Per il presidente del Consiglio, Mario Draghi, quest’estate potremmo dover tenere i condizionatori spenti, in caso di sanzioni Ue sullo stop al gas russo. Ma c’è davvero questo rischio?
“Preferiamo la pace o il condizionatore acceso? Questa è la domanda che ci dobbiamo porre”. Le parole del presidente del Consiglio, Mario Draghi, a qualcuno saranno sembrate solo una provocazione, ad altri una minaccia vera e propria. Ma davvero dovremo tenere i condizionatori spenti la prossima estate?
In conferenza stampa, dopo l’approvazione del Def, Draghi ha spiegato che al momento l’embargo del gas russo non è ancora sul tavolo a livello europeo, eppure è un’ipotesi che non viene esclusa. E che l’Italia potrà sostenere nel caso in cui i Paesi Ue si convincano che questa sia la strada da seguire.
Una risposta così dura contro la Russia potrebbe essere, nelle parole del presidente del Consiglio, lo strumento più efficace per raggiungere l’obiettivo della pace in Ucraina: “Ci chiediamo se il prezzo del gas può essere scambiato con la pace”. La minaccia paventata da Draghi, quindi, è concreta o no?
Perché Draghi parla di condizionatori spenti in estate
Inizialmente Draghi ha parlato di riscaldamenti spenti in caso di sanzioni sul gas russo. Poi ha pensato alla stagione in arrivo, all’estate, e si è quindi corretto parlando di condizionatori da spegnere nei prossimi mesi. Perché si parla di condizionatori in riferimento al gas russo? Perché bisogna ricordare che l’elettricità in Italia viene prodotta in buona parte (quasi per la metà) da centrali che funzionano con il gas.
Perché è così importante colpire il gas russo
L’obiettivo di Draghi e dell’Ue potrebbe quindi diventare quello di colpire Putin con un embargo al gas russo. Perché è così importante per Mosca? Al momento la Russia stima di guadagnare dalle esportazioni d’energia oltre 300 miliardi di dollari nel 2022 (più del 2021).
L’unico modo per affossare davvero l’economia russa sembra quella di porre l’embargo sulla vendita dell’energia. Dal petrolio e dal gas, infatti, deriva quasi la metà dell’export d Mosca. Con uno stop all’export, secondo alcuni scenari, il danno per l’economia russa potrebbe essere di circa 300 miliardi.
La dipendenza dell’Italia dal gas russo
L’Italia copre al momento circa il 40% del proprio fabbisogno nazionale con il gas russo. Il problema è che il mix energetico su cui si basa il nostro Paese è sbilanciato sul gas: l’Italia non ha fonti nucleari e dipende tantissimo dal gas, avendo anche una quota di rinnovabili non bassa ma neanche sufficiente a sopperire alla mancanza di altre forniture diventando più esposti alle fonti fossili.
L’Italia sta puntando ora su altri fornitori per il gas, come l’Algeria o l’Azerbaigian, con cui sta provando a stipulare nuovi accordi in questi giorni. C’è poi il capitolo Gnl, su cui l’Ue sta spingendo ma per vedere i risultati bisognerà aspettare.
Gli Stati Uniti hanno annunciato che invieranno all’Ue 15 miliardi di metri cubi aggiuntivi di gas liquido via nave, ma questa cifra corrisponde solo a circa il 10% del gas russo. Per il Gnl, però, il problema è che serve tempo a causa della scarsa capacità europea di rigassificazione.
Come spiegava a Money.it il professor Alessandro Lanza, l’Italia dovrebbe investire nei rigassificatori, finora snobbati dai diversi governi nazionali. Il problema è che ora qualsiasi soluzione sul Gnl richiede tempo e sostituire il gas russo è difficile.
Fino a quando l’Italia ha scorte sufficienti di gas
In conferenza stampa Draghi ha inviato una rassicurazione: l’Italia può restare anche senza gas russo nel breve termine, perché “fino a fine ottobre siamo coperti, le conseguenze non le vedremmo fino all’autunno”.
Gli effetti, quindi, non saranno immediati. Ma allora perché la preoccupazione del governo si concentra già su quest’estate? Perché quelli estivi sono i mesi in cui si preparano le riserve in vista dell’inverno. E ridurre i consumi vorrebbe dire poter mettere da parte più scorte.
Sanzioni Ue, ci sarà davvero lo stop al gas russo?
Il discorso di Draghi sui condizionatori si basa su ciò che l’Ue deciderà di fare con le prossime sanzioni: i governi dei 27 stati membri decideranno davvero di bloccare l’importazione del gas russo? Al momento l’opposizione più forte è quella della Germania. Sostenuta dall’Austria.
Qualcun altro spinge nella direzione di uno stop al gas russo, mentre l’Italia per il momento afferma che asseconderà un eventuale stop all’import, ma per ora non si espone più di tanto e non chiede all’Ue di seguire questa strada.
Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, sostiene che l’Ue prima o poi dovrà prendere sanzioni contro la Russia anche su petrolio e gas. Per ora, però, non è bastato neanche vedere le immagini di Bucha per optare per una risposta più forte.
Sembra più facile, quindi, che ci sia prima un passaggio intermedio: uno stop al petrolio di Mosca. Il gas sembra essere l’ultima opzione. Per ora ci si accontenterà dello stop al carbone e alla chiusura dei porti europei alle navi russe. Per petrolio e gas ancora sembra presto per trovare una larga condivisione in Ue. Non un caso, se pensiamo che per il petrolio gli acquisti europei riguardano per il 25% proprio la Russia e che per il gas si sale addirittura al 45%.
Condizionatori spenti in estate, cosa vorrebbe dire?
Se l’Ue dovesse decidere di bloccare l’arrivo del gas russo si potrebbe quindi arrivare allo scenario tratteggiato da Draghi sui condizionatori spenti. Cosa vorrebbe dire? Intanto bisogna ricordare che una decisione del genere non riguarderebbe solo le case e le famiglie, ma anche le imprese italiane.
L’Italia consuma circa 70 miliardi di metri cubi di gas l’anno: la maggior parte serve a generare elettricità e calore, poi una buona fetta viene utilizzata per i consumi domestici, industriali e del commercio. Nel 2021 circa il 40% del gas importato in Italia proveniva dalla Russia.
Senza il gas russo, in effetti, l’Italia potrebbe essere costretta - secondo alcune simulazioni - a ricorrere al razionamento. Che significa? Tra le possibilità c’è quella di ridurre l’uso di condizionatori e riscaldamenti, non a caso due degli elementi che incidono di più sulla bolletta elettrica e del gas per le famiglie.
Ma come potrebbe essere applicato questo possibile razionamento dei consumi? Sembra difficile pensare a uno stop ai consumi nelle case, quindi sembra più semplice che ci si limiti a un invito ai cittadini a usare meno i condizionatori. Più facile un’applicazione ridotta di aria condizionata e altro in uffici e strade pubbliche. Ma al momento quella di Draghi sembra comunque più una provocazione che un vero e proprio annuncio di razionamento. Che, in ogni caso, sembra poter essere solo parziale.
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