Assegno di inclusione, possibile modifica dei requisiti per ampliare il numero di beneficiari e scongiurare il flop della misura.
Una riforma dell’Assegno di inclusione potrebbe essere in arrivo già nelle prossime settimane: secondo quanto riportato da Repubblica, il governo starebbe valutando una revisione dei requisiti di accesso alla misura.
A oggi, infatti, il numero di famiglie che hanno avuto accesso alla misura è stato inferiore alle previsioni, tanto che la platea dei beneficiari del Reddito di cittadinanza sembra essersi persino dimezzata.
D’altronde Bankitalia lo aveva annunciato, ritenendo che la stretta avrebbe colpito 900 mila famiglie; numeri su cui la ministra Calderone continua a dire di “non ritrovarsi”, salvo poi dover fare i conti con la dura verità. Secondo le stime governative, infatti, sarebbero dovute essere 737 mila le famiglie beneficiarie dell’Assegno di inclusione: oggi stiamo intorno alle 480 mila per quello che ha tutte le caratteristiche per essere definito un flop.
Ragion per cui il governo potrebbe tornare sui propri passi rivedendo i criteri di accesso all’Assegno di inclusione, in particolar modo prevedendo un trattamento meno severo nei confronti degli occupabili.
Assegno di inclusione, boom di domande respinte
Eppure il numero delle famiglie che hanno provato ad accedere al sostegno è stato in linea con le stime governative: al 25 gennaio erano 651.665. Tuttavia, la percentuale delle domande respinte è molto alta: il 28%, circa una richiesta su tre.
E non è neppure chiara la ragione, in quanto come si legge nel messaggio n. 684 dell’Inps, il dettaglio delle singole causali di reiezione sarà disponibile solamente dal prossimo 27 febbraio.
Possiamo comunque anticipare che nella maggior parte dei casi il mancato accesso all’Assegno di inclusione è dovuto al superamento delle soglie reddituali. D’altronde, nonostante la base di partenza sia sempre pari a 6.000 euro, con il Reddito di cittadinanza era molto più semplice innalzare questa soglia visto che - a differenza dell’Assegno di inclusione - nel parametro di scala di equivalenza erano considerati anche i maggiorenni in età da lavoro (e occupabili).
Il vero problema dell’Assegno di inclusione (che noi avevamo anticipato)
In tempi non sospetti avevamo anticipato che le nuove norme sull’Assegno di inclusione avrebbero escluso molte delle famiglie beneficiarie del Reddito di cittadinanza.
Il problema è che escludendo tutti i maggiorenni occupabili dal parametro di scala di equivalenza si ha una soglia reddituale che è molto più bassa rispetto a quella che non andava superata fino allo scorso anno.
Basti pensare che oggi un nucleo familiare composto da due adulti e un minore di età di 5 anni deve avere un reddito annuo che non supera i 6.600 euro per poter richiedere l’Assegno di inclusione, mentre con il Reddito di cittadinanza la soglia era molto più alta, pari a 9.600 euro.
Una differenza di calcolo che non incide solamente sull’accesso alla misura ma anche sull’importo. È vero infatti che il valore massimo dell’Assegno di inclusione è più alto, ma allo stesso tempo è più complicato assicurarsi un importo più elevato.
Cambiano i requisiti dell’Assegno di inclusione?
Dopo mesi di allarmi respinti al mittente, sembra quindi che dal ministero del Lavoro abbiano preso atto della situazione ritenendo necessario intervenire in corso d’opera per ampliare la platea dei beneficiari dell’Assegno di inclusione.
Ma bisogna fare attenzione, in quanto non bisogna commettere l’errore inverso, ossia ampliare troppo la platea visto che le risorse sono comunque limitate.
A occuparsene sarà la ministra del Lavoro insieme a Natale Forlani, ex segretario confederale Cisl ed ex presidente di Italia lavoro, a capo del Comitato di valutazione della misura, i quali dovranno valutare se è possibile adottare dei correttivi senza sforare nei limiti di spesa.
Non sarà semplice ma la sensazione è che qualcosa si farà, specialmente se anche alla fine del mese la platea dei beneficiari dovesse restare questa. Le soluzioni potrebbero essere diverse: ad esempio dando maggiore peso ai figli, per i quali si è passati da un valore di 0,2 nel parametro di scala di equivalenza a uno di 0,15 per quelli fino a 2 anni, 0,10 per tutti gli altri.
Oppure abbassare ma non escludere completamente gli occupabili dal parametro di scala. Prima il valore assegnato era 0,4, oggi è 0: una soluzione potrebbe nascondersi nel mezzo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA