Il caso dei titoli Apple, che continuano a stracciare nuovi record. I rating sulle azioni degli analisti e i commenti sul danno dazi Trump in arrivo.
I buy recenti da capogiro che sono scattati su Apple hanno portato le azioni della Big Tech americana a volare al nuovo record di sempre, facendo salire la capitalizzazione di mercato a quota 3,75 trilioni di dollari.
Dopo il massimo storico di $246,5, testato nella sessione dell’altroieri, i titoli AAPL hanno segnato un nuovo record, chiudendo la seduta di ieri a Wall Street in rialzo dell’1% circa, a quota $247,77.
Forte la rimonta delle azioni, che hanno superato evidentemente la fase di profonda incertezza che ha caratterizzato il terzo trimestre dell’anno, quando gli investitori hanno preferito rimanere alla finestra, prendendosi del tempo per digerire i ritardi che hanno interessato il lancio di Apple Intelligence.
Apple: riscattano i buy sulle azioni, +28% YTD. Ma il rally è un paradosso. I rating
Evidente è la ripresa del titolo, che è balzato di oltre il 12% dai minimi testati agli inizi di novembre, estendendo a un guadagno pari a +28% lo scatto YTD (dall’inizio del 2024 alla sessione di lunedì, 9 dicembre).
Tuttavia, i consigli che la comunità internazionale degli analisti dà agli investitori sono contrastati: se la divisione di ricerca di Jefferies ha un rating neutral sulle azioni Apple, Wedbush Secuties continua infatti tuttora a essere ottimista sul trend delle azioni, come conferma il suo rating outperform.
Gli esperti di KeyBanc rimangono invece pessimisti sui titoli AAPL, valutati underweight.
A motivare la cautela è proprio la recente corsa delle quotazioni del colosso americano, che avrebbe portato il titolo in una fase di ipercomprato (overbought), con un P/E pari a 39,82 volte. Dal canto suo, l’investitore miliardario Warren Buffett ha deciso di scaricare più volte le azioni Apple.
Il worst case scenario del danno Trump sulle azioni Apple
Detto questo, come mette in evidenza un articolo di Bloomberg, la febbre sulle azioni Apple per ora non sembra aver intenzione di rientrare, nonostante il paradosso di una Big Tech che non solo sta assistendo alla crescita dei ricavi più lenta rispetto alle rivali del settore ma che, in vista della seconda amministrazione di Donald Trump, fa fronte anche alla minaccia di pagare di tasca propria i dazi che gli Stati Uniti si apprestano a imporre sui prodotti che gli americani importano dall’estero.
Sebbene al momento sia ancora difficile calcolare il danno che la seconda presidenza Trump infliggerà al mondo intero con l’imposizione delle tariffe, è certo il fatto che sarà la Cina la vittima illustre della politica protezionistica made in USA, ovvero il Paese dove la maggior parte dei prodotti targati Apple viene prodotta.
In realtà, Wall Street ha fiducia nella capacità del CEO del gigante Tim Cook di gestire il rischio, così come fece d’altronde durante la prima amministrazione Trump.
Detto questo, il costo ci sarà ed è stato identificato dagli analisti di Jefferies che, nel presentare il worst case scenario, hanno parlato di un costo degli iPhone che, con l’effetto dei dazi di Trump, salirebbe di 256 dollari.
In questa situazione, il caso del rally di Apple stupisce Wall Street. “È davvero un rompicapo il fatto che le azioni (AAPL) stiano facendo così bene, considerando le condizioni in cui si trova la Cina e la fase di sfide geopolitiche con cui ci confronteremo”, ha commentato Andrew Choi, gestore di portafogli di investimenti presso Parnassus Investments, aggiungendo che “è sorprendente che le azioni non abbiano fatto fronte a una volatilità più alta, visti i problemi esistenziali che riguardano una parte significativa degli affari” del gruppo.
Il riferimento, ovviamente, è alla risposta alquanto tiepida dei consumatori all’ultimo modello degli iPhone, così come agli utili del terzo trimestre di quest’anno, che hanno deluso le attese.
Nessun’ansia degli investitori su azioni APPL, “parla” il parametro
Nessun’ansia tuttavia da parte degli investitori, come ha confermato il trend di un parametro ben preciso: il CBOE Apple VIX, che misura la volatilità futura attesa, e che ha testato di recente il valore più basso in quasi un anno.
Eppure, tornando alla domanda dei nuovi iPhone, interpellato anche lui da Bloomberg Richard Clode, gestore della divisione Global Technology Leaders Fund di Janus Henderson Investors, ha fatto notare che il sostegno che si sperava che i nuovi iPhone 16 - progettati per Apple Intelligence - avrebbero dato alle vendite non si è materializzato, ragion per cui le aspettative si stanno concentrando ora sull’iPhone 17.
Fatto sta che, “dopo essere stato troppo bearish all’inizio di questo anno, il mercato è diventato probabilmente troppo ottimista ”, ha spiegato Clode.
I riflettori continuano a essere puntati in ogni caso sul gigante americano che, dopo essere stato il primo a vantare una capitalizzazione di mercato superiore a $1 trilione, poi a $2 trilioni e infine a $3 trilioni, potrebbe essere il primo colosso quotato in Borsa in assoluto ad arrivare a valere ben $4 trilioni.
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