Il taglio del cuneo del 2% dovrà essere riconfermato dal Governo in Legge di bilancio. Il ministro Giorgetti non solo ne conferma il rinnovo ma parla anche di un aumento: ecco chi avrà più soldi.
Il taglio del cuneo fiscale sarà confermato - se non addirittura aumentato - in Legge di bilancio. Proprio ieri sera, 18 novembre, si è conclusa alle 21 la riunione tra la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e i partiti di maggioranza per discutere delle misure per la manovra di Bilancio che verrà approvata entro la fine di quest’anno: il più importante banco di prova per il nuovo esecutivo.
Tra i provvedimenti discussi non poteva non mancare il taglio del cuneo fiscale, essenziale per alleggerire il carico contributi dei lavoratori, sui quali preme un’inflazione che ha diminuito fortemente il potere d’acquisto dei loro stipendi.
In un periodo di crisi in cui il caro energia si ripercuote sulle bollette delle famiglie italiane, il Governo ha quindi voluto tranquillizzare i cittadini confermando almeno il rifinanziamento dello sconto sui contributi del 2%, tasse pagate da lavoratori (e imprese) sul costo del lavoro.
Sembrerebbe quindi che il programma della premier Meloni d’introdurre un taglio di cinque punti percentuali del cuneo fiscale debba essere rimandato. Eppure, proprio al termine della riunione del 18 novembre il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha parlato addirittura di un possibile aumento del taglio, ancora da confermare.
Davanti a questa possibilità è bene comprendere cosa accadrà agli stipendi nel 2023, se il taglio del cuneo al 2% sarà riconfermato o aumentato. Ecco tutto quello che c’è da sapere.
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Il Governo Meloni dovrebbe quindi confermare, se non addirittura aumentare, il taglio del cuneo fiscale, precedentemente fissato dal Governo Draghi al 2%, in Legge di Bilancio. Una misura il cui solo rifinanziamento costerebbe allo Stato ben 3,5-4 miliardi di euro.
A conti fatti, la sola riconferma dello sconto sui contributi del 2% non comporterebbe alcun ulteriore aumento degli stipendi nel 2023, ma almeno i lavoratori con redditi sotto i 35mila euro lordi l’anno non perderanno lo sgravio contributivo che per tutto quest’anno ha garantito un incremento in busta paga.
Infatti, riconfermato in Legge di bilancio, il taglio interesserà tutti i lavoratori dipendenti, esclusi i lavoratori domestici, con un reddito al di sotto della soglia indicata, e sarà applicato da gennaio a dicembre, tredicesima inclusa. Ecco, quindi, che un lavoratore con reddito lordo pari a 30mila (1.700 euro netti) riceverebbe in busta paga 129 euro in più, mentre chi percepisce uno stipendio netto di appena 1.022 euro vedrebbe una busta paga con 135 euro in più.
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Al momento portare il taglio del cuneo fiscale a 5-6 punti percentuali, come annunciato dalla premier Meloni nel suo programma, sembrerebbe essere impossibile: si parla di un provvedimento che costerebbe allo Stato fra i 12-15 miliardi di euro, uno sforzo che non sembra essere fattibile a causa delle cattive acque in cui si troverebbe a nuotare il nuovo esecutivo.
Eppure, è stato lo stesso ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, a parlare di un aumento del taglio del cuneo fiscale, portandolo al 3%, come riporta anche il Messaggero. Giorgetti avrebbe infatti dichiarato che la volontà del governo sarebbe quella non solo di finanziare lo sconto sui contributi, ma anche di “aumentarlo per i redditi più bassi dei lavoratori”.
In tal caso lo stipendio dei lavoratori delle fasce più basse dovrebbe conoscere un ulteriore aumento in busta paga rispetto a quello attuale, benché non sia ancora chiaro cosa intendesse il ministro con “redditi bassi”, se un reddito di 35mila euro lordi o uno più basso. Per avere però conferma del taglio del cuneo, ormai dato per certo, o di un suo possibile aumento, non resta che attendere la Legge di bilancio attesa sul tavolo del Consiglio dei ministri già all’inizio della prossima settimana.
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