La svendita delle azioni cinesi continua e supera i 6.000 miliardi di dollaro di valore di mercato dal 2021: perché c’è così tanto pessimismo sul dragone tra gli investitori?
Le azioni cinesi hanno appena chiuso un’altra settimana di tensione, con un indicatore delle società continentali quotate a Hong Kong scivolato in fondo alla classifica degli indici azionari globali per l’anno finora.
La fiducia nella ripresa del dragone è debole e la svendita azionaria sta raggiungendo traguardi allarmanti per la potenza asiatica: in totale, circa 6.300 miliardi di dollari sono stati spazzati via dal valore di mercato delle azioni cinesi e di Hong Kong dal picco raggiunto nel 2021.
Il triste risultato sottolinea la sfida che Pechino deve affrontare nel tentativo di arrestare un calo di fiducia degli investitori. Le autorità hanno escluso l’uso di massicci stimoli per rilanciare l’economia in crisi, lasciando i trader nel dubbio se l’economia riuscirà davvero a migliorare.
I venti contrari al mercato cinese soffiano da più parti. Il settore immobiliare rimane un punto problematico, le pressioni deflazionistiche si stanno intensificando e la rivalità tra Pechino e Washington non accenna a migliorare, con le elezioni americane che si terranno entro la fine dell’anno a esacerbare il clima di tensione. Negli ultimi giorni, le incertezze sulla traiettoria dei tassi di interesse statunitensi hanno aumentato le preoccupazioni degli investitori.
Fuga dalla Cina: svendita eccezionale di azioni, cosa succede?
Negli ultimi giorni si sono accumulati eventi negativi per la Cina: Tokyo ha superato Shanghai come più grande mercato azionario asiatico, mentre il premio di valutazione dell’India rispetto alla Cina ha raggiunto un record. A livello locale, il tracollo delle azioni cinesi sta causando il caos nel settore della gestione patrimoniale della nazione, spingendo le chiusure di fondi comuni di investimento al livello massimo degli ultimi cinque anni.
L’indice Hang Seng China Enterprises ha già perso l’11% nel 2024 e oltre il 6% questa settimana, sulla buona strada per registrare la peggiore performance di gennaio degli ultimi otto anni.
L’indice CSI 300 è sceso in nove delle ultime 10 settimane. I segnali che i fondi statali avrebbero probabilmente acquistato fondi negoziati in borsa e la decisione del più grande intermediario cinese di sospendere le vendite allo scoperto per alcuni clienti non sono riusciti a fermare la corsa in ribasso del benchmark onshore.
Secondo l’ultimo sondaggio della Bank of America, i gestori di fondi asiatici hanno ridotto la loro allocazione in Cina di 12 punti percentuali, portandola a un sottopeso netto del 20%, il più basso in più di un anno.
Un’analisi di Morgan Stanley ha evidenziato che i gestori di fondi che replicano i benchmark hanno venduto questo mese 300 milioni di dollari netti di azioni scambiate nella Cina continentale e a Hong Kong. Si tratta di un’inversione di tendenza rispetto all’ultima metà del 2023, quando acquistarono 700 milioni di dollari su base netta anche se gli indici azionari erano in calo.
In questo momento, la perdita di fiducia è così grave che anche le valutazioni interessanti sono di scarso sostegno. L’indice MSCI China non è mai stato così conveniente rispetto all’indice S&P 500 dal punto di vista della stima degli utili futuri. Tuttavia, le scommesse su una ripresa a breve termine non si sono concretizzate.
Xin-Yao Ng, direttore degli investimenti per le azioni asiatiche presso abrdn ha sottolineato su Bloomber che il mercato potrebbe non fidarsi della promessa di crescita cinese del 5% e ha una visione molto più negativa dell’economia.
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