Acconto Irpef novembre slitta a gennaio con pagamento a rate: le nuove regole

Patrizia Del Pidio

28 Novembre 2024 - 09:28

Con un Comunicato stampa il Mef ufficializza lo slittamento del versamento Irpef a gennaio 2025. Vediamo le nuove regole anche per chi ha aderito al concordato preventivo biennale.

Acconto Irpef novembre slitta a gennaio con pagamento a rate: le nuove regole

L’acconto Irpef (e delle imposte sostitutive all’Irpef) delle persone fisiche di novembre, che quest’anno scade il 2 dicembre, slitta a gennaio ed è previsto pagamento rateale. Tutti gli altri dovranno pagare entro il 2 dicembre in un’unica soluzione.
Così come è successo lo scorso anno, anche quest’anno il versamento del secondo acconto Irpef è rinviato a gennaio, e a renderlo noto è il Mef con il comunicato stampa 136 del 27 novembre 2024. Il rinvio riguarda soltanto i titolari di partita Iva che nell’anno precedente hanno dichiarato ricavi e compensi per un ammontare non superiore a 170 mila euro.

La misura era stata già anticipata dal Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che aveva ipotizzato lo slittamento con emendamento al Collegato Fiscale.

Secondo acconto Irpef a gennaio

Il secondo acconto delle imposte slitta al 16 gennaio 2025 con la possibilità di pagare il dovuto anche rateizzandolo in 5 rate mensili. Sia la proroga che la rateizzazione, però, come chiarisce l’Agenzia delle Entrate con una recente circolare, non riguarderà tutti i contribuenti.

Il secondo acconto delle imposte il 16 gennaio 2025 anziché il 30 novembre 2024 è dedicato solo alle partite Iva con preciso tetto di fatturato. Non possono fruirne, quindi, collaboratori di impresa familiare o il coniuge in caso di azienda coniugale.

Il beneficio è concesso ai contribuenti che, in base a quanto dovuto dal modello Redditi Pf 2024, sono tenuti a versare il secondo acconto delle imposte in un’unica soluzione entro il prossimo 30 novembre.

Escluse dall’acconto anche alcune partite Iva

Potranno beneficiare della proroga e del pagamento rateale solo le partite Iva che hanno avuto ricavi e compensi entro i 170mila euro. Per la verifica di questo requisito devo considerare l’ammontare complessivo del volume di affari che è possibile visionare nel campo VE50 del modello dichiarazione Iva 2024.

Chi non è tenuto a presentare la dichiarazione Iva per monitorare il requisito dei 170mila euro dovrà prendere in considerazione il fatturato 2023 tenendo presenti fatture e corrispettivi.

Proroga acconto novembre, la misura

Il secondo acconto delle tasse per autonomi e professionisti slitta di qualche mese e potrà essere dilazionato.

In ogni caso l’addio all’acconto di novembre, sperimentato già lo scorso anno, è stato previsto anche per quest’anno.
Cerchiamo di capire come funzionerà il versamento a rate, come si potrà optare per esso e cosa comporterà.

Addio all’acconto di novembre

Entro il 2 dicembre autonomi e professionisti potranno scegliere se pagare l’acconto in un’unica soluzione, come tutti gli anni, o se spostare la data del pagamento a gennaio 2024 o in un’unica soluzione o dilazionato in cinque rate, fino a maggio.

La scadenza delle cinque rate è fissa al giorno 16 di ogni mese e nello specifico, quindi:

  • 16 gennaio;
  • 16 febbraio;
  • 16 marzo;
  • 16 aprile;
  • 16 maggio.

Per le rate successive alla prima, ovviamente, saranno applicati gli interessi.
In questo modo gli acconti di imposta sarebbero spostati all’anno di competenza invece che al termine dell’anno precedente.

Chi ha aderito al concordato deve pagare entro il 2 dicembre

Fermo restando lo slittamento del secondo acconto delle imposte al 16 gennaio, vanno sottolineate alcune cose fondamentali.

Lo slittamento a gennaio riguarda solo l’acconto delle imposte e non i contributi che, quindi, andranno versati in ogni caso entro le scadenze previste.

Un’altra cosa di cui non si tiene conto è che per chi ha aderito al concordato preventivo biennale nel modello F24 da versare entro il 2 dicembre non risulta solo il pagamento dell’acconto delle imposte, ma due voci distinte:

  • con il codice tributo 1791 risulta la somma da versare a titolo di secondo acconto sulle imposte;
  • con il codice tributo 4072 risulta la somma da versare a titolo di maggiorazione calcolata in base all’eventuale maggior reddito 2024 derivante dal concordato rispetto al 2023.

Mentre l’acconto, come detto, slitta a gennaio, la somma che si deve versare come maggiorazione sulla differenza di reddito per chi ha aderito al concordato preventivo deve essere versata entro il 2 dicembre 2024. Il Comunicato Stampa del Mef, infatti, parla di rinvio solo per quel che concerne l’acconto delle imposte, e non per altre somme da versare.

Quanto inciderà l’eliminazione dell’acconto?

Sul bilancio dilazionare l’acconto avrà un impatto di circa 2,5 miliardi, di fabbisogno e non di deficit, ma consentirà alle partite Iva di non dover più fare i salti mortali per pagare l’acconto in un’unica soluzione al fine di anticipare le imposte dell’anno in corso.

Questo metterebbe fine anche alla possibilità di avere credito di imposta a causa dell’anticipo versato, visto che le tasse sarebbero pagate sempre per l’anno di competenza e l’eventuale surplus sarebbe recuperato direttamente in dichiarazione dei redditi.

Questo è solo il primo passo

Si tratta solo del primo passo visto che questo regime sperimentale per il 2024 permetterà di andare a regime e di dilazionare i versamenti su 12 mesi, allo stesso modo che avviene per gli autonomi.

Questo primo anno, inoltre, consentirà anche di monitorare il funzionamento della misura. Il monitoraggio, da gennaio a marzo, consentirà la corretta contabilizzazione di tre dei cinque versamenti dovuti in caso di rateizzazione.

Se la sperimentazione andrà bene, inoltre, a essere interessati dalla misura saranno, oltre che gli autonomi, anche i dipendenti e i pensionati, sempre per quel che riguarda l’acconto di novembre, potendo scegliere anche essi il versamento rateale.

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