sviluppati fin qui rimangono efficaci anche per la variante inglese. Quest’ultima, nel frattempo, è stata già isolata in diversi Paesi europei, fra cui l’Italia, e anche in Australia e forse anche negli Stati Uniti.

La distribuzione dei vaccini è già iniziata negli Stati Uniti e nel Regno Unito, ed è prossima anche nell’Unione europa dopo l’ok di Ema e delle varie agenzie nazionali, fra cui la nostrana Aifa.

Per questo capire le implicazioni della diffusione della variante Covid-19 nel mondo è sempre più importante. Vediamo quindi le FAQ dell’ISS.

Quello che è stato isolato in Gran Bretagna è nuovo coronavirus? Perché ha suscitato l’attenzione?

Il virus isolato in Gran Bretagna non è un nuovo coronavirus, ma soltanto una variante di quello che provoca Covid-19. Le mutazioni, spiega l’ISS, sono “normali e attese”, e solo alcune di loro possono determinare dei cambiamenti significativi. La variante in esame ha destato l’attenzione dei ricercatori per via della sua maggiore trasmissibilità. Secondo le stime il potenziale riproduttivo R0 “sembra essere aumentato di 0,4”, un numero che si traduce in una trasmissibilità maggiore del 70%.

La nuova variante aumenta i rischi di malattia grave?

Al momento non ci sono prove che la nuova variante fornisca un decorso clinico peggiore. La maggiore aggressività in termini di facilità di trasmissione comporta però un maggior numero di casi, “con possibili conseguenze per la salute pubblica”.

Ma a questo punto dobbiamo preoccuparci dell’efficacia dei vaccini che stanno per essere distribuiti anche in Italia?

Sono in corso proprio adesso numerosi studi per verificare eventuali effetti sull’immunità data dai vaccini. In genere, aggiunge l’ISS, una variazione sulla proteina spike non è sufficiente a modificare l’efficacia.

Le misure di prevenzione che abbiamo adottato finora sono sempre efficaci?

Non solo igiene e distanziamento rimangono efficaci “contro qualsiasi infezione”, ma a questo punto sono “più che mai necessarie per limitare la diffusione anche di questa nuova variante”.

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