“Metti una mucca viola in quello che fate e otterrete prodotti degni di marketing”, diceva Seth Godin nel suo celeberrimo libello. L’Italia è piena di “mucche viola” e una di queste è Winelivery, l’app per bere. Ne abbiamo parlato con uno dei Founder e CEO Francesco Magro.
Da una necessità improvvisa nasce un’idea che prende forma in un’intuizione di business che specie durante l’ultimo anno si è rivelata vincente ma che ha dovuto lottare per affermarsi a causa di un time to market troppo prematuro negli anni precedenti. Stiamo parlando di Winelivery, l’app per bere a casa e in tutta sicurezza grazie al servizio di consegna a domicilio che recapita in tempi brevi e alla giusta temperatura le bottiglie desiderate.
Se il food delivery è oramai divenuto connaturato con le nostre abitudini di acquisto e di consumo e nel 2019 è stato il primo comparto di crescita online con un fatturato di 566 milioni di euro (fonte Osservatorio B2C politecnico di Milano e Netcom), non possiamo ancora affermare la medesima cosa per il bere. E’ stato l’anno del Covid-19 che ha portato alla luce tutta una serie di privazioni e restrizioni di cui prima non ne avevamo cognizione e che hanno innescato e risvegliato desideri sopiti e mancanze tangibili come lo stare insieme intorno a una tavola, accompagnati dal tintinnio di posate e bicchieri che si toccano.
Tra questi anche la “coccola” di una bottiglia di buon vino e non solo, da condividere e donare ad amici, a colleghi, a collaboratori e a clienti e l’impossibilità di quel contatto fisico e di prossimità che è essenza stessa della nostra natura umana. L’intuizione avuta da Francesco Magro, CEO & Founder di Winelivery, insieme a un altro socio un lustro fa, ha trovato nell’anno appena passato la sua piena espressione e concretizzazione. Partita da Milano e con un fatturato cresciuto vertiginosamente nel 2020, la sua azienda si è espansa in 50 città italiane, con l’obiettivo per il 2021, di consolidare il grande lavoro fatto e di non lasciare nessuna zona del Bel Paese scoperta dal servizio della sua creatura.
Abbiamo fatto due chiacchiere con lui e qui potete leggere l’intervista completa.
Francesco Magro, Founder & CEO Winelivery
Winelivery è l’app per bere che, specie in questo anno così difficile, ha regalato non poche soddisfazioni e tanto conforto all’utenza. Com’è nata questa idea e, soprattutto, quali difficoltà iniziali hai dovuto superare?
Siamo ad inizio 2015, quasi per caso, durante una cena tra amici in cui finisce il vino. Nel primo periodo di ascesa del Food Delivery in Italia abbiamo subito pensato di provare a vedere se, cercando su Google, esistesse un qualche servizio capace di portarci delle bottiglie in poco tempo, ma la ricerca non diede risultati. A quel punti abbiamo iniziato a pensare alla realizzazione di un servizio che potesse in qualche modo rispondere a questa esigenza. In quel periodo mi occupavo di innovazione per il mondo corporate: il mio lavoro era proprio quello di guardare quali fossero le innovazioni del momento in giro per il mondo e, guarda caso, mi accorsi che negli USA tre aziende avevano raccolto cifre milionarie proprio per finanziare progetti di Drink Delivery on Demand: se lì vedono rosee prospettive per quel mercato non vedo perché non debbano esserci in Europa. Con questa conferma, abbiamo iniziato a lavorare in maniera concreta sull’idea.
I primi tempi sono stati veramente complicati, abbiamo iniziato progettando un puro marketplace per bar, ristoranti e enoteche, ma è andata male. Così, a tentativi, siamo arrivati al modello attuale in cui ci occupiamo di tutta la catena del valore mettendo in comunicazione brand e produttori con il cliente finale occupandoci noi della consegna. Un altro grande problema di quel momento è stato l’essere troppo anticipatori di un trend, quando siamo partiti nel 2016 era appena arrivata la drink delivery, era troppo presto per il nostro servizio! E, anche a causa di ciò, all’inizio è stato molto difficile raccogliere investimenti.
Winelivery rappresenta anche un database ben geolocalizzato di tutta la Penisola che ci può restituire un’interessante fotografia dei gusti degli italiani a casa e nel bicchiere. Quali sono le loro preferenze? In quali orari o giorni della settimana i servizi da voi erogati subiscono il picco? Ci vuoi tracciare un identikit del fruitore medio dell’app?
Domanda difficilissima, l’Italia è un insieme di usi e costumi molto differenziati non è facile dare una risposta univoca! Nel mondo del vino l’amore per il prosecco è sicuramente trasversale! Poi, sicuramente le grandi denominazioni o vitigni come Nebbiolo, Amarone e Franciacorta hanno sicuramente un peso importante, ci sono poi dei prodotti che stanno continuando a crescere di interesse come, nel vino, i prodotti di Sicilia, nel mondo dei superalcolici sicuramente i Gin, anche artigianali, e i Vermouth.
Contrariamente a quanto molti pensano i nostri clienti ordinano abbastanza presto, l’80% degli ordini lo riceviamo prima delle 21, e in maniera costante durante la settimana con una lieve concentrazione nel weekend. Chi è il nostro cliente tipo? Ecco un esempio: una giovane donna di 33 anni, laureata che vive in una grande città che probabilmente lavora in una grande multinazionale. Ho scelto una donna non per caso, nel mondo del beverage abbiamo una particolarità! Abbiamo tantissime clienti donne.
Molti settori hanno subito gravi perdite e danni economici nel 2020. Tu, con la tua intuizione, hai creato un’azienda fiorente che ha sfruttato appieno i principi di resilienza e di innovazione, generando valore. Quali sono gli obiettivi e i progetti per il 2021?
Il 2021 sarà in primis un anno di consolidamento. Nell’anno appena passato abbiamo aperto più di 50 nuove città, l’anno prossimo l’obiettivo sarà quello di assicurarci che tutte le nuove piazze performino come da piano e per questo investiremo molte risorse proprio su queste città! Non è tutto qui, l’idea è quella di non lasciare più nessun posto in Italia senza Winelivery, per questo il piano di espansione continuerà e stiamo lavorando anche su un nuovo concept di delivery e somministrazione per riuscire a portare il servizio anche nelle città meno popolose. Abbiamo inoltre la volontà, se ci saranno le condizioni socio-economiche, di espanderci all’estero aprendo il primo punto in Francia. Speriamo!
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