Anac, chi è e cosa fa l’autorità anticorruzione italiana

Niccolò Ellena

22/07/2022

Combattere la corruzione in ogni suo aspetto attraverso monitoraggio e sanzioni, sia a livello nazionale che internazionale: è questo il compito dell’Autorità Nazionale Anticorruzione

Anac, chi è e cosa fa l’autorità anticorruzione italiana

L’Autorità Nazionale Anticorruzione, in acronimo Anac, è un’autorità amministrativa indipendente italiana istituita nel 2014.

I suoi compiti riguardano la prevenzione della corruzione nella pubblica amministrazione italiana, l’attuazione della trasparenza e la vigilanza sui contratti pubblici.

L’Anac nasce dall’unificazione di altri due enti: la Commissione indipendente per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche, istituita nel 2009 e riformata nel 2012; e l’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, istituita nel 1994.

Attualmente il presidente dell’Anac è Giuseppe Busia, che ha assunto la carica nel settembre 2020.

L’Autorità è composta da cinque membri, in carica per sei anni e non eleggibili per un secondo mandato. I membri sono nominati attraverso un decreto del Presidente della Repubblica, con l’appoggio del consiglio dei Ministri, il parere favorevole di due terzi dei componenti delle commissioni parlamentari competenti. La nomina del presidente avviene su proposta del ministro della Pubblica Amministrazione, del ministro dell’Interno e della Giustizia.

Oltre ai cinque membri, l’Autorità si avvale anche del supporto di un organo ausiliario, ossia la Camera arbitrale: questa a sua volta è composta da cinque membri incluso il presidente. I membri che la costituiscono sono tutti docenti universitari ed esperti in materie giuridiche.

Prevenzione della corruzione, trasparenza e contratti pubblici: i compiti dell’Anac

L’Autorità si occupa della prevenzione e del combattimento della corruzione, per far ciò realizza periodicamente un Piano Nazionale Anticorruzione (Pna): di durata triennale, ma aggiornato annualmente; il Pna è un documento di indirizzo per le amministrazioni pubbliche e per gli altri soggetti che sono tenuti ad applicare la normativa di prevenzione della corruzione.

Oltre a questo, come le altre autorità garanti, effettua consulenze nella propria materia di competenza, ad esempio emana pareri sulla normativa di precontenzioso, anche con carattere vincolante.

Vigila inoltre sull’adozione dei Piani Triennali di Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza (Ptpc) e dei Codici di comportamento da parte delle pubbliche amministrazioni.

Il suddetto Ptpc è un documento di natura “programmatoria” con cui ogni amministrazione o ente individua il proprio grado di esposizione al rischio di corruzione e indica gli interventi organizzativi (cioè le misure) volti a prevenire il rischio.

L’attività dell’Anac si estende anche alla vigilanza e al monitoraggio sull’introduzione delle misure di prevenzione da parte delle pubbliche amministrazioni, degli enti di diritto privato in controllo pubblico, nonché, limitatamente alle attività di pubblico interesse, degli enti partecipati.

Per quanto riguarda invece l’attività di monitoraggio, l’Autorità ha il dovere di vigilare su eventuali inconferibilità e incompatibilità degli incarichi amministrativi; sull’imparzialità dei pubblici funzionari; e sulle segnalazioni di whistleblowing, ossia di presunto illecito, proponendo, se ricorrono i presupposti, l’irrogazione di sanzioni amministrative.

Sempre in termini di monitoraggio e vigilanza, l’Autorità ha recentemente reso disponibile online il nuovo portale per misurare la corruzione chiamato “Come misurare la corruzione.

Gli indicatori per valutare i rischi di corruzione in ogni area del Paese”. È un progetto che mette a disposizione 70 indicatori scientifici in grado di stabilire quanto sia alto il rischio che si possano verificare fatti di corruzione.

L’Autorità ha anche un potere di tipo sanzionatorio, applicabile, ad esempio, in caso di illecito.

Ciò ha luogo nel caso in cui dei soggetti si rifiutino di trasmettere le informazioni richieste e nei confronti degli operatori economici in caso di falsa dichiarazione o documentazione in sede di gara.

Nell’ambito della trasparenza, l’Autorità svolge una funzione ispettiva, attraverso cui può richiedere informazioni o esibizioni di dati e documenti.

Vigila inoltre sui contratti pubblici e sul sistema di qualificazione degli operatori economici, nonché sulla stipula di protocolli di intesa con le stazioni appaltanti.

Ha inoltre un ruolo fondamentale nell’ambito dell’elaborazione dei costi standard per i lavori pubblici e dei prezzi di riferimento di beni e servizi.

Non solo, l’Autorità ha il potere di vigilare sul rispetto degli obblighi di pubblicazione e sull’inserimento nel Ptpc di un’apposita sezione dedicata alla trasparenza.

Definisce infine le linee guida d’intesa con il Garante della Protezione dei Dati Personali, sulle esclusioni e sui limiti all’esercizio dell’accesso; ma non solo, si occupa anche della definizione di criteri, modelli e schemi standard per l’organizzazione, la codificazione e la rappresentazione dei documenti, delle informazioni e dei dati oggetto di pubblicazione obbligatoria.

Il presidente dell’Autorità ha infine dei poteri speciali. Nel commissariamento degli appalti può, ad esempio, proporre al Prefetto competente l’adozione di misure straordinarie di gestione, sostegno e monitoraggio delle imprese nell’ipotesi in cui si verifichino degli illeciti.

Cosa fa l’Anac a livello internazionale

L’Anac non agisce solo a livello nazionale, ha infatti anche il compito di lavorare in collaborazioni con i corrispettivi degli altri Stati al fine di monitorare e ostacolare il diffondersi della corruzione.

In termini pratici, il garante siede spesso attorno a “tavoliinternazionali dove si discute e si promuovono nuove misure al fine di raggiungere i propri obiettivi.

Questa volontà di collaborare ha portato - il 16 ottobre 2018 - alla costituzione della Šibenikè, ossia la rete di autorità nazionali per la prevenzione della corruzione.

Attualmente vi aderiscono sedici Paesi europei, ossia Albania, Azerbaigian, Bosnia Erzegovina, Croazia, Danimarca, Estonia, Francia, Grecia, Italia, Moldavia, Montenegro, Romania, Serbia, Slovacchia, Ucraina, Slovenia, più il Benin.

Grazie a questa rete, è possibile monitorare al meglio e promuovere best practice più efficaci al fine di limitare e - laddove possibile - arginare, il fenomeno della corruzione.

Iscriviti a Money.it