Cosa sappiamo di Andrea Capuano, il nuovo ufficioso consigliere diplomatico e spin doctor di Matteo Salvini e dei suoi progetti di trasferta all’estero.
Sotto una pioggia di critiche e perplessità bipartisan il viaggio di Salvini a Mosca sembra temporaneamente sfumare. La possibilità che il Capitano voli in Russia come paciere non sembra avere più tanta consistenza, a causa dell’assenza del benestare della maggioranza del governo e del suo stesso partito. Ma chi c’è dietro questa mossa tanto avventata?
Sale alla ribalta un nuovo nome nella cerchia ristretta di Salvini: Antonio Capuano. In veste ufficiosa di consigliere diplomatico e spin doctor, è proprio lui che avrebbe avuto l’idea e l’incarico effettivo di organizzare tutto il viaggio. Vista la rilevanza, e ancor di più il discredito, che il progetto ha raggiunto questa figura merita un approfondimento particolare.
Chi è Antonio Capuano: origini e rapporti con Salvini
Antonio Capuano è oggi l’uomo d’onore di Salvini, ma la sua storia si discosta molto dalle mansioni attualmente ricoperte all’interno del team del Capitano.
Avvocato 50enne, è stato consigliere comunale a Frattaminore (Napoli) dal 2005 al 2012 nonché deputato di Forza Italia dal 2001 al 2006, nella XIV legislatura. La parentesi politica sembrava conclusa in favore di anni di lavoro all’estero, soprattutto in Medio Oriente, ma proprio negli ultimi tempi ad averlo riportato in campo è l’incarico informale di spin doctor del segretario leghista.
Secondo quanto ricostruito dal Corriere della Sera, sarebbero proprio le sue conoscenze ad avergli permesso di progettare il viaggio ancora non ufficiale di Salvini. Il problema è che aver agito alle spalle della maggioranza non ha giocato a favore del consigliere, mandando in fumo l’intera organizzazione della trasferta.
L’unica possibilità, ventilata peraltro dallo stesso Salvini, è quella di congelare il tutto in attesa di ulteriori riflessioni sulla reale opportunità politica e diplomatica di questa iniziativa. L’intento manifesto era infatti quello di operare una mediazione in vista di auspicabili negoziati di pace.
Le reazioni avverse dei partiti e il contrattacco
Quest’intenti sono stati aspramente criticati sia dalla destra che dalla sinistra in un variopinto coro di dissenso che ha portato lo stesso Salvini a rivalutare la partenza.
Le critiche più pungenti sono state quelle pronunciate dal segretario del Pd Enrico Letta che dal palco di un incontro elettorale a Verona ha rimarcato le differenze tra l’approccio Dem e quello di questa fazione del centro destra. Senza mezzi termini, Letta ha anche aggiunto anche come «l’idea che nel nostro Paese si discuta di una visita di Salvini a Mosca dia l’idea del livello in cui siamo arrivati».
Meno focosa e intransigente, ma non di certo favorevole, l’alleata di coalizione Giorgia Meloni che, volendo glissare sul tema, ha affermato solo di non avere molto da dire in quanto non a conoscenza dei contenuti e dei contorni di tale visita.
A queste dichiarazioni poco sbottonate, però, si è poi aggiunto un commento che, più che contribuire al dibattito su Salvini, sembra una nota di rassicurazione sulla propria linea personale:
«Per carità, tutto quello che si fa per arrivare a una soluzione di questo conflitto è buona cosa. L’unica cosa su cui bisogna fare molta attenzione è non dare segnali di crepe nel fronte. Noi abbiamo bisogno in questa fase di una postura solida dell’Occidente».
Arriva poi il momento del commento del diretto interessato che interviene durante un evento elettorale a Parma:
«Se devo creare divisioni sto con i miei figli. Non essendo un viaggio di piacere, ma un viaggio in una zona di guerra, se si aggiunge il coro di sottofondo di Letta, Meloni, Renzi, Calenda e degli intellettuali radical chic che preferiscono le armi e il conflitto, vediamo se ci sono le condizioni: per la pace sono disposto a tutto, a incontrare tutti».
Forse la stessa opinione non l’ha avuta il sindaco polacco, che non molte settimane fa ha rinfacciato al leader leghista proprio la sua storica amicizia e ammirazione per Vladimir Putin e ancora, per non ritrattare del tutto i suoi iniziali intenti, arriva la risposta dai toni quasi vittimistici sempre da parte di Salvini:
«Chiunque possa portare un mattoncino che ricostruisca la casa della pace e del dialogo dovrebbe poterlo fare».
Una cosa però è certa, se questa bufera di polemiche non tocca le corde profonde dell’animo del leader della Lega, il posto di Capuano resta salvo.
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