La Russia ammette per la prima volta di essere in difficoltà economiche dall’inizio della guerra in Ucraina. Il 26% del settore aeronautico è sull’orlo del crollo. Ecco a chi Mosca ha chiesto aiuto.
Il 26% del settore aeronautico è sull’orlo del collasso e per la prima volta la Russia non lo può negare.
Il paese dei grandi scrittori come Dostoevskij e Tolstoj sta ormai una crisi economica sempre più profonda, caratterizzata da una serie di difficoltà che stanno colpendo settori cruciali del Paese.
L’aumento dei tassi di interesse, attuato per frenare l’inflazione, sta avendo effetti devastanti sull’economia reale, rendendo più onerosi i prestiti per imprese e famiglie. Una crisi che si riflette su alcuni settori strategici fondamentali come quello dei centri commerciali, di cui il 50% è a rischio fallimento, sintomo di un potere d’acquisto sempre più ridotto e di una contrazione generale della domanda interna.
Se, però, finora il Cremlino ha sempre negato l’evidente crisi, a oggi non può più farlo e per la prima volta ha ammesso implicitamente di trovarsi in serie difficoltà economiche, a causa del settore dell’aeronautica civile. L’industria aerea russa, un tempo robusta e ben connessa a livello internazionale, è ora in ginocchio e il 26% del traffico passeggeri rischia un crollo. Un potenziale colpo letale per l’economia russa già in crisi. Ecco cosa sta accadendo e come la Russia sta cercando di salvarsi.
Il 26% del settore aeronautico russo a rischio collasso
Le sanzioni occidentali hanno colpito duramente il settore aeronautico russo, limitando l’accesso ai pezzi di ricambio e ai nuovi velivoli di produzione occidentale. Prima dell’invasione dell’Ucraina, la flotta civile russa contava circa 850 velivoli. Oggi quel numero è sceso a 730, e si stima che, continuando così, la Russia potrebbe perdere quasi la metà della flotta rimanente entro il 2026.
La crisi del settore aeronautico russo non è solo un problema di infrastrutture: ha anche conseguenze dirette sui cittadini e sull’economia nazionale. Secondo i dati riportati dal quotidiano russo Izvestia, entro il 2025 circa 30 compagnie aeree russe, che rappresentano il 26% del traffico passeggeri del Paese, potrebbero fallire. Il motivo principale è l’incapacità di onorare i contratti di leasing per i velivoli stranieri, che in molti casi sono stati bloccati o ritirati a causa delle sanzioni. Questa situazione sta generando un aumento dei debiti accumulati dagli operatori, con il rischio concreto di revoca delle licenze di volo.
Nel frattempo, i passeggeri russi stanno già subendo le conseguenze di questa crisi. Il numero di viaggiatori è diminuito del 14% rispetto ai livelli pre-invasione, e molte tratte interne sono a rischio di cancellazione. Mentre il governo tenta di mantenere un’apparenza di normalità, la realtà è che la rete di trasporti nazionali è in serie difficoltà.
Compagnie aeree in crisi: ecco a chi la Russia chiede aiuto
La carenza di aerei ha costretto il Cremlino a valutare una mossa senza precedenti: permettere a compagnie aeree straniere di operare voli interni. Una decisione contrastante con la storica esclusività riservata ai velivoli e compagnie nazionali: un sintomo evidente della crisi che Mosca sta affrontando.
Nonostante i piani per la costruzione di nuovi aerei di produzione nazionale, come il Tupolev Tu-214 e l’Ilyushin Il-96-300, la realtà è ben diversa. Ritardi significativi e problemi di finanziamento hanno ostacolato i progressi, costringendo Mosca a ridimensionare i suoi obiettivi. Nel frattempo, il “pensionamento” anticipato dei velivoli stranieri, previsto già a partire dal 2025, rappresenta un’ulteriore minaccia. Il CEO di Rostec, Sergei Chemezov, ha avvertito che la mancanza di pezzi di ricambio renderà inevitabile il ritiro di molti aerei, aggravando ulteriormente la crisi.
Ecco quindi che Mosca si è rivolta a ottobre al Kazakistan, da cui il settore aeronautico civile russo è sempre più dipendente. Paradossalmente, infatti, mentre la Russia è in difficoltà, l’industria aeronautica kazaka sta vivendo un momento di espansione, con l’ammodernamento di aeroporti e l’aumento delle capacità operative di vettori come Air Astana. Senza interventi rapidi e sostanziali, il rischio di un crollo significativo sembra inevitabile, con possibili ripercussioni regionali.
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