Nessuna proroga per lo smart working e dal primo agosto le regole sono cambiate: anche per i lavoratori fragili e i genitori con figli under 14 il lavoro agile diventa più complicato. Le novità.
Lo smart working diventa un ricordo sempre più lontano per i lavoratori italiani. Anche per quelli più fragili e per chi ha figli al di sotto dei 14 anni, categorie che fino a pochi giorni fa godevano di maggiori possibilità di ricorrere al telelavoro. La mancata proroga dello smart working agevolato, scaduto il 31 luglio, mette quindi a rischio lavoratori fragili e genitori.
Il decreto Aiuti bis avrebbe dovuto contenere una norma che prorogava il lavoro agile per fragili e genitori di under 14, come aveva annunciato il ministro del Lavoro Andrea Orlando. Ma alla fine la misura è saltata e non è stata inserita nel decreto approvato in Cdm a inizio mese.
Dal primo agosto, quindi, non esiste più la tutela introdotta durante la pandemia per queste categorie, che potevano finora ricorrere al lavoro agile per la loro situazione considerata più a rischio o precaria. I lavoratori del settore privato, quindi, dovranno rientrare in presenza o provare a stipulare accordi individuali con le aziende per proseguire nel regime di telelavoro.
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Perché non c’è più lo smart working
La norma sullo smart working è saltata perché la Ragioneria dello Stato ha sottolineato problemi relativi alla copertura economica: nei casi in cui non è possibile applicare lo smart working per i lavoratori fragili (per esempio quando è necessario svolgere l’attività in presenza) i costi sono a carico dello Stato, esattamente come avviene anche in caso di ricovero ospedaliero.
Il ministro Orlando, comunque, non rinuncia al lavoro agile e punta a un emendamento da approvare durante la conversione in legge del decreto. Ovviamente una possibilità a oggi remota, considerando che si dovrebbero prima trovare le coperture e poi un accordo politico molto difficile sapendo che il decreto arriverà blindato in Parlamento.
Fine dello smart working, come si rientrerà al lavoro
Molti lavoratori dovranno quindi tornare in presenza. Nelle aziende che hanno siglato accordi con i sindacati dovrebbe essere prevista anche la modalità del rientro. Dove, invece, non ci sono accordi si potrà far riferimento alla protezione assicurata, che garantisce la priorità per il ricorso allo smart working per alcuni lavoratori.
Priorità che verrebbe concessa a chi ha figli con meno di 12 anni, figli disabili, chi è un lavoratore disabile o un caregivers. In tutti questi casi, oltre ad avere la precedenza su altri dipendenti, sono anche vietati i licenziamenti, i trasferimenti, le sanzioni e i demansionamenti.
Priorità, ma non diritto: cosa cambia
Come spiega al Sole 24 Ore Arturo Maresta, ordinario di Diritto del lavoro all’università Sapienza di Roma, però si parla solamente di una priorità. Lo smart working non sarà più un diritto, come era invece fino a fine luglio. Se un’azienda prevede una percentuale fissa di lavoro agile, allora dovrà dare priorità alle richieste di queste categorie. Precedenza sì, quindi, ma nient’altro: lo smart working non sarà più un diritto acquisito con certezza.
Smart working, le novità per le imprese
In tema di smart working ci sono novità anche per le imprese. Il 31 agosto finirà la modalità emergenziale grazie alla quale le aziende, con decisione unilaterale, potevano invocare il telelavoro. Dall’1 settembre si torna all’accordo individuale, anche se le imprese avevano chiesto una proroga per non dover inviare tutti gli accordi individuali.
La richiesta non è stata accolta e la proroga non ci sarà, ma la procedura viene comunque semplificata: le imprese dovranno semplicemente inviare tutti i nominativi e le date di inizio e fine smart working per ogni lavoratore. Una sola lista al posto di tutti i singoli accordi, quindi.
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