La settimana corta in Italia non sembra ancora decollare, tanto che ci sono molti lavoratori che arrivano a 50 ore d’attività professionale a settimana: il taglio delle ore è impossibile?
Lavorare meno giorni a settimana, con una riduzione degli orari, a fronte di stipendi invariati. La settimana corta, per il momento, ha preso poco piede in Italia, ma in qualche azienda la sperimentazione è iniziata. I sindacati chiedono di riscrivere alcuni contratti nazionali prevedendo una riduzione dell’orario e delle giornate lavorate a fronte di salari uguali.
La verità, però, è che al momento questo modello sembra molto lontano dalla realtà: tantissimi lavoratori hanno ben altri orari in Italia, arrivando anche a 50 ore settimanali. Per il momento l’idea di una settimana lavorativa di quattro giorni, quindi, non è semplice da seguire. Per quanto ci si sia iniziati a muovere in tal senso.
In Italia solamente Intesa Sanpaolo e Lavazza hanno dato vita a una vera sperimentazione della settimana corta, spinti anche da differenti condizioni rispetto al passato (pensiamo, per esempio, ai costi più alti legati alla crisi energetica).
La sperimentazione della settimana corta
La prima sperimentazione su larga scala della settimana lavorativa di quattro giorni è avvenuta in Gran Bretagna: la maggior parte delle aziende che ha partecipato ha deciso di proseguire con l’applicazione - almeno in via sperimentale - della settimana corta, che è inoltre diventata permanente in 18 aziende su circa 60.
In Italia Intesa Sanpaolo ha introdotto un modello che prevede quattro giorni di lavoro da 9 ore ciascuno, per un totale di 36 settimanali, a parità di stipendio. Non vale per tutti i dipendenti, ma è un test su base volontaria e legato alle esigenze dei diversi settori aziendali. Lavazza ha applicato un sistema simile già nel 2022.
Altro che settimana corta, si lavora anche 50 ore
In realtà, come evidenzia il Messaggero, le cose vanno un po’ diversamente nella maggioranza dei casi. In Italia ci sono ben 2,7 milioni di lavoratori che lavorano per 50 ore a settimana, invece delle tradizionali 40: parliamo di circa il 9% dei lavoratori e, in Europa, questo è un problema che riguarda soprattutto gli autonomi.
In Italia la percentuale di chi lavora 50 ore settimanali è particolarmente alta: parliamo del 9,2%, un tasso inferiore solamente al Portogallo (9,4%), alla Francia (10,2%) e alla Grecia (12,6%). In altri Paesi, come Romania e Bulgaria, la percentuale scende ben al di sotto del 3%.
Settimana corta, cosa farà l’Italia?
Per il momento il tema è entrato solo parzialmente nel dibattito politico in Italia. Dal governo c’è stata una timida apertura sul tema con il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, che però sostiene che prima sia necessario un ragionamento sulla produttività e l’occupazione. In realtà, però, il tema sembra debba essere affrontato più a livello sindacale e aziendale che non politico.
I sindacati stanno puntando sempre più sulla settimana lavorativa di quattro giorni, tanto da inserirla tra le richieste presentate per le piattaforme di diversi rinnovi di contratti nazionali. Anche le imprese, come dimostrano le parole del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, sono disposte a ragionare sul tema. Certamente la strada da fare è tanta, se pensiamo ai tantissimi lavoratori impegnati per 50 euro a settimana. Altro che passare da 40 a 36 ore…
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