Addio mantenimento per questi figli, ecco cosa ha deciso la Cassazione

Ilena D’Errico

11 Marzo 2025 - 23:49

La Cassazione torna sui doveri dei genitori e questi figli devono dire addio al mantenimento.

Addio mantenimento per questi figli, ecco cosa ha deciso la Cassazione

Il mantenimento dei figli maggiorenni è un argomento molto complesso, perché non esistono paletti rigidi preimpostati da applicare in ogni situazione. La legge, infatti, non fissa un’età in cui cessa il mantenimento uguale per tutti. Ciò però non significa che l’obbligo dei genitori sia perpetuo, prima o poi il dovere di mantenimento arriva a termine, talvolta indipendentemente dall’autonomia raggiunta dai figli. Per capire quando, non è possibile far altro che guardare le circostanze caso per caso, seguendo i criteri provenienti dalla legge e dalla ricca giurisprudenza in merito.

Proprio di recente la Corte di Cassazione è intervenuta sul tema, sulla stessa scia dei vari precedenti ma con una rinnovata severità nei confronti della prole maggiorenne, che sostanzialmente rischia di vedersi revocato l’assegno prima (o comunque con più facilità) rispetto al passato. Non cambiano i criteri adottati dalla Corte per arrivare a questa conclusione, quanto piuttosto si offre un’interpretazione ancora più calibrata sulle molteplici variabili della vita di ogni famiglia. È l’ennesima dimostrazione che non esiste una soglia di età prefissata per la revoca del mantenimento, ma che al contempo i figli non possono approfittarsene accampando scuse o comunque non attivandosi per la propria indipendenza.

Per quanto i genitori debbano provvedere al sostentamento della prole garantendole la possibilità di soddisfare le proprie aspirazioni personali e di rispettare le proprie attitudini, a un certo punto della vita l’adulto deve essere in grado di provvedere a sé stesso. Naturalmente, sono da escludere da queste considerazione i figli con disabilità grave (secondo valutazione della Commissione medica locale per il riconoscimento dell’accompagnamento ai sensi della legge n. 104/1992), in tutto e per tutto equiparati ai minorenni per quanto concerne il mantenimento.

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In linea generale, i figli maggiorenni hanno diritto al mantenimento finché non raggiungono l’autonomia economica o, anche solo potenzialmente, la capacità di raggiungerla. In altre parole, i genitori non sono costretti a mantenere i figli che non cercano lavoro proclamandosi non autosufficienti dal punto di vista reddituale, altrimenti ci sarebbe il rischio concreto di un mantenimento a vita. Per prolungare il dovere di mantenimento oltre la maggiore età è quindi necessario che il mancato raggiungimento dell’indipendenza economica non sia dovuto alla colpa o comunque all’inerzia della prole, che invece deve dimostrare di attivarsi prontamente per raggiungere questo obiettivo.

Ciò può coincidere con la ricerca di lavoro, come anche con il completamento di un percorso di studi o di formazione professionale. In ogni caso, il figlio ha diritto a seguire le proprie inclinazioni personali e i propri obiettivi di carriera. Lo studio e la ricerca infruttuosa di un’occupazione non possono, però, diventare una giustificazione per esentarsi dalle responsabilità e sfruttare il mantenimento genitoriale, che non è più dovuto a questo punto. Quando un figlio dimostra la capacità di mantenersi, trovando per esempio un lavoro a tempo determinato, può camminare con le proprie gambe. Il problema sorge quando il percorso di studi non segue i tempi prefissati o viene allungato in altro modo, come pure quando il figlio non riesce a trovare il lavoro desiderato nonostante gli sforzi e così via. Diventa difficile a questo punto stabilire la fine del mantenimento, atteso che il figlio non è in grado economicamente di provvedere a sé stesso e non ha soddisfatto i propri obiettivi.

Posto che il ritardo ingiustificato nel completamento del ciclo di studi è una condotta colpevole che fa perdere il diritto al mantenimento al figlio maggiorenne, la Cassazione ha con il tempo delineato anche un parametro anagrafico. In altre parole, a una certa età i figli non possono più contare sul mantenimento dei genitori, indipendentemente dalla loro situazione specifica. Diversi precedenti giurisprudenziali fissano questa soglia intorno ai 30 anni, un criterio apparentemente molto elastico ma considerato in linea con le attuali prospettive di lavoro e guadagno. Occasionalmente, la soglia è stata anche alzata, intorno ai 35 anni, se debitamente motivata da condizioni di salute o un percorso di studi particolarmente lungo (ma completato con successo, per esempio per chi diventa medico).

Come anticipato, la Corte ha di recente mostrato un atteggiamento meno permissivo, attestando la fine del mantenimento nel caso su cui si è pronunciata all’età di 26 anni. La sentenza si riferisce ovviamente al caso specifico trattato, ma ammette e concretizza la possibilità di togliere il mantenimento al figlio anche prima dei 26 anni, nonostante l’assenza di gravi colpe (a prescindere dall’autonomia). Il figlio in condizione di lavorare, a meno che appunto abbia comprovati motivi, deve a un certo punto adattarsi ed eventualmente accettare lavori che non preferisce nella strada dell’autonomia.

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