Aumento delle pensioni, il nuovo calcolo mostra i valori dal 2025

Simone Micocci

19/06/2024

Aumento delle pensioni nel 2025, ma con quale calcolo? Ecco come cambiano gli importi laddove dovesse essere di nuovo utilizzato il metodo di rivalutazione originario.

Aumento delle pensioni, il nuovo calcolo mostra i valori dal 2025

Le pensioni aumentano da gennaio 2025 per effetto della rivalutazione. La novità è che al momento il metodo introdotto dal governo Meloni, che prevede regole più severe per la perequazione delle pensioni il cui importo supera di 4 volte il trattamento minimo, non dovrebbe essere confermato per il prossimo anno.

Nella legge di Bilancio 2023, con la quale è stato introdotto, viene fissata la scadenza al 31 dicembre 2024: salvo una nuova proroga, quindi, dal prossimo anno verrà applicato un “nuovo” sistema di calcolo.

Che poi di fatto sarebbe il vecchio: è la legge n. 448 del 1998 a fissarne i criteri, per quanto storicamente questo meccanismo sia stato utilizzato poche volte poiché sostituito da metodi più penalizzanti, come appunto quello voluto dal governo Meloni, al fine di ridurre la spesa da sostenere per adeguare l’importo delle pensioni al costo della vita.

L’ultima volta è stata nel 2022, la prossima potrebbe essere appunto nel 2025 quando il tasso di rivalutazione tornerà a essere contenuto e quindi non dovrebbe esserci ragione per intervenire ulteriormente. Anche perché già in passato la Corte Costituzionale ha ritenuto illegittimi reiterati tagli alla rivalutazione e presto dovrà decidere proprio in merito a quanto successo nel 2023 e 2024 causa ricorso presentato dal sindacato Uil pensioni.

Ma se dovesse effettivamente esserci un ritorno al passato, applicando nuove regole rispetto a quelle utilizzate nell’ultimo biennio, di quanto potrebbero aumentare le pensioni? Ecco un rapido calcolo tenendo conto delle stime presenti nel Documento di economia e finanza per il 2024.

Come funziona il nuovo (e vecchio) sistema di calcolo della rivalutazione

Ogni anno il ministero dell’Economia e delle finanze, sulla base dei dati sull’inflazione rilevati dall’Istat, autorizza un aumento delle pensioni così da adeguarne l’importo al costo della vita e impedirne la svalutazione.

A stabilirlo è la legge n. 448 del 1998, dove viene prevista una perequazione al 100% del tasso rilevato solamente per gli assegni il cui importo non supera di 4 volte il trattamento minimo di pensione.

Per la parte di importo che supera questa soglia, invece, si applica una percentuale ridotta:

  • 90% per la parte di importo compresa tra le 4 e le 5 volte il trattamento minimo;
  • 75% per la parte di importo che supera di 5 volte il trattamento minimo.

Il meccanismo introdotto da Meloni nel 2023 e 2024, invece, ha penalizzato i pensionati. Intanto perché a differenza del suddetto metodo stabilisce che tutto l’importo della pensione debba essere rivalutato parzialmente (e non solo la parte che supera la soglia prevista).

Ad esempio, con il vecchio metodo una pensione d’importo compreso tra le 4 e le 5 volte il trattamento minimo verrebbe così rivalutata:

  • 100% per la parte che non supera le 4 volte;
  • 90% per il residuo.

Con il “metodo Meloni”, invece, l’intero importo verrebbe rivalutato all’85%.

Dopodiché, come già si può evincere da quest’ultimo dato, il sistema utilizzato in questi ultimi 2 anni prevede delle percentuali molto più penalizzanti di quelle originarie, come dimostrato dalla seguente tabella:

Fascia assegno Indice di perequazione
Fino a quattro volte il trattamento minimo 100%
Oltre 4 e fino a 5 volte il trattamento minimo 85%
Oltre 5 e fino a 6 volte il trattamento minimo 53%
Oltre 6 e fino a 8 volte il trattamento minimo 47%
Oltre 8 e fino a 10 volte il trattamento minimo 37%
Oltre 10 volte il minimo 22%

Di quanto aumentano le pensioni con il nuovo calcolo

Secondo la stima effettuata all’interno del Def 2024, quest’anno l’inflazione sarà pari all’1,6%. Ciò significa che qualora dovesse essere utilizzato il metodo originario di rivalutazione, gli aumenti sarebbero così calcolati:

  • fino a 4 volte il trattamento minimo, quindi 2.394,44 euro stando al valore attuale della pensione minima, la rivalutazione è al 100% del tasso, quindi 1,6%;
  • tra le 4 e le 5 volte (2.993,05 euro), invece, la rivalutazione è al 90% del tasso, quindi 1,44%;
  • infine, sopra le 5 volte si riduce al 75%, ossia 1,2%.

Ad esempio, una pensione di 1.000 euro deve aspettarsi un incremento di 16 euro (lordi) al mese, una di 1.500 di 24 euro. Con 2.300 euro di pensione, invece, l’incremento sarebbe di 36,80 euro.

E se l’assegno supera di 4 volte il trattamento minimo? Prendiamo una pensione di 2.600 euro: l’’incremento sarebbe di circa 41 euro.

Diverso il caso in cui dovesse essere confermato ancora per un anno il metodo Meloni. L’aumento sarebbe molto più ridotto, in quanto terrebbe conto delle seguenti percentuali.

Fascia assegnoDa A Indice di perequazione Tasso d’inflazione stimatoRivalutazione
Fino a quattro volte il trattamento minimo --- 2.394,44 euro 100% 1,6% 1,6%
Oltre 4 e fino a 5 volte il trattamento minimo 2.394,44 euro 2.993,05 euro 85% 1,6% 1,36%
Oltre 5 e fino a 6 volte il trattamento minimo 2.993,05 euro 3.591,66 euro 53% 1,6% 0,848%
Oltre 6 e fino a 8 volte il trattamento minimo 3.591,66 euro 4.788,88 euro 47% 1,6% 0,752%
Oltre 8 e fino a 10 volte il trattamento minimo 4.788,88 euro 5.986,10 euro 37% 1,6% 0,592%
Oltre 10 volte il minimo 5.986,10 euro* - 22% 1,6% 0,352%

Una differenza notevole, con il governo Meloni che dovrà sciogliere le riserve riguardo a cosa intende fare sulla rivalutazione. La logica, infatti, vorrebbe l’applicazione delle vecchie/nuove regole, ma non è da escludere che si possa proseguire con il taglio. Anche perché con la prossima legge di Bilancio bisognerà iniziare a restituire parte del debito accumulato in questi anni, quindi la rivalutazione - come già successo in passato - potrebbe essere utilizzata per fare cassa.

Iscriviti a Money.it

Fai sapere la tua opinione e prendi parte al sondaggio di Money.it

Partecipa al sondaggio
icona-sondaggio-attivo