Addio all’Assegno Unico? No, solamente uno spavento provocato da un Sms Inps. L’Istituto è poi intervenuto per chiarire ogni dubbio.
Sono stati momenti di panico quelli vissuti dalle famiglie che hanno improvvisamente ricevuto dall’Inps un Sms che non lascia alcuno spazio a interpretazione:
“Si informa che la domanda di Assegno unico è decaduta”.
Il mittente, InpsInforma, unito al fatto che non c’era alcun link in allegato o un numero da chiamare, ha sciolto ogni dubbio sul fatto che l’Sms fosse reale e non un tentativo di truffa (come quelli che spesso vengono fatti utilizzando illegalmente l’immagine dell’Inps). Tutto vero, la domanda di Assegno unico è decaduta.
Ma per quale motivo? E soprattutto, cosa succede adesso? D’altronde oggi questo sostegno è arrivato a un importo base di massimo 200 euro per figlio, più le maggiorazioni che in alcuni casi possono portarlo a toccare la soglia dei 350 euro per ogni figlio. Toglierlo improvvisamente alle famiglie che ne hanno fatto affidamento, quindi, avrebbe rappresentato un duro colpo.
Fortunatamente a chiarire cosa è successo, mettendo un freno a un vero e proprio assalto nei confronti dei centri di assistenza fiscale (Caf) presenti sul territorio, è stata l’Inps stessa che attraverso una nota pubblicata in queste ore sul sito ufficiale dell’Istituto ha tranquillizzato le famiglie destinatarie del messaggio.
Cosa significa l’Sms dell’Inps che annuncia la decadenza dell’Assegno unico
Come confermato dall’Inps, e come si poteva facilmente notare sulle pagine social prese d’assalto dalle famiglie interessate, sono stati in diversi a ricevere l’Sms incriminato.
Nessun errore: semplicemente la comunicazione si riferisce alle annualità 2023 e interessa quelle domande per le quali la richiesta di Assegno unico universale non andava presentata in quanto la famiglia risultava essere già beneficiaria di Reddito di cittadinanza.
Ricordiamo, infatti, che diversamente da quanto succede per l’Assegno d’inclusione - per il quale la domanda di Assegno unico è necessaria per godere del sostegno destinato ai figli, senza alcun taglio - con il Reddito di cittadinanza questa prestazione era erogata in automatico all’interno della Carta Adi, in base alle informazioni già in possesso dell’Istituto (alcune delle quali andavano dichiarate separatamente dai percettori di Rdc). Senza dimenticare che l’importo dell’Assegno unico veniva tagliato, in quanto scorporato della quota già riconosciuta ai figli con il Reddito di cittadinanza.
Nonostante queste regole, ci sono state famiglie che per non correre rischi hanno comunque inviato domanda di Assegno unico pur risultando beneficiarie di Reddito di cittadinanza. Richieste che prontamente l’Inps ha fatto decadere, precisando che riguardano le posizioni passate e di conseguenza non comportano alcuna conseguenza sui pagamenti futuri.
Non c’è da preoccuparsi
La comunicazione ricevuta non riguarda, quindi, le domande di Auu presentate e accolte nelle annualità 2023 e 2024, per le quali non bisogna temere alcuna variazione. Nessuna preoccupazione: questo mese i soldi arriveranno regolarmente, tra il 15 e il 17 maggio secondo il calendario ufficializzato dall’Inps.
Ovviamente il pagamento ci sarà solamente per chi risulta essere ancora beneficiario dell’Assegno unico. D’altronde, sono diverse le ragioni che potrebbero aver portato alla decadenza anticipata: per questo motivo l’Inps consiglia a chi si vuole togliere ogni dubbio di verificare la propria posizione attraverso i canali istituzionali dell’Istituto (ad esempio chiamando il numero verde) oppure accedendo con le proprie credenziali di autenticazione nell’area MyInps.
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