La questione Evergrande potrebbe spingere la Cina a invadere Taiwan: secondo il Premio Nobel Robert Shiller dobbiamo preoccuparci delle conseguenze geopolitiche più che di quelle economiche.
Tutto il mondo guarda con attenzione a quanto sta succedendo in Cina, dove la bancarotta del colosso immobiliare Evergrande - da molti paragonato alla nuova Lehman Brothers - potrebbe fare da innesto a una crisi economica mondiale.
D’altronde le vicende di Evergrande e di Country Garden non sono gli unici indizi di una crisi immobiliare che potrebbe sconvolgere il mercato cinese e non solo: secondo gli ultimi dati, infatti, nella prima metà dell’anno il numero degli immobili pignorati e messi all’asta in Cina è salito di quasi il 20% annuo, il che conferma le crescenti difficoltà che stanno colpendo l’economia del Paese.
Ovviamente la preoccupazione maggiore riguarda quali potrebbero essere le conseguenze su larga scala di un crollo del mercato immobiliare cinese; a tal proposito, Repubblica ha ottenuto un parere autorevole intervistando il classe 1946 Robert Shiller, oggi economista presso l’Università di Yale che nel 2013 è stato insignito del premio Nobel per i suoi studi sul rischio di “epidemie narrative”.
Ed è proprio su questo aspetto che Shiller sposta l’attenzione, sottolineando come anche un cambio di narrazione di Pechino potrebbe essere essenziale ai fini della gestione dell’emergenza.
Narrazione economica e crisi dell’economia, quali legami?
Come fatto presente da Shiller, tutte le crisi mondiali - compresa quella del 1929 - sono state precedute da “fasi di estremo entusiasmo” dove il Paese si è convinto che crescita e innovazione potessero avere delle “potenzialità infinite”. Una volta era lo sviluppo della ferrovia, oggi quello dell’intelligenza artificiale: fatto sta che la troppa convinzione può portare a una crescita prima e a un crollo poi e quanto sta succedendo in Cina ne è la dimostrazione.
A una fiducia incondizionata ne sta infatti seguendo una fase di sfiducia che inevitabilmente avrà conseguenze sull’economia cinese. D’altronde, quello della narrazione economica è un problema particolarmente rilevante in Cina dove non esistendo un’informazione democratica e oggettiva non viene data la possibilità ai cittadini di avere un’idea chiara di cosa sta succedendo. È quindi lo Stato a dettare i termini ed è per questo che proprio un cambio di narrativa da parte di Pechino potrebbe essere rilevante per far rientrare l’emergenza.
Le conseguenze per l’economia mondiale
L’attenzione poi si sposta sul tema che più interessa gli investitori: un crollo del mercato immobiliare cinese potrebbe avere ripercussioni sull’economia mondiale? E di quale portata? Ebbene, Shiller per il momento non ritiene che ci troviamo di fronte a una crisi mondiale come quella scaturita dal fallimento di Lehman Brothers. C’è infatti una sostanziale differenza tra il sistema finanziario statunitense e quello cinese, visto che quest’ultimo è più chiuso.
Tuttavia, delle conseguenze ci saranno visto che il mercato cinese è essenziale per la crescita mondiale. E c’è poi da considerare sempre l’aspetto psicologico:
“Una crisi conclamata in Cina non passerebbe inosservata né indolore su tutti i mercati azionari mondiali, così come non lo è stata nessuna delle crisi del passato: dai subprime agli attacchi speculativi contro le ‘tigri’ asiatiche del 1997, una crisi che tra l’altro per contagio portò al fallimento dei bond russi e al crollo del rublo”.
Non bisogna però sottovalutare l’impatto che un crollo dell’economia cinese avrebbe sul mercato azionario visto che gli investitori cinesi possiedono mille miliardi di Treasury Bond americani oltre a titoli azionari e obbligazionari di altri Paesi (compresa l’Italia).
Attenzione alle conseguenze geopolitiche
Ma le conseguenze peggiori potrebbero esserci sul piano geopolitico, visto che una crisi interna potrebbe spingere la Cina a guardare con maggiore attenzione al territorio di Taiwan.
A tal proposito, Shiller ritiene che particolarmente in questo momento non bisognerà “esasperare le tensioni”: va tenuta sott’occhio la questione di Taiwan - “un jolly in mano della Cina”, poiché laddove dovesse esserci “un’esplosione dei punti di attrito” tra Cina e Stati Uniti allora sì che la tanto temuta invasione dell’isola si concretizzerebbe con le “catastrofiche conseguenze del caso”.
Bisognerà prendere atto che il legame tra Cina e Russia è piuttosto difficile da rompere visto che “la Cina è il principale mercato per Mosca” con un interscambio aumentato del 27% nel 2022, arrivando a 188 miliardi di dollari. Servirà conviverci: in questa complicata situazione interna potrebbe bastare una scintilla per far sì che la tanto discussa invasione di Taiwan - che gli Usa si dicono pronti a difendere - possa effettivamente avverarsi.
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