Aumentare la pensione cancellando le ultime retribuzioni: come fare?

Simone Micocci

3 Agosto 2018 - 09:32

La giurisprudenza riconosce al lavoratore di neutralizzare le ultime retribuzioni se dannose ai fini della pensione; ecco quali sono le condizioni necessarie per farlo.

Aumentare la pensione cancellando le ultime retribuzioni: come fare?

Pensioni: perché conviene neutralizzare i contributi “dannosi”?

Ci sono dei casi in cui le ultime retribuzioni percepite dal lavoratore potrebbero influire negativamente sull’importo della pensione. Ecco perché a questo viene consentito di cancellarle, o meglio, neutralizzarle al fine di non farle rientrare nel calcolo dell’assegno previdenziale.

Stiamo parlando naturalmente non delle pensioni calcolate con il sistema contributivo (introdotto dal 1996, con il quale si tiene conto dell’insieme dei contributi maturati), bensì di quelle calcolate con il metodo retributivo, con il quale sull’importo della pensione influiscono gli stipendi - e le retribuzioni sostitutive, come ad esempio la disoccupazione - percepiti negli ultimi 5 o 10 anni.

In questo caso, quindi, il lavoratore che prima di accedere alla pensione ha subito una riduzione dello stipendio - ad esempio per aver cambiato impiego o, peggio, per averlo perso e aver beneficiato della disoccupazione - rischia di “buttare all’aria” quanto di buono fatto nel corso della sua carriera.

D’altronde è lo stesso motivo per cui molti lavoratori approfittavano di questo strumento a loro vantaggio, mettendosi d’accordo con il loro datore di lavoro così da farsi aumentare lo stipendio negli ultimi anni di lavoro ed ottenere una pensione più alta di quella che gli sarebbe effettivamente spettata.

Ma torniamo ad approfondire il caso inverso, ovvero quello del lavoratore che negli ultimi anni di lavoro subisce una riduzione dello stipendio o la perdita del lavoro (beneficiando però dei contributi figurativi accreditati insieme alla disoccupazione). Cosa fare per evitare che l’importo della pensione? Scopriamolo.

Quali contributi si possono neutralizzare?

Fin dal principio la legge non è intervenuta sulla possibilità di neutralizzare le ultime retribuzioni ai fini pensionistici, lasciando spazio all’interpretazione dei giudici.

Ebbene, la giurisprudenza si è mostrata favorevole a questa possibilità, tant’è che recentemente con la sentenza n. 173/2018 la Corte Costituzionale ha esteso anche agli autonomi la possibilità di neutralizzare i contributi dannosi ai fini della pensione.

Tuttavia è importante sottolineare che i giudici riconoscono questa possibilità, ma solamente per quei contributi maturati dopo il raggiungimento del requisito contributivo necessario per accedere alla pensione.

Facciamo un esempio: come noto per la pensione di vecchiaia sono necessari 20 anni di contributi. Tuttavia una volta raggiunta questa condizione bisognerà comunque attendere il compimento dei 66 anni e 7 mesi di età (67 anni dal 2019 visto l’adeguamento con le speranze di vita) per andare in pensione. Ebbene, nel caso in cui l’ulteriore contribuzione accreditata risulti svantaggiosa per il lavoratore, nonché futuro pensionato, questo può neutralizzarla.

Se invece la contribuzione da neutralizzare è necessaria ai fini dell’ottenimento della pensione, questa non si può sterilizzare.

Limite massimo

Nel dettaglio, la giurisprudenza ha riconosciuto questa facoltà entro un limite massimo di 260 settimane contributive, ma solo qualora queste facciano riferimento a periodi di rioccupazione con retribuzione inferiore o ad una disoccupazione indennizzata.

Si può eccedere le 260 settimane, invece, nel caso di periodi figurativi di integrazione salariale o di contribuzione volontaria.

Come anticipato questo strumento è a disposizione di ogni lavoratore (purché soddisfi le suddette condizioni), poiché la giurisprudenza l’ha riconosciuto sia per i lavoratori subordinati nel settore pubblico e privato che per quelli iscritti alle le gestioni speciali dei lavoratori autonomi (artigiani e commercianti).

Ricordiamo comunque che questo strumento può essere utilizzato solamente per quelle pensioni calcolate con il sistema retributivo; d’altronde neutralizzare dei contributi nel caso di computo con il sistema contributivo sarebbe solamente dannoso per il lavoratore, visto che ogni contributo maturato - anche se figurativo - è utile per alzare l’importo dell’assegno previdenziale.

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