Assegno di inclusione non pagato a 400 mila famiglie, ecco perché

Simone Micocci

23 Aprile 2024 - 11:57

Assegno di inclusione, circa 400 mila famiglie tagliate fuori dal sostegno (a fronte di poco più di 600 mila nuclei beneficiari).

Assegno di inclusione non pagato a 400 mila famiglie, ecco perché

L’Assegno di inclusione è in arrivo nel fine settimana per circa 600 mila famiglie, poco più di 1 milione di persone secondo i dati forniti dall’ultimo Osservatorio Inps. Numeri elevati, che tuttavia poco hanno a che vedere con quelli del Reddito di cittadinanza dove prima della stretta apportata dal governo Meloni le famiglie beneficiarie erano più di 900 mila.

Il problema non è, come invece il governo Meloni ha provato a far passare, che molte famiglie hanno rinunciato a fare domanda per il sostegno approcciandosi così al mercato del lavoro. Semplicemente è più alto il numero delle domande respinte, quasi la metà di quelle accolte, a causa di requisiti maggiormente restrittivi.

Tant’è che ribaltando il punto di vista possiamo dire che l’Assegno di inclusione questo mese non viene pagato a 400 milioni di famiglie: è questo, infatti, il numero delle domande inviate ma respinte dall’Inps.

Assegno di inclusione, un bilancio aggiornato

D’altronde che il passaggio dal Reddito di cittadinanza all’Assegno di inclusione non sarebbe stato indolore era risaputo. Per stessa ammissione del governo, infatti, si è trattato di una stretta, con l’obiettivo di rivolgersi solamente alle famiglie che davvero hanno bisogno di essere sostenute.

In particolare, è stato puntato il dito su coloro che sono nella condizione di poter lavorare. Questi, infatti, sono stati esclusi dal parametro di scala di equivalenza dell’Assegno di inclusione, rendendo così più complicato per alcune famiglie soddisfare i requisiti per accedere alla misura.

Tuttavia, probabilmente neppure il governo si aspettava dei numeri così ridotti per l’Assegno di inclusione. A oggi, infatti, le famiglie destinatarie dell’Assegno di inclusione sono poco meno di 600 mila. Ricordiamo che di questa platea fanno parte solo i nuclei che al loro interno hanno almeno un minore, un disabile (percentuale di almeno il 74%), un over 60 oppure persone in condizione di svantaggio inserite in un programma assistenziale dei servizi socio-sanitari territoriali. Stando ai dati, però, per la maggior parte si tratta di nuclei formati da anziani soli o con figli invalidi a carico, o comunque di coppie in età avanzata.

Il confronto con il Reddito di cittadinanza è impietoso: nel 2024, infatti, erano stati 1.367.846 i nuclei che hanno beneficiato di almeno una mensilità di Rdc erano stati ben 1.367.846, numero che si è dimezzato a fine anno quando per effetto della stretta voluta dalla presidente del Consiglio solamente i nuclei con minori, disabili e over 60 hanno continuato a percepire il sostegno.

C’è però una buona notizia: a fronte di una riduzione della platea c’è stato un miglioramento dell’importo. In media, infatti, di Assegno di inclusione spettano 607 euro al mese rispetto ai circa 560 euro del Reddito di cittadinanza.

Le premesse quindi sono state rispettate: ricordiamo infatti le parole di Giorgia Meloni alla vigilia dell’addio al Reddito di cittadinanza, quando promise più soldi alle famiglie che ne avrebbero avuto davvero bisogno escludendo invece quelle dove uno o più componenti sono nella condizione di poter svolgere un impiego.

Quasi mezzo milione di famiglie escluse

Secondo gli ultimi dati Inps aggiornati a febbraio, su 1 milione di domande presentate 400 mila risultano respinte, mentre 50 mila ancora sono in attesa dell’esito. Quasi mezzo milione di famiglie, quindi, non ricevono l’Assegno di inclusione, potendo al massimo indirizzarsi su un’altra misura: il Supporto per la formazione e il lavoro, sostegno da 350 euro al mese rivolto a chi ha un’età tra i 18 e i 59 anni e partecipa a iniziative di formazione e orientamento al lavoro, spettante però per un massimo di 12 mesi.

Le ragioni di un numero così alto di domande respinte sono diverse. Come anticipato c’è stato un cambio dei requisiti che inevitabilmente ha ridotto la platea, per quanto alcune famiglie questo non l’abbiano capito e di conseguenza provano comunque a inviare la domanda.

Ma nel 2024 è da segnalare un’altra novità che ha ridotto ulteriormente il numero di beneficiari del sostegno: il fatto che da quest’anno i figli non conviventi con i genitori risultano a loro carico ogni qual volta che non hanno un reddito superiore a 2.840,51 euro, non sono sposati e non hanno figli. È venuta meno, infatti, la condizione per cui i figli sopra i 26 anni non sono mai considerati a carico dei genitori, una novità che ha comportato l’accorpamento di molti nuclei familiari e in molti casi la perdita dei requisiti di accesso al sostegno.

A ciò vanno aggiunte le difficoltà dei servizi socio-sanitari dei territori a comunicare all’Inps le persone in condizione di svantaggio a loro carico, il che ha comportato l’esclusione, almeno inizialmente, di molti nuclei familiari.

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