Aria condizionata senza unità esterna e con un minor consumo di elettricità: questa azienda ha realizzato un apparecchio innovativo ed ecologico.
L’innovazione tecnologica si abbatte anche sull’aria condizionata. Un’azienda francese, infatti, ha realizzato un dispositivo che utilizza un sistema innovativo per raffrescare gli ambienti, con il vantaggio di consumare di meno (risparmiando in bolletta) e risolvere due dei più grandi problemi dei condizionatori: la presenza di un motore esterno e l’utilizzo di materiale refrigerante.
Il costo di questo nuovo sistema di aria condizionata (già in commercio) è molto alto ma dall’azienda garantiscono che in pochi anni si rientra nell’investimento visto il minor consumo di energia rispetto al metodo tradizionale.
Si tratta quindi di un’alternativa di cui tener conto quando si valuta l’acquisto di un climatizzatore e ad esempio non si ha molto spazio per l’unità esterna (che ricordiamo deve essere montata nel rispetto di alcuni parametri, pena l’obbligo di dover smantellare l’intero impianto). Una soluzione che garantisce anche un migliore impatto sull’ambiente: in assenza dell’unità esterna, nonché del refrigerante, infatti, si evita l’emissione di gas serra nell’ambiente.
Come funziona (e quanto inquina) un condizionatore tradizionale
I condizionatori tradizionali come è noto montano dei motori esterni in modo da poter raccogliere l’aria dall’ambiente esterno e poterla trasformare - con l’aiuto di un gas refrigerante - in aria fredda utile a raffrescare gli ambienti. Contestualmente, però, viene rilasciata nell’ambiente esterno aria calda che in molti casi presenta anche gli idrofluorocarburi (HFC), ossia dei potenti gas serra, presenti nel prodotto utilizzato come refrigerante.
D’altronde basta poggiare la mano vicino al motore esterno per rendersi conto di quanto detto, con l’aria condizionata che quindi presenta un importante paradosso: riscalda l’interno, ma contribuisce a surriscaldare l’ambiente esterno. Oltre a pesare in bolletta, visto che il condizionatore è tra gli elettrodomestici che consumano più energia.
A tal proposito, secondo uno studio condotto da Ettore Guerriero, ricercatore per l’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Cnr, e pubblicato dal Corriere della Sera, l’inquinamento prodotto da un condizionatore dipende da una serie di fattori, come la classe energetica dell’edificio (ad esempio se ci sono dispersioni di calore), la temperatura dell’impianto e il tempo di utilizzo.
Una stima, però, è comunque possibile: basti pensare che in una casa di dimensioni comprese tra 20 e 30 metri quadrati un condizionatore di classe energetica A+++ (tra i più performanti quindi) produce 78 grammi ogni ora di anidride carbonica. La produzione quasi raddoppia, arrivando a 132 grammi di anidride carbonica con un condizionatore di classe energetica B.
Se l’ambiente aumenta, cresce anche la capacità di inquinamento dell’impianto.
Dati che non vanno sottovalutati, specialmente se si considera che ogni anno sono sempre di più le famiglie che montano uno o più impianti di climatizzazione. Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, infatti, a oggi da questa fonte di raffrescamento ne risulta la produzione di 4 miliardi di tonnellate di anidride carbonica, il 12% di quella totale.
Come funziona il condizionatore senza unità esterna
È l’azienda francese Caeli Énergie ad aver realizzato un sistema di climatizzazione molto innovativo privo dell’unità esterna e che non utilizza alcun gas refrigerante che può rivelarsi dannoso per l’ambiente.
Nel dettaglio, viene utilizzato un sistema chiamato “refrigerazione adiabatica a punto di rugiada”, con il quale viene sfruttato il principio per cui l’aria calda rilascia parte del suo calore per far evaporare l’acqua, abbassando così la propria temperatura. Per questo motivo tale sistema è conosciuto anche come refrigerazione evaporativa.
Attraverso questo sistema, quindi, l’acqua viene fatta evaporare provocando il raffreddamento dell’aria. Il tutto a fronte di un minor consumo di energia elettrica, visto che questa è necessaria solo per far convogliare l’aria verso il pannello evaporativo presente nell’impianto, per poi diffondere all’interno quella filtrata e di conseguenza più fresca. Una differenza notevole rispetto ai climatizzatori tradizionali, in quanto l’aria che viene espulsa è più fredda di quella aspirata, con il vantaggio tra l’altro che quanto più è alta la temperatura esterna e più sarà efficace il raffreddamento. Va però considerato un’immissione di umidità nell’ambiente, il che porta a sconsigliare una tale soluzione per gli ambienti già umidi.
Una soluzione quindi che aiuta l’ambiente (anche perché per la produzione del dispositivo vengono utilizzate molte componenti riciclate o comunque riciclabili) e impatta meno in bolletta, per quanto comunque il costo dell’impianto sia sicuramente più elevato rispetto a un tradizionale condizionatore (stiamo intorno ai 2.500-3.000 euro).
Un investimento che quindi va valutato con attenzione, per quanto ci siano ottime possibilità che possa garantire un ritorno in pochi anni. D’altronde, secondo le stime riportate dall’azienda, questi consumano 5 volte in meno rispetto ai condizionatori tradizionali.
Va detto comunque che non si tratta dell’unica azienda che vende dei dispositivi che utilizzano il raffrescamento adiabatico: ad esempio, come alternativa sul mercato esiste la Flow, la Italkero e la Aquarial.
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