Gli anticorpi dei vaccini ci proteggono da Omicron? La risposta arriva da Nature

Chiara Esposito

1 Gennaio 2022 - 20:19

Uno studio di Nature sembra porre fine all’incertezza sul tema. Facciamo chiarezza sulla tenuta dei vaccini in circolazione rispetto alla nuova variante.

Gli anticorpi dei vaccini ci proteggono da Omicron? La risposta arriva da Nature

Omicron è ormai al centro dell’attenzione dei ricercatori mondiali.

Gli studi sull’efficacia dei vaccini e sulla risposta immunitaria dei contagiati si avvicendano da settimane e molte indagini sono ancora in corso.

La rivista scientifica Nature però, per la sua autorevolezza e la completezza delle informazioni rilasciate, delinea chiaramente il raggio d’azione in cui la tenuta degli anticorpi è compromessa o addirittura neutralizzata da questa specifica mutazione del virus SarS-Cov2.

L’indagine ci riporta così a parlare di valori di trasmissibilità ma soprattutto di terze dosi. Facciamo il punto della situazione contestualizzando gli esiti del report britannico.

Il risultato degli studi Nature

Lo studio condotto per la rivista Nature che vi riportiamo è stato coordinato da Viviana Simon e Florian Krammer, due esperti del dipartimento di Microbiologia della Scuola di Medicina dell’ospedale Mount Sinai di New York.

Dalle sperimentazioni laboratoriali svolte è emerso che gli anticorpi generati dai vaccini o dall’infezione da virus SarsCoV2 mostrano di avere un’efficacia ridotta contro la nuova variante.

In particolare vi sottolineiamo che il campione su cui è stata eseguita la ricerca è formato da 85 individui, alcuni dei quali avevano avuto l’infezione ed erano convalescenti, altri che avevano ricevuto dosi del vaccino di Pfizer/BioNTech o del vaccino di Moderna.

Nel complesso si parla di un’efficacia ridotta di 23 volte per Pfizer/BioNTech e di 42 volte per Moderna. Questo dato è piuttosto preoccupante dato che gli esiti sono stati classificati come non rilevabili o molto scarsi.

L’unico barlume di speranza è rappresentato dalla dose booster perché i partecipanti che avevano ricevuto tre dosi di vaccino mostravano una riduzione della risposta anticorpale di 7,5 volte per Pfizer/BioNTech e 16,7 per Moderna.

Ovviamente le risposte non sono state così problematiche contro il ceppo virale originario o contro la variante Beta, ma la minaccia di Omicron sposta i riflettori sull’attività neutralizzante dei sieri proprio rispetto a questa singola mutazione.

Altri dati avallano queste posizioni

A conferma di questi esiti possiamo guardare sia alle indagini nostrane, in particolare alle risposte che giungono dall’ISS, che a studi sudafricani.

Anche secondo l’Istituto superiore di sanità l’efficacia vaccinale varia a seconda del tempo trascorso dall’ultima dose ricevuta.

Dopo 150 giorni dalla seconda dose, si osserva una forte diminuzione dell’efficacia vaccinale nel prevenire i contagi con un passaggio dal 71,5 per cento di copertura al 30,1 per cento. L’efficacia però risale al 71 per cento negli individui vaccinati con la terza dose. La fascia interessata da questo studio è quella dei minori di 80 anni.

Passiamo infine ad analizzare uno studio svolto in Sudafrica. Anche in questo caso la maggior parte degli studi condotti su Omicron ha riscontrato la sua capacità di sfuggire a parte delle difese che il nostro sistema immunitario grazie alla vaccinazione. Come riportato da IlPost, «la capacità del vaccino di Pfizer-BioNTech di bloccare un’infezione da Omicron è passata al 33 per cento con l’inizio dell’ondata dovuta alla nuova variante, rispetto all’80 per cento rilevato con le precedenti varianti».

Ad oggi l’unica risposta significativa è quella che arriva sul fronte dei ricoveri: il vaccino continua a confermarsi come un’importante risorsa nel prevenire l’ospedalizzazione mantenendo una capacità del 70 per cento, un calo rispetto al 93 per cento garantito con altri ceppi, ma pur sempre definibile come una buona tenuta.

Le conclusioni a cui possiamo giungere

Alla luce della considerazioni riportate, la necessità di proseguire nel percorso di immunizzazione è ormai evidente e pressoché inconfutabile. Non sarà una soluzione infallibile, ma è comunque l’unica via percorribile.

Per ovviare veramente al problema gli autori della ricerca Nature propongono una sola alternativa: lavorare ad un vaccino specifico contro la variante Omicron.

I tempi di studio e produzione però li conosciamo e, al netto dei buoni auspici ancora inattuabili, la terza dose vaccino oggi resta la sola arma nelle mani della popolazione globale davanti alla lotta al coronavirus.

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