Il recente incontro tra Lula e Xi Jinping ha posto le basi per un accordo tra i due paesi con l’obiettivo di cambiare la governance internazionale.
Cina e Brasile, due nazioni appartenenti alle economie emergenti pronte a concludere accordi per cercare di cambiare la governance mondiale in questo momento saldamente nelle mani di Stati Uniti e alleati europei. Nel recente incontro tra i due leader Lula e Xi Jinping si è discusso proprio di questo. Ufficialmente sono stati firmati accordi commerciali per un valore di 9 miliardi di euro. L’obiettivo è unire le proprie forze e avere sempre maggiore voce in capitolo sullo scacchiere internazionale.
Una notizia che non fa certamente piacere agli Usa ma che forse apre spiragli di un futuro dominato da nazioni emergenti. Vediamo cosa potrebbe cambiare.
Cina e Brasile hanno siglato numerosi accordi commerciali
Qualche giorno fa il presidente del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva è stato accolto con tutti gli onori del caso in Cina dal leader Xi Jinping. Sul tavolo una serie di accordi commerciali ma anche le prospettive finanziarie dei paesi ad economia emergente BRICS che oltre a Brasile e Cina vedono interessati anche Russia, India e Sud Africa.
I due leader sono stati firmatari di 20 accordi commerciali dal valore di 9 miliardi di investimenti. Diversi i settori coinvolti: dall’agricoltura all’allevamento, dalla lotta alla povertà al cambiamento climatico. E ancora investimenti in infrastrutture e lo sviluppo dei satelliti Cbers-6. Per l’occasione Lula ha anche fatto visita al centro Huawei di Shanghai plaudendo ai progressi che l’azienda sta compiendo sulle infrastrutture di rete 5G. Ricordiamo che Huawei è stata sanzionata e bandita dagli Stati Uniti in quanto ritenuta minaccia alla sicurezza nazionale.
L’obiettivo di cambiare la governance globale
Ma non solo accordi economici. Lula e Xi Jinping hanno parlato anche delle prospettive economiche future che i paesi che amministrano dovranno affrontare. Brasile, Cina, insieme a Russia, India e Sud Africa fanno parte delle economie emergenti che cresceranno sempre di più nei prossimi anni. Pretendono per questo maggiore voce in capitolo e sono pronte a fare la lotta a Stati Uniti e alleati europei per salire alla ribalta da un punto di vista internazionale.
Lula, che ha assistito all’insediamento dell’ex presidente brasiliana Dilma Rousseff come nuova dirigente della banca dei BRICS, si è scagliato di nuovo contro il dollaro, usato come moneta egemonica su cui si basa il commercio internazionale. «Ogni sera mi chiedo perché tutti i paesi debbano basare il loro commercio sul dollaro. Perché non possiamo commerciare in base alle nostre valute? Chi è stato a decidere che il dollaro fosse la valuta dopo la scomparsa dello standard aureo?» - ha detto.
Nel mirino del leader brasiliano c’è anche il fondo monetario internazionale e la sua politica di austerity. In questi primi mesi di presidenza Lula ha assunto posizioni molto nette in politica estera e in ambito economico -finanziario. Ha lanciato prima il progetto di una moneta unica per l’America Latina, ha poi annullato le procedure di privatizzazione avviate dal suo predecessore Bolsonaro per tre importanti società statali.
La posizione del Brasile sulla guerra in Ucraina
Molto netta è anche la sua posizione nei confronti della guerra in Ucraina. Lula non solo si è rifiutato di inviare armi a Kiev, ma anche votato contro le sanzioni alla Russia.
Al margine dell’incontro con il leader cinese, il presidente brasiliano ha dichiarato che i due paesi credono che il dialogo e il negoziato siano l’unica via d’uscita praticabile per porre fine al conflitto. Non è mancata la frecciatina agli Stati Uniti e all’Ue. «Gli Stati Uniti devono smettere di incoraggiare la guerra e iniziare a parlare di pace. È necessario che l’Unione europea cominci a parlare di pace, per convincere Putin e Zelensky che la pace è nell’interesse di tutti e che la guerra, per il momento, interessa solo a loro due» - si legge nella nota.
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